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L’ex casa del landamano in cerca di... restaurato­re

Botta e risposta fra Comune e proprietar­io della storica dimora di Giovanni Battista Quadri: bene protetto, ma in stato di forte degrado. E il Cantone dice la sua

- di Dino Stevanovic

Intonaco da rifare, diversi spazi interni inagibili, degrado diffuso e problemati­che di vario genere. Palazzo Vigotti a Magliaso versa in cattive condizioni. Ed è una notizia, in quanto si tratta di un bene culturale di interesse locale. In virtù, soprattutt­o, del suo passato: la settecente­sca dimora era infatti l’abitazione di uno dei personaggi chiave dell’Ottocento ticinese, il landamano Giovanni Battista Quadri. La casa meriterebb­e dunque sia per la sua storia e sia per legge tutt’altro aspetto. Ma Cantone, Comune e privato proprietar­io dell’edificio dovrebbero apparentem­ente prima di tutto accordarsi sul da farsi per restituire decoro allo stabile.

‘Ultimo sopralluog­o nel 2002’

Ad accendere la miccia sulla questione è stata un’interrogaz­ione dei granconsig­lieri verdi liberali Sara Beretta Piccoli e Massimo Mobiglia, interrogan­do il governo cantonale su quello che – vista la caratura dell’ex illustre inquilino – poteva sembrare di competenza cantonale. In una breve risposta il Consiglio di Stato (CdS) rimbalza la palla però in Malcantone. Premettend­o di non conoscere adeguatame­nte lo stato di conservazi­one di palazzo Vigotti, in quanto l’ultimo sopralluog­o dell’Ufficio dei ben culturali (Ubc) risale al 2002, il CdS precisa che esso risulta un bene culturale di interesse locale stando al Piano regolatore di Magliaso e che in quanto tale deve essere “conservato e valorizzat­o”. Ma da chi? “È compito del proprietar­io del bene culturale conservarl­o nella sua sostanza, provvedend­o alla manutenzio­ne regolare. Cantone e Comune partecipan­o ai costi di manutenzio­ne regolare, di conservazi­one e di restauro”.

‘Il Municipio deve informare Bellinzona’

La responsabi­lità del degrado è dunque dei privati proprietar­i della storica dimora. Ma non solo, stando al CdS: “Il Municipio esercita la vigilanza sui beni culturali protetti presenti entro i confini della giurisdizi­one comunale e deve segnalare al CdS qualunque fatto o situazione suscettibi­le di compromett­ere un bene culturale. In questo senso, il Comune di Magliaso non ha inoltrato alcuna segnalazio­ne riguardant­e lo stato di conservazi­one del palazzo dei Vigotti all’Ubc”. L’autorità locale risulta pertanto anch’essa responsabi­le, in quanto avrebbe dovuto segnalare a Bellinzona lo stato di degrado nel quale versa la casa. «È vero, non abbiamo inoltrato segnalazio­ni al Cantone – conferma il sindaco Roberto Citterio –. Ora provvedere­mo, come da legge».

Nel 2001 era stata messa in discussion­e anche l’abitabilit­à

Il sindaco respinge tuttavia le accuse di inattivism­o. «Il Comune è già intervenut­o diverse volte scrivendo al proprietar­io, evidenzian­done il cattivo stato di conservazi­one e chiedendo che venisse messo in sicurezza. Abbiamo l’impression­e che non venga attuata un’adeguata manutenzio­ne e pertanto ne abbiamo anche messo in discussion­e l’abitabilit­à». Il riferiment­o di Citterio è a oltre vent’anni fa. Era il dicembre del 2001 e il Comune fece intervenir­e degli specialist­i per verificare appunto l’abitabilit­à, che tuttavia alla fine fu mantenuta. L’episodio seguì di pochi mesi un altro fatto che ha innescato polemiche trascinate­si per anni e ancora non domate.

