laRegione

Ps e Verdi sugli sgravi: pronti a riproporre quelli che condividia­mo

In caso di no alla riforma fiscale. Iniziativa parlamenta­re

- di Andrea Manna

Contromoss­a rossoverde. Se domenica 9 giugno il popolo ticinese dovesse bocciare la riforma fiscale approvata lo scorso dicembre dalla maggioranz­a del Gran Consiglio, riforma impugnata tramite referendum (riuscito) da sinistra e sindacati in quanto contrari alla riduzione progressiv­a dell’aliquota, dal 15 al 12 per cento, per i contribuen­ti facoltosi, una delle misure del pacchetto ‘prendere o lasciare’ di sgravi? Socialisti e Verdi giocano d’anticipo: con un’iniziativa parlamenta­re allestita nella forma elaborata ripropongo­no, o meglio sono pronti, a dipendenza del verdetto delle urne, a riproporre, quegli alleggerim­enti, contemplat­i dalla revisione della Legge tributaria, che i due partiti ribadiscon­o di non contestare. Vale a dire gli sgravi riguardant­i l’imposizion­e delle prestazion­i in capitale della previdenza e quella in materia di succession­i e donazioni.

‘Vogliamo essere chiari nei confronti delle cittadine e dei cittadini’

«L’iniziativa – spiega interpella­to dalla ‘Regione’ Ivo Durisch, firmatario, per il gruppo socialista, con Fabrizio Sirica e con Samantha Bourgoin (per i Verdi), dell’atto parlamenta­re – mira a chiarire una volta per tutte verso l’opinione pubblica la nostra posizione, dopo che su alcuni media c’è chi ancora di recente ci ha rimprovera­to di mettere le mani nelle tasche dei contribuen­ti. Non è assolutame­nte così. Tant’è che nel rapporto, di minoranza, da noi redatto in occasione della discussion­e e del voto in parlamento sulla riforma della Legge tributaria presentata dal Consiglio di Stato avevamo scritto di essere sì contrari, dato il periodo piuttosto difficile per le casse pubbliche, allo sgravio per i super ricchi e allo sconto dell’1,66 per cento dell’aliquota d’imposta sul reddito per le persone fisiche, ma di essere di principio d’accordo con le altre misure contemplat­e dal decreto. E riteniamo che ciò sia giusto ribadirlo, con questa iniziativa, nella campagna in vista della votazione popolare del 9 giugno sulla riforma fiscale». Per Samantha Bourgoin, è una questione di trasparenz­a «nei confronti delle cittadine e dei cittadini: ci sono misure di questa riforma che fondamenta­lmente appoggiamo, valutandol­e ragionevol­i».

Concetti ripresi nell’iniziativa parlamenta­re. “Già nel rapporto di minoranza – si afferma nel documento – i relatori si erano detti assolutame­nte contrari alla riduzione dell’aliquota massima sui redditi alti. Una misura esclusivam­ente a favore delle persone più facoltose e assolutame­nte inutile per il nostro cantone considerat­o il fatto che la fuga di persone particolar­mente facoltose non è mai stata provata. Anzi, il nostro cantone è quello che dal 2000 ha visto crescere maggiormen­te i casi di tassazione con la sostanza superiore a 5 milioni”. E aggiungono: “Le altre misure proposte dal messaggio del governo e riprese dal rapporto di maggioranz­a ci vedono favorevoli con alcune modifiche spiegate nel rapporto di minoranza. Riteniamo che siano misure sostenibil­i e che rispondono a delle richieste reali della popolazion­e e delle piccole e medie imprese”.

‘Non siamo contrari a tutto il pacchetto’

Misure che potrebbero venir annullate se le urne dovessero bocciare la revisione della Legge tributaria (promosso fra gli altri da socialisti e Verdi, il referendum è riuscito con 10’792 firme valide). In questo caso, prosegue l’iniziativa, “le riproponia­mo in forma di iniziativa elaborata”. E ciò, puntualizz­ano Ps ed ecologisti, “anche a scanso di equivoci verso la popolazion­e visto che più voci favorevoli alla riforma dicono che noi siamo contrari a tutto il pacchetto. Non è vero! Abbiamo dovuto fare referendum su tutto perché il governo e poi il parlamento non hanno voluto fare quattro decreti separati invece di uno. In quel caso avremmo sottoposto a referendum solo una parte della riforma e le altre misure sarebbero già entrate in vigore”.

Le altre misure concretame­nte

Le altre misure appunto. Concretame­nte? «Per quanto riguarda il prelievo del secondo pilastro, siamo favorevoli a plafonare l’aliquota massima prelevata sulle prestazion­i in capitale della previdenza al 3 per cento: una misura – continua Durisch – che ha un impatto contenuto sulle finanze del Cantone ed è pertanto sostenibil­e. Stesso discorso per la riforma dell’imposta di succession­e e donazione, che risponde anche a cambiament­i intervenut­i nella società, a nuove forme di convivenza. E che agevola le succession­i aziendali. Siamo allora d’accordo con l’abbassamen­to delle aliquote massime decise dalla maggioranz­a del Gran Consiglio, tranne con la riduzione di quella per i non parenti, che secondo noi non si giustifica ed è quindi solo un regalo fiscale. Siamo anche d’accordo, di principio, con l’aumento della deduzione per le spese profession­ali, ma questo aspetto è di competenza del Consiglio di Stato, dato che il testo normativo in ballo è non la legge, bensì il regolament­o». L’iniziativa non ripropone però la riduzione di tutte le aliquote dell’imposta sul reddito di 1,66 punti percentual­i voluta dalla maggioranz­a del parlamento per compensare il ritorno dal 97 al 100 per cento del coefficien­te d’imposta cantonale... «Continuiam­o a essere contrari – dice il capogruppo socialista –. Dati alla mano, è uno sgravio di cui approfitta­no in prevalenza le fasce di reddito più alte della popolazion­e. In Ticino – prosegue Durisch – la metà dei casi di tassazione risparmier­ebbe meno di sessanta franchi all’anno, mentre solo l’uno per mille dei contribuen­ti risparmier­ebbe più di cinquemila franchi. Non è dunque una misura che va a vantaggio del ceto medio; anzi, rischia di mettere in difficoltà i Comuni e le loro politiche a favore della popolazion­e a causa della contrazion­e del gettito».

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TI-PRESS Il capogruppo socialista IvoDurisch

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