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‘Ci siamo prese le nostre responsabi­lità’

Le Ladies Lugano a caccia della salvezza senza straniere. Mancinelli: ‘Siamo positive, nel mio piccolo cerco d’aiutare la squadra’

- di Valdo Baumer

Non si può certo dire che la stagione delle Ladies Lugano sia stata tranquilla, viste le vicissitud­ini societarie che l’hanno animata dall’inizio alla fine. Il bottino di diciassett­e punti in ventotto partite può quindi essere considerat­o soddisface­nte… «Non è andata male, il vantaggio sul Langenthal è buono, ma penso che avessimo il potenziale per fare qualcosina in più – commenta il portiere Dalia Mancinelli –. I vari fatti avvenuti hanno portato a un calo nel finale, ma siamo tranquille».

A partire da sabato le bianconere saranno impegnate nel ranking round di sei partite, con l’obiettivo di evitare un complicati­ssimo spareggio con lo Zugo… «Non sarà facile riuscirci, ma siamo motivatiss­ime e le sensazioni sono positive. Un po’ di pressione c’è sicurament­e anche perché lo Zugo sta lavorando da anni, non solo dall’anno scorso quando è stata effettivam­ente creata la squadra, ha giocatrici fortissime e doverci giocare contro non sarebbe per nulla facile. Meglio dunque salvare prima il posto in A. Adesso vogliamo divertirci e mettere a frutto la nostra passione. Mi piacerebbe inoltre vedere qualche commento più positivo e non solo l’attenzione agli aspetti più negativi». Con un’età media appena superiore ai ventun anni quella luganese è la compagine più giovane del campionato, una stagione del genere può dunque rappresent­are una bella occasione di crescita… «Sì, assolutame­nte, ci ha insegnato ad andare avanti nonostante le difficoltà e, in particolar­e a noi giovani, a prenderci le nostre responsabi­lità. Se davanti c’è un folto gruppo di veterane si rischia di apprendere in modo un po’passivo, così invece siamo fin da subito sul ghiaccio».

Spesso nelle interviste ci sentiamo dire che i giocatori o le giocatrici devono concentrar­si a giocare, senza preoccupar­si troppo di questioni amministra­tive; è veramente così? «Per le giocatrici sarebbe un diritto sacrosanto non dover pensare alle questioni extra ghiaccio – osserva la diciannove­nne –, tuttavia in una stagione del genere è stato impossibil­e non farlo». La questione finanziari­a è sempre presente, infatti, tant’è che nelle scorse settimane la società ha lanciato un crowdfundi­ng sulla piattaform­a I believe in you, con l’obiettivo di raccoglier­e almeno 9’000 franchi (ma l’ideale sarebbe raggiunger­e quota 15’000) per riuscire a pagare la stagione. Finora sono stati donati oltre 7’000 franchi. «Ci fa piacere che la gente stia donando e speriamo di arrivare almeno alla soglia minima, si tratterebb­e di un bell’aiuto. Tuttavia le dinamiche in cui è stato lanciato il crowdfundi­ng non sono ideali, visto che ci abbiamo dovuto pensare noi giocatrici. Una di noi per esempio si è occupata di scrivere tutti i testi e inserire i dati. Non dovrebbe essere così in una società semiprofes­sionistica».

Alle problemati­che economiche si aggiunge poi una situazione logistica certamente non ideale… «Ci vuole tanto impegno. Nulla è gratis, né il ghiaccio, né gli arbitri ed essendo una società a parte non abbiamo nessuna precedenza per quanto riguarda gli orari d’allenament­o».

Nelle ultime partite Massimo Fedrizzi e Lorenz Kienzle hanno dovuto anche rinunciare alle quattro straniere (le giapponesi Shiga ed Enomoto e le canadesi Babstock e Tarren) ingaggiate… «Loro però non volevano proprio andarsene, ma sono state costrette da motivi esterni e al momento di salutarci avevamo tutte le lacrime agli occhi. Si era creato un legame che andava oltre quello tra compagne di squadra».

Portiere all’attacco

A quel punto Mancinelli ha lasciato guantoni e gambali per improvvisa­rsi ala… «Sinceramen­te non ho mai sentito un altro caso analogo, magari in un qualche torneo dei bar. Mi sono messa in gioco e faccio quello che posso per la squadra e per le altre ragazze. Mi sono resa conto che sono molto più utile adesso a provare a dare una mano a difenderci che a rimanere in panchina vestita da portiere. La cosa è iniziata come una battuta da parte degli allenatori, quando ci siamo ritrovate in nove giocatrici di movimento e due portieri. Poi abbiamo provato durante gli allenament­i e pur non essendo al livello delle altre nel mio piccolo posso aiutare».

In Coppa svizzera siete arrivate fino in semifinale, prima di arrendervi al Berna, poi vincitore del trofeo… «Quel risultato ci ha spronate ad andare avanti, abbiamo visto che raggiunger­e determinat­i risultati è possibile e che a hockey ci sappiamo giocare». Il livello del campionato però si sta alzando costanteme­nte… «Quest’anno il campionato mi ha fatto una buona impression­e, grazie all’investimen­to di club come Berna, Davos o Ambrì che hanno preso la squadra femminile sotto la loro ala. Trovo sia una cosa bellissima per dimostrare che l’hockey femminile vale tanto quanto quello maschile». È indubbiame­nte una provocazio­ne, ma forse per una squadra giovane come la vostra non sarebbe forse così un male disputare una stagione in lega cadetta, con dei costi ridotti… «Sicurament­e per chi ha in mano la situazione non è a quello che puntiamo, da quel punto di vista, insomma, è provocator­io. Tuttavia avere lo spazio per giocare e crescere per tutte le giocatrici sarebbe un’ottima cosa. Invece per ora ci sono delle dinamiche più incentrate sui risultati per cui le più giovani rischiano di rimanere in panchina e di potersi sviluppare soltanto in allenament­o. Una squadra ticinese in A è importante che ci sia, tant’è che l’arrivo dell’Ambrì è stato favorito dal calo del Lugano, ma forse la seconda compagine ha più senso che militi in B, anche per dare spazio alle ragazze che a quattordic­i anni escono dalle squadre giovanili maschili. Non si può pretendere di avere tante squadre d’élite senza prima formare le ragazze».

Lo svantaggio di questa ipotesi sarebbe quello di perdere il derby… «Il fatto che siamo tutte amiche lo rende ancora più bello da giocare. La competitiv­ità di un derby maschile è molto bella per il pubblico, ma anche noi ci teniamo molto a vincere. Inoltre non c’è la componente tossica della necessità di fare risultato, che a volte sfocia in scontri tra le tifoserie».

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TI-PRESS/CRINARI La 19enne difende la sua porta in un derby: ‘È bello giocarlo, ma forse due squadre ticinesi in A sono troppe’

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