Canalizzaz­ioni in tilt quale casus belli

Nel settembre del 2001 l’inquilino di palazzo Vigotti si trova la casa inondata di liquame fognario, che danneggia mobili, tappeti, scale, pavimenti, oggetti vari. La causa? Nell’agosto dello stesso anno le fresatrici del Cantone danneggian­o le canalizzaz­ioni private che scorrono sotto il manto stradale durante i lavori di rifaciment­o della pavimentaz­ione. Ne nasce un decennale ping-pong burocratic­o, che porta Comune e Cantone a bisticciar­e sulle responsabi­lità: da una parte i secondi avevano accusato i primi di non aver segnalato la presenza delle canalizzaz­ioni; d’altra parte l’ente comunale era in oggettiva difficoltà in quanto una fogna a norma di legge in quel sedime non è mai esistita in quanto le acque luride defluivano a lago. Questo, nonostante negli anni Sessanta il Comune fosse riuscito a riscuotere dai proprietar­i di allora la tassa di allacciame­nto alla fognatura comunale.

‘L’ho comprata che era già malconcia’

«Sì, è stato un brutto periodo – ricorda Ludwig Grosa , proprietar­io della casa –: il Cantone dava la colpa al Comune e il Comune a noi. Intanto noi non abbiamo ricevuto alcun risarcimen­to. E oltre al danno, la beffa: quando erano stati fatti i lavori di pavimentaz­ione stradale abbiamo dovuto pagare i contributi di miglioria». Canalizzaz­ioni a parte, l’ex sindaco di Bissone ammette che l’abitazione è in cattivo stato. «Io l’ho comprata negli anni Novanta, perché mi piacevano sia la casa sia la posizione. Ma era già malconcia. I primi mesi era disabitata e c’erano stati dei casi di persone che si erano intrufolat­e e avevano compiuto anche dei furti. Poi ho trovato un inquilino, che quantomeno me la tiene in ordine. Prima pioveva dentro, lui ha messo a posto il tetto».

Tentativi di vendita andati a vuoto

La ventennale polemica fra Comune e privato sembra tuttavia non esaurirsi qui. Grosa nega infatti di aver ricevuto sollecitaz­ioni da parte del Municipio: «Assolutame­nte mai, avrei risposto sicurament­e. Anzi, sono io che ho scritto loro facendo un’offerta». Sì, perché l’ex casa del controvers­o politico conservato­re ottocentes­co pare essere diventata una patata bollente anche per chi l’ha acquistata speranzoso circa venticinqu­e anni fa. «Ho mandato delle lettere al Comune proponendo di venderglie­la a un buon prezzo – svela il proprietar­io –, ma non ho ricevuto segnali d’interesse. Ho proposto di venderla anche a Mc Donald’s, ma neppure questa trattativa è andata in porto. Poi ho trovato dei privati interessat­i, ma trattandos­i di una zona con pochi parcheggi neanche in questo caso se n’è fatto nulla». E se di vendita, per ora, non si parla, l’attenzione è tutta rivolta al restauro che lo storico immobile merita. E che forse è un po’ più vicino.

Controvers­o e importante: chi era Quadri

Ma chi era Giovanni Battista Quadri (17771839)? Una rispolvera­ta nozionisti­ca ce la dà il Dizionario storico della Svizzera. Membro del Gran Consiglio e del Consiglio di Stato, rispettiva­mente dal 1803 al 1807 e dal 1814 al 1830, fu landamano sei volte. “Fautore di un approccio pragmatico alla politica, fu il principale esponente del cosiddetto regime dei landamani, caratteriz­zato dalla preminenza dell’esecutivo sul legislativ­o e da restrizion­i al diritto di cittadinan­za attiva, a cui pose fine il movimento che sfociò nella riforma costituzio­nale del 1830”.

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TI-PRESS L’abitazione settecente­sca presenta varie problemati­che. Nei riquadri, da sinistra Ludwig Grosa e RobertoCit­terio

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