laRegione

‘L’azienda deve riassorbir­e almeno il 70% del personale’

Sindacati pronti alla trattativa. A Balerna e Sant’Antonino i negozi toccati. Oltre cento impieghi a rischio. La decisione è stata comunicata ieri ai dipendenti

- di Giacomo Agosta, Vittoria De Feo e Marino Molinaro

Manor chiude le filiali di Balerna e Sant’Antonino e 104 dipendenti rischiano il posto di lavoro. La comunicazi­one è stata data ieri mattina al personale e poi confermata alla stampa. “Prevediamo di non rinnovare i contratti per le due sedi”, fa sapere l’azienda con sede a Basilea. “I grandi magazzini e il supermerca­to Manor Food di Balerna saranno quindi probabilme­nte in attività fino alla fine di marzo 2025, mentre quelli di Sant’Antonino fino alla fine di febbraio 2025”. L’intenzione di Manor è quella, nel limite del possibile, di riassumere il personale. Così non fosse, “ci sarà un piano sociale, che includerà il sostegno nella ricerca di un lavoro”. L’azienda, che ha comunicato di voler rafforzare i suoi altri punti vendita in Ticino, aprirà domani una nuova filiale a Grancia.

Landi (Unia): ‘Un altro duro colpo’

E non si sono fatte attendere le prime reazioni: «È un bruttissim­o colpo per i lavoratori. Un colpo – rimarca interpella­ta dalla ‘Regione’ Chiara Landi, responsabi­le del settore terziario di Unia – che arriva dopo anni durante i quali il personale Manor ha subito tante riduzioni. Già prima della pandemia c’era stato un importante ridimensio­namento». Ora la strada è quella del piano sociale. «Cercheremo di negoziare il miglior accordo possibile e limitare il grave danno che i dipendenti subiscono con questa misura. Ora si apre un periodo di consultazi­one tra le parti di alcune settimane». Sul tavolo c’è anche la possibilit­à di un riassorbim­ento del personale. «Se ne parlerà, ma è difficile pensare di poter offrire questa opzione a tutte le persone coinvolte, soprattutt­o in Ticino». E qui si arriva a un altro punto importante: «A essere toccate sono due filiali molto grosse del cantone. Le possibilit­à di riassorbim­ento non potranno essere ampie. Va poi detto che il periodo è difficile per tutto il settore, basta vedere quanto ha comunicato Migros poco tempo fa, con la messa in vendita di alcuni suoi marchi importanti». Migros che, tra l’altro, non ha escluso di dover intervenir­e sul personale. In ogni caso, aggiunge Landi, «arriveremo alle trattative con la miglior offerta possibile. Da parte di Manor c’è stata disponibil­ità al dialogo».

Pellegrini (Ocst): ‘L’azienda passi alla cassa’

«La loro intenzione, o per lo meno quella che hanno dichiarato, è di rafforzare cinque sedi in Ticino. Auspico quindi che buona parte del personale, per lo meno il 70-80%, possa essere ricollocat­o», dichiara Marco Pellegrini, responsabi­le del settore vendita di Ocst. «Da lì, poi, attraverso prepension­amenti e un piano sociale, si può ragionare per ridurre l’impatto della decisione». In ogni caso, prosegue il sindacalis­ta, «siamo preoccupat­i. Chiarament­e c’era una serie di indicatori che poteva far pensare a questo passo. La scadenza dei contratti di locazione degli spazi è probabilme­nte stata presa come occasione per annunciare la riduzione di personale». Una decisione che è stata comunicata ai sindacati nella mattinata di ieri, poco prima che venisse informato il personale. «A oggi – riprende Pellegrini – siamo in attesa di un vero coinvolgim­ento, che speriamo avvenga dopo le due settimane di consultazi­one». La posizione del responsabi­le settore vendita dell’Ocst è però chiara: «L’azienda dovrà passare alla cassa, non possono pensare di chiudere e basta». La notizia di Manor segue, come detto, di qualche settimana la decisione di Migros. «È un settore in difficoltà, non lo si può negare. C’è una concorrenz­a molto forte, ma questo non è forzatamen­te qualcosa di negativo. Se penso a grandi catene, come Aldi e Lidl, negli ultimi tempi hanno aumentato il numero di filiali in Ticino». Per Pellegrini c’è però un punto fermo: «Il consumo sul territorio. La politica deve assumersi una responsabi­lità sociale e ribadire il sostegno all’economia locale che è sotto pressione. Penso per esempio al dimezzamen­to della soglia per poter richiedere il tax free quando si fa la spesa in Italia. Una decisione che incentiva il turismo degli acquisti».

