Resta tentato omicidio ma con pene ridotte
La Corte d’appello cancella la ‘legittima difesa’. Tuttavia, per le circostanze attenuanti, i due imputati principali (da 16 mesi in cella) sono stati scarcerati
di Serse Forni
Non fu legittima difesa, ma tentato omicidio intenzionale per dolo eventuale. Questa la conclusione alla quale è giunta la Corte di appello e revisione penale (Carp), presieduta da Giovanna Roggero-Will (giudici a latere Rosa Item e Chiarella Rei-Ferrari), che ieri mattina ha dato lettura del dispositivo della sentenza per i quattro imputati del pestaggio avvenuto nella Rotonda di piazza Castello a Locarno nell’ottobre del 2022. Le prime fasi del dibattimento, lo ricordiamo, si erano svolte mercoledì e giovedì scorsi.
A conti fatti la Carp ha annullato il verdetto pronunciato dalle Asssie criminali il 21 aprile 2023, ma allo stesso tempo ha confermato in linea di massima le tesi del giudizio di allora. In più Roggero-Will ha tenuto conto di numerose circostanze attenuanti e quindi ha ridotto le pene. Ai due principali imputati ha inflitto 3 anni di carcere (in prima istanza erano 3 anni e mezzo) per tentato omicidio intenzionale: a entrambi ha assegnato 16 mesi di prigione da scontare (che corrispondono esattamente al periodo che hanno già trascorso in carcere) e 20 mesi sospesi condizionalmente per un periodo di prova di due anni. I due giovani (32 e 24 anni) ieri sono quindi stati liberati e dopo le necessarie formalità hanno potuto lasciare le loro celle. Assai più lieve la pena per gli altri due imputati di 29 e 24 anni: sette mesi di carcere sospesi per un periodo di prova di due anni. Il primo è stato riconosciuto colpevole di tentate lesioni semplici, il secondo di tentate lesioni semplici con oggetto pericoloso. Per tutti e quattro, in correità, è arrivata pure la conferma del reato di rissa.
La presidente nell’esporre la sentenza ha ricordato i fatti, ricostruiti tramite un video ripreso da un passante con il cellulare (filmato diventato virale nelle settimane successive al pestaggio), tenendo in considerazione pure le immagini delle telecamere di sorveglianza della Città, le testimonianze agli atti e i racconti dei quattro imputati. In sostanza, ha ricordato, la vittima (un richiedente l’asilo srilankese che all’epoca aveva 26 anni) ha minacciato i quattro con un coltello da carne quando erano nel sottopasso, tentando pure di ferire uno di loro al volto.
‘Da aggrediti ad aggressori’
In seguito il 26enne era fuggito, allontanandosi sul lato opposto della Rotonda. Due componenti del quartetto lo hanno inseguito, lanciandogli dei sassi. Solo allora la vittima si è di nuovo avvicinata al gruppo. «C’è stato un ribaltamento dei ruoli: nel sottopasso il richiedente l’asilo era l’aggressore e i quattro imputati gli aggrediti. In Rotonda, quando hanno gettato le pietre contro di lui, gli aggrediti si sono trasformati in aggressori».
Per questo la Corte non ha intravisto i presupposti per riconoscere quella legittima difesa invocata a gran voce dai difensori dei quattro (gli avvocati Giuseppe Gianella, Pascal Cattaneo, Chiara Donati e Felice Dafond). Hanno invece trovato conferma le tesi del procuratore pubblico Pablo Fäh: quest’ultimo in aula aveva contestato proprio quel concetto di legittima difesa, anche se considerata eccessiva, che aveva convinto il giudice per la sentenza di primo grado.
L’elenco dei colpi inferti al 26enne (anche con sassi e uno skateboard, non solo sotto forma di calci e pugni) ha fatto propendere verso il riconoscimento del reato di tentato omicidio intenzionale per dolo eventuale. Roggero-Will ha comunque tenuto in debito conto numerose circostanze attenuanti, che lei stessa ha definito “di peso”. Rivolgendosi agli accusati (in aula erano presenti i due principali imputati, mentre gli altri erano assenti, seppur rappresentati dai loro difensori) ha aggiunto: «Non avete picchiato per uccidere, ma i colpi alla testa e alla parte alta del corpo potenzialmente avrebbero potuto causare la morte del 26enne. Avete accettato che questa possibilità potesse verificarsi. Tuttavia il vostro agire ha provocato solo ridottissime conseguenze all’integrità fisica del 26enne. L’azione si è consumata in un attimo, in assenza di lucidità e ponderatezza: c’è stata sostanzialmente un’incapacità vostra di gestire la tensione causata precedentemente dal 26enne, che a più riprese, nel corso della serata, ha assunto un atteggiamento minaccioso e potenzialmente pericoloso». Tra le attenuanti anche il fatto che i due principali imputati sono incensurati: «Di solito ciò non influisce sulla commisurazione della pena. Nel vostro caso, però, conferma la veridicità della vostra testimonianza. Non siete persone violente, ma siete stati tirati dentro questa situazione vostro malgrado».
Annullata l’espulsione dalla Svizzera
Infine, la Carp ha sottolineato l’atteggiamento positivo dei due durante il periodo di carcerazione. Sedici mesi durante i quali hanno dimostrato pentimento e di aver compreso la gravità dei fatti di quella sera. Di più: hanno affrontato seriamente un percorso per migliorare la loro situazione formativa e professionale. Da segnalare infine che la Carp ha annullato anche la decisione di espulsione dalla Svizzera per dieci anni decisa dal giudice di prima istanza. Il dispositivo della sentenza è stato letto ieri in aula. Le motivazioni verranno recapitate prossimamente alle parti, che avranno poi la possibilità di valutarle e, eventualmente, d’interporre ricorso all’istanza superiore.