Un trasloco è (quasi) per sempre
Lugano – I frontalieri che si trasferiscono in Ticino tendono a rimanere residenti in modo duraturo; chi compie il percorso inverso, trasferendosi in Italia, presenta una mobilità maggiore già nel primo anno. Lo dice uno studio condotto nel 2022 dall’Ustat, il primo di questo genere. I dati si riferiscono ai movimenti di status da residenti in Ticino a frontalieri e viceversa, nel periodo 2013-2020, basati sulla statistica della popolazione e delle economie domestiche (Statpop) per quanto riguarda le persone che vivono nel nostro cantone e sul registro dei Conti individuali dell’Avs per chi invece sceglie di vivere in Italia e lavorare in Ticino.
Emerge che per i frontalieri che diventano residenti (7’417 nell’arco di tempo considerato) il cambio di status tende a essere una scelta duratura. Infatti, il 91,5% resta residente anche dopo un anno, l’84,1% dopo due anni e il 78,5% dopo tre anni. Una percentuale più esigua torna a vivere all’estero: il 6,1% torna a fare il frontaliere dopo tre anni, l’11,4% cessa di avere relazioni professionali con la Svizzera mentre una piccola parte, il 4%, si trasferisce nel resto della Confederazione.
Dall’altra parte, i residenti in Ticino che diventano frontalieri mostrano una maggiore mobilità: dopo un anno solo il 49,8% rimane frontaliere, il 24,1% lascia l’attività lavorativa in Ticino trasferendosi in modo stabile all’estero, il 21,6% ritorna a vivere in Ticino e il 4,5% sceglie di spostarsi nel resto della Svizzera. Dopo tre anni la percentuale di chi continua a vivere come frontaliere scende a poco più di un terzo (36,8%), mentre aumenta al 32,6% la quota di chi vive all’estero così come quella di chi rientra in Ticino (24,2%) e di chi invece si trasferisce in altre parti della Svizzera (6,4%).