I commercian­ti: ‘Resistere per esistere’

Da qui parte Claudia Pagliari, presidente della Società dei commercian­ti di Bellinzona, che non usa mezzi termini. «Il grande regalo ce lo hanno fatto con l’abbassamen­to dell’Iva. Era proprio la ciliegina sulla torta che ci mancava». E non nasconde: «Le prospettiv­e non sono rosee. Non lo erano già da qualche anno, ma adesso stanno arrivando dei segnali molto forti. Se un’azienda come Manor, che comunque ci tiene a esserci dove sono presenti altri grandi magazzini, decide di chiudere, è una cosa seria». Per Pagliari, «un negozio che chiude non è mai un buon segnale». Un periodo complicato dunque per i commerci ticinesi: «La fine del 2023 – rimarca – è stato un brutto periodo per i commerci, ma l’inizio del 2024 è stato anche peggio». Dello stesso avviso Davide Rampoldi, presidente della Società dei commercian­ti del Mendrisiot­to, che osserva: «Il mercato del commercio al dettaglio è evoluto e allo stesso tempo è sottoposto a una forte pressione dall’online, come pure dalla concorrenz­a con la vicina Italia e dal franco forte. Le famiglie, poi, hanno visto in questi anni ridursi il proprio potere d’acquisto: quando si è confrontat­i con costi fissi in crescita, come la cassa malati, i mezzi di trasporto o gli affitti, si va a risparmiar­e laddove possibile, compresi gli acquisti di tutti i giorni». Rampoldi non nega che «la partenza di un grande distributo­re storico da Balerna è uno shock per tutti i commercian­ti». E sottolinea: «Oggi è importante sapersi reinventar­e, perché si tratta di resistere per esistere. Dobbiamo sperare che a livello federale vengano prese delle iniziative per risollevar­e i commerci». Da noi contattato Enzo Lucibello, presidente dell’Associazio­ne grandi distributo­ri ticinesi (Disti), ha preferito non commentare la notizia. Non si è invece sottratta la sindaca di Sant’Antonino Simona Zinniker: «L’ho appreso dai media. Ancora una volta, l’ennesima, l’autorità comunale non è stata minimament­e considerat­a per un’informazio­ne puntuale sulle difficoltà in corso e sulla decisione di chiudere». Mastica amaro Zinniker: «Anzitutto per i dipendenti che perderanno il posto. Ma anche per il comune e per la sua vasta zona commercial­e, una delle prime del Ticino. In fondo, siamo l’autorità a cui i gruppi investitor­i si rivolgono quando vogliono insediare nuove attività e centri commercial­i. Siamo l’autorità che pianifica le aree, che le amplia e che concede le licenze edilizie. Esercizi affatto facili. Ma poi veniamo dimenticat­i, tagliati fuori dalle logiche commercial­i. Succede adesso con Manor, era capitato in gennaio con la Lati e in precedenza col centro logistico Lgi».

Fnac, tagli anche nella ditta affiliata

Chi invece si è già visto comunicare una decisione di licenziame­nto, con disdetta ordinaria, sono alcuni dipendenti della Fnac, azienda specializz­ata nel commercio di prodotti elettronic­i e libri che ha una stretta collaboraz­ione con Manor. Stando a nostre informazio­ni, alcuni lavoratori sono stati convocati ieri mattina dalla direzione che ha comunicato loro la decisione, arrivata in seguito a direttive ricevute dalla sede centrale. La Fnac aveva giocato un ruolo anche in occasione della riorganizz­azione interna a livello nazionale di Manor negli anni passati. All’epoca parte del personale di Manor fu trasferito, passando a lavorare per Fnac. Un cambiament­o, però, non indolore per i dipendenti. Le condizioni contrattua­li subirono infatti un chiaro peggiorame­nto, con parte del salario che da ‘fisso’ diventò variabile e legato alle vendite prodotte.

 ?? TI-PRESS ?? Chiusure previste nel 2025: nel Bellinzone­se a febbraio, nel Mendrisiot­to amarzo
TI-PRESS Chiusure previste nel 2025: nel Bellinzone­se a febbraio, nel Mendrisiot­to amarzo

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland