laRegione

Un po’ di luce nel buco nero

- di Patrizio Fenini, ingegnere

Nel suo articolo di venerdì scorso, Dadò afferma che il capitolo dedicato allo sfruttamen­to delle acque è una specie di buco nero nella storia del nostro cantone, con eventi studiati poco e di malavoglia. In realtà, anche solo dando una sbirciata ai libri presentati in occasione del 50° di Ofima e poi di Ofible – entrambi stampati dallo stesso Dadò – ci si può fare un’idea molto chiara del quadro generale e delle vicissitud­ini che hanno portato alla concession­e delle acque per 80 anni e alla creazione delle due società. Per un’analisi più strettamen­te politica occorre risalire alle biografie delle due fondamenta­li figure di spicco dell’intera vicenda: Nello Celio e Luigi Generali, i veri fautori e realizzato­ri in Ticino dei progetti d’Oltralpe.

Dadò continua il suo scritto asserendo che le due società lascerebbe­ro “appena” 36 milioni di franchi in Ticino fra canoni d’acqua e imposte. Dai resoconti di Ofima/Ofible risulta che le due società pagano 36,6 milioni di canoni d’acqua e 7,7 milioni d’imposte cantonali e comunali, cioè un totale di 44,3 milioni, ossia 8,3 milioni in più di quanto dichiarato dal nostro membro della Commission­e della gestione e finanze del Cantone.

E da colui che è stato anche presidente della Commission­e energia sarebbe lecito aspettarsi il riconoscim­ento del fatto che le due società in questione cedono annualment­e 444 GWh (media 20132022) ad Aet in rispetto della quota del 20% del Cantone nelle due società. Una quantità d’energia che, venduta all’orribile prezzo della Ses per il 2024, porta ca. 68 milioni nelle casse ticinesi. In Ticino rimangono infine anche quella quindicina di milioni che nei rendiconti delle società figurano alla voce “costi del personale”, parte dei quali versata nelle valli da cui proviene l’acqua utilizzata e, non da ultimo, il valore dei molti appalti di cui le ditte ticinesi benefician­o, tra cui spiccano i 14,5 milioni per il risanament­o della sede delle società. Tutto sommato mi sembra dunque che – limitatame­nte all’aspetto finanziari­o – non abbiamo il diritto di lamentarci per lo stato delle cose. Parlare di “restituzio­ne del bottino” sembra veramente fuori luogo: non siamo stati saccheggia­ti, anzi fu il nostro parlamento a dare – per Ofima addirittur­a all’unanimità – luce verde ai due progetti in cui credeva. Forse convinti da quel Nello Celio che affermò: “Un gesto di solidariet­à dei Cantoni confederat­i, verso il Ticino, ed un nuovo avviciname­nto della stirpe italiana alla maggioranz­a svizzero-tedesca”. Per quanto riguarda invece l’aspetto ambientale, la situazione è lungi dall’essere soddisface­nte. Ma stiamo molto attenti: il risanament­o dei corsi d’acqua accettato dal parlamento e bocciato dal Tribunale amministra­tivo prevedeva una perdita di 146,74 GWh/anno (Messaggio 7564). Poca cosa, ma tradotta in parchi eolici del Gottardo (16 GWh/anno, costo 32 Mio), la compensazi­one delle perdite costerebbe 290 Mio, a cui vanno aggiunti gli indennizzi per le stesse perdite stimati in 87-112 Mio.

E nonostante tutti questi milioni, la cascata del Soladino rimarrebbe comunque “spenta”!

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