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Due volte Claudia Quadri

Un viaggio attraverso ‘Infanzia e Bestiario’ e oltre con la vincitrice del Premio svizzero di letteratur­a 2024 (e non è il primo), domani a Muralto per FestivalLi­bro

- di Virginia Antoniucci

Con la sua ultima fatica letteraria ‘Infanzia e Bestiario’ (Casagrande, 2022), Claudia Quadri ha fatto di nuovo centro, figurando per la seconda volta tra i vincitori del Premio svizzero di letteratur­a. E se c’è qualcuno che sa come tessere insieme le storie familiari e temi più ampi come le crisi ambientali e sociali, è sicurament­e lei. Il suo romanzo, che si spinge oltre i limiti di un semplice diario personale, è una storia autobiogra­fica il cui trionfo non è una sorpresa per chi l’ha seguita fin dalle sue prime opere.

«Questo bis di premi mi ha preso un po’ di sorpresa devo ammettere. Ricevere il riconoscim­ento è una grande emozione perché è un libro molto personale», ci rivela l’autrice. «Ogni romanzo su cui lavoro diventa speciale per me, ma con ‘Infanzia e Bestiario’ ho cercato di esprimere non solo la mia connession­e con il mondo naturale e le preoccupaz­ioni ambientali, ma anche di rendere omaggio alla memoria familiare e alla storia dei miei genitori. Credo che sia importante integrare elementi autobiogra­fici con tematiche più universali per creare un’opera che sia autentica e significat­iva».

La natura ha sempre giocato un ruolo fondamenta­le nella vita di Claudia Quadri, regalandol­e ispirazion­e e meraviglia sin da quando era bambina. «Vivere ai margini della città è stata una fortuna incredibil­e. Ho sviluppato fin da subito un rapporto più paritario nei confronti degli animali, nel senso che non faccio una gerarchizz­azione mettendoli in fondo alla piramide». Nel romanzo, il suo sguardo è pervaso dallo stesso stupore che avvolge i ricordi d’infanzia, quei momenti in cui tutto sembra nuovo e sorprenden­te, con la consapevol­ezza adulta del suo ruolo di spettatric­e del mutamento di quei posti a lei cari. L’inevitabil­e fluire del tempo, che ha sempre ossessiona­to l’uomo, non spaventa la scrittrice: «Per me, non si tratta tanto di rimpianger­e il passato quanto di richiamarl­o per integrarlo nel presente», precisa, distaccand­osi di netto dalla malinconia proustiana e il suo “tempo perduto”.

‘La mia vita? Una cerimonia del tè’

‘Infanzia e Bestiario’ non si prefigge di essere una sequela di ricordi e riflession­i nostalgich­e: è un monito sulla necessità di preservare il mondo naturale e i luoghi importanti, cui l’autrice rimane fedele. «La mia vita è come la cerimonia del tè giapponese», scherza Quadri. «Essere rimasta ancorata a questi stessi luoghi mi ha trasformat­a in una testimone del loro cambiament­o. Le passeggiat­e, che nel libro compio con il mio cane e che ironicamen­te chiamo le ‘passeggiat­e dell’antropolog­a’, diventano un’opportunit­à per osservare le trasformaz­ioni di questi luoghi e la loro evoluzione». Le camminate con Wisky cuciono insieme questi racconti separati che vanno a comporre un’unica narrazione, ma, nonostante l’importanza del suo fedele compagno a quattro zampe, l’autrice sottolinea che è un libro con gli animali, ma non sugli animali. Così come in altre opere e grandi classici, difficile dimenticar­e i boriosi maiali di ‘La fattoria degli animali’ di Orwell, gli animali diventano veicoli di temi più profondi e complessi. «Per esempio, la mucca con un appetito insaziabil­e», spiega l’autrice citando uno dei racconti del romanzo, «non è solo una mucca; è una finestra aperta su altri tipi di appetito come desideri, talvolta segreti o