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Confermati in Appello 220 anni di reclusione

- di Marco Marelli

Nessuno sconto di pena dai giudici della quinta sezione penale della Corte d’appello di Milano che nei confronti di 34 imputati, per lo più organici alla ’ndrangheta, arrestati nel novembre 2021 nell’ambito dell’operazione ‘Cavalli di razza’, hanno confermato le condanne per un totale di 220 anni di reclusione inflitte in primo grado. La sentenza d’appello, nei confronti degli imputati del troncone lombardo della mega operazione – oltre cento arresti tra Calabria, Toscana e Lombardia, una sessantina dei quali tra la provincia di Como e la Svizzera, di cui due a Lugano, eseguiti in collaboraz­ione con gli investigat­ori federali e della Polizia cantonale –, ha confermato i pesanti capi di imputazion­i contestati agli imputati (non solo a Milano, ma anche a Como e a Catanzaro): associazio­ne per delinquere di stampo mafioso, finalizzat­a al traffico internazio­nale di cocaina (diverse tonnellate di droga arrivata dal Sud America dapprima nel porto di Gioia Tauro, e successiva­mente in quelli di Livorno e Vado Ligure) e di armi (dalla Svizzera alla Lombardia), riciclaggi­o di ingenti somme di denaro (soprattutt­o tra Lugano e Zurigo), bancarotta fraudolent­a, estorsione con modalità mafiosa e frode fiscale.

Fra i condannati anche in secondo grado ci sono personaggi legati alla ’ndrina di Fino Mornasco che nel corso degli anni ha allungato i suoi tentacoli dapprima in Ticino, poi in cantoni di oltre Gottardo, dove speravano di essere al sicuro. Confermata la condanna del boss Bartolomeo Jaconis: già in carcere sta scontando l’ergastolo in quanto mandante di un delitto di ’ndrangheta consumato a Bulgorello. Undici anni e 10 mesi la condanna inflitta a Jaconis; 10 anni a Pasquale e Michele La Rosa, arrestati oltre Gottardo, dove avevano trasferito l’attività di spaccio di cocaina; 10 anni e 4 mesi ad Antonio e Roberto Valenzisi. Quattro anni e 10 mesi per il collaborat­ore di giustizia Domenica Ficarra, del clan Molè, che per l’accusa era a capo del gruppo responsabi­le delle estorsioni. Condanne ancora più pesanti lo scorso aprile a Como, nel processo a carico di otto imputati che avevano optato per il rito ordinario: complessiv­amente oltre 70 anni.

Lo scorso gennaio in sede di udienza preliminar­e in Tribunale a Catanzaro 20 imputati del troncone calabrese della operazione ‘Cavalli di razza’, nonostante la riduzione di un terzo della pena, avendo scelto il rito abbreviato, sono stati condannati a oltre due secoli di carcere. La pena più pesante, 20 anni di reclusione, è stata inflitta a Rocco Molè, 28enne capo della omonima cosca della piana di Gioia Tauro. Nei giorni scorsi a Catanzaro in sede di udienza preliminar­e (aggiornata al 6 maggio) è iniziato il processo a carico di 20 imputati componenti del filone toscano (trasferito in Calabria per via della competenza territoria­le). Fra loro anche il 44enne calabrese, originario di Guardavall­e (Catanzaro) affiliato alla locale cosca ’ndrangheti­sta, arrestato a Lugano, dove lavorava come barista, considerat­o uno dei committent­i dell’importazio­ne dal Sud America al porto di Livorno di ingenti quantitati­vi di cocaina (oltre quattro tonnellate). Il 44enne di Guardavall­e, per l’accusa, riciclava tra Lugano e Zurigo ingenti somme di denaro. Attività svolta assieme al 60enne milanese arrestato in riva al Ceresio e uscito dal processo dopo aver patteggiat­o una condanna a 2 anni di reclusione.

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