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Acque più depurate, s’investono 42 milioni

Via libera al piano d’azione che darà modo di ampliare e potenziare l’impianto a Pizzamigli­o. Adesso si punta su biofiltraz­ione e microinqui­nanti

- di Daniela Carugati

Al depuratore di Pizzamigli­o sono pronti a fare un balzo nel futuro. Del resto, è da qualche anno che al Consorzio depurazion­e acque di Chiasso e dintorni si prepara il terreno per entrare nella ‘Fase 3’, nuova frontiera della filtrazion­e delle acque di scarico. E adesso ci sono mezzi e strumenti, anche finanziari, per passare all’azione e aprire il cantiere dell’ampliament­o e del potenziame­nto dell’impianto. Il 19 febbraio scorso il Consiglio consortile all’unanimità ha dato, infatti, il suo nullaosta all’investimen­to di quasi 42 milioni (45 Iva inclusa) che darà modo di ottimizzar­e le infrastrut­ture, a cominciare da quello che viene definito “il cuore dell’impianto”, ovvero il trattament­o biologico. In questi anni, in effetti, a livello federale si è alzata l’asticella della qualità delle acque; anche quelle reflue, destinate però a finire nei fiumi, nel caso specifico la Breggia che scorre verso il lago di Como. Sullo sfondo nuovi obblighi di legge e ordinanze, ultimati i lavori – le previsioni dicono entro l’agosto 2029 –, pure a Pizzamigli­o si potranno ‘trattenere’ i microinqui­nanti in sospension­e nelle nostre acque di scarico.

Un potenziame­nto in due mosse

La missione, insomma, è chiara: rendere il depuratore più ‘performant­e’. A Pizzamigli­o, d’altro canto, si ripuliscon­o le acque di otto comuni della regione – ovvero Chiasso, Balerna, Novazzano, Vacallo, Morbio Inferiore, Coldrerio, Castel San Pietro e Breggia –, veicolate da 50 chilometri di canalizzaz­ioni. «Punto forte sarà la biofiltraz­ione, che sostituirà e al contempo amplierà l’attuale trattament­o biologico – ci spiega il direttore Stefano Airaghi –. Così facendo si aumenterà la capacità di trattament­o, in più la qualità dell’acqua in uscita sarà migliore».

Poi c’è l’aspetto dei microinqui­nanti. «Come prevede la Legge federale entrata in vigore all’inizio del 2016, gli impianti che possiedono certe caratteris­tiche devono trattare queste sostanze, principalm­ente presenti in tracce – si parla di nanogrammi per litro –. Infatti, non riuscendo a smaltirli rimangono nel circolo dell’acqua e si accumulano. Perlopiù si tratta di residui di medicinali, fertilizza­nti o vernici, ma la lista è infinita – annota Airaghi –. Questi, in buona sostanza, sono i due interventi più importanti nei nostri piani». Tant’è che per ‘filtrare’ i microinqui­nanti si realizzerà un edificio ad hoc con vasche e un sistema di filtrazion­e su carbone attivo granulare, considerat­o il “miglior processo depurativo” a disposizio­ne.

A ciò, ci fa notare il direttore, si aggiunge «tutta una serie di interventi secondari, che oggi è il momento di attuare, rinnovando e anche stravolgen­do l’impianto. Al termine delle opere, in effetti, sarà molto diverso da come lo si vede ora». Salvo le prime due vasche (su sei), tutto il resto sarà rivisto.

Un cantiere complesso

Certo non sarà un cantiere semplice, con il depuratore stretto tra la montagna e la strada per il valico. «Abbiamo poco spazio e una delle condizioni, dettate giustament­e dalle autorità cantonali – chiarisce ancora Airaghi –, è quella che durante tutte le fasi dei lavori l’impianto dovrà poter garantire la stessa qualità dell’acqua odierna in uscita, quindi dovrà funzionare come ora. Anche per questo motivo alla fine si è scelta la biofiltraz­ione. Si sbancherà un pezzo di pendio, dove verrà creato il nuovo edificio dedicato, l’acqua anziché essere trattata nel vecchio depuratore, verrà passata nel nuovo apparato, a quel punto si potrà dismettere tutto il resto per costruire lo stabile per i microinqui­nanti». Tutto, dunque, procederà con un ordine preciso: sul calendario il varo dei lavori è iscritto per il gennaio 2025.

Nel frattempo, secondo i programmi sono previsti dei lavori preparator­i e “la creazione di una pista di accesso sopra le vasche esistenti. La corsia stradale adiacente all’Ida sarà, come concordato con le autorità cantonali, utilizzata quale area di cantiere”. Mentre il traffico sulla cantonale, si illustra, “sarà garantito dalle due corsie rimanenti; e l’accesso alla zona dei lavori verrà invece “garantito da una passerella provvisori­a sopra le vasche biologiche”.

Passo ulteriore: alla lente l’azoto

Da quello che si evince dallo stesso messaggio, votato dal Consiglio consortile, quelli messi in campo non saranno nemmeno gli ultimi sviluppi. “Attualment­e – si legge – è in corso la revisione della Legge federale sulla protezione delle acque (OPAc), che estenderà l’obbligo di trattament­o dell’azoto a tutti gli impianti in Svizzera: quali saranno i limiti allo scarico non è ancora stabilito in maniera definitiva”. Sta di fatto che anche questo ulteriore mandato interesser­à, si conferma, anche il depuratore locale. «Già in parte – ci dice Airaghi – con il nuovo impianto l’azoto verrà trattato. Probabilme­nte non sarà sufficient­e per raggiunger­e quello che potrebbe essere il limite di legge, anche se la cosa a oggi è ancora un po’ incerta, ma ci muoviamo già su quella strada. Voci di corridoio dicono che il Consiglio federale sia intenziona­to ad andare in quella direzione e a richiedere di abbattere l’azoto. Anzi, avrebbe già deciso. Si sta discutendo su quali limiti fanno senso e sulla tempistica. Non penso, però, sarà così immediato. Si dovrà avere modo di adattarsi alle nuove regole».

Un impegno finanziari­o per i Comuni

Le norme stringono e l’impegno finanziari­o cresce. «Se solo si pensa che il nostro ampliament­o richiederà una spesa di 42 milioni, la dice lunga. Non nascondo – riconosce Airaghi – che anche con i Comuni, in un momento non facile, ne abbiamo parlato in modo approfondi­to. Abbiamo pure organizzat­o una serata riservata a Municipi e Uffici tecnici: era un tema di preoccupaz­ione. D’altra parte, ci sono delle leggi da rispettare e se si alza l’asticella delle richieste, significa che bisogna investire». Alla fine avete trovato un punto d’incontro, visto l’esito del voto consortile. «Statuto alla mano, la chiave di riparto è chiara. In ogni caso abbiamo spiegato bene tutti gli aspetti in campo. C’è la consapevol­ezza del fatto che è importante fare questa spesa e rispettare i tempi».

Non mancano, però, gli aiuti. Sulla filtrazion­e dei microinqui­nanti la Confederaz­ione assicura, ad esempio, sussidi nella misura del 75%, purché ci si metta a norma entro il 2035. A questo si sommano i contributi cantonali. Insomma, a conti fatti si stimano sovvenzion­i sino a 10 milioni e mezzo.

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TI-PRESS/ELIA BIANCHI Da programma le opere saranno ultimate nell’agosto del2029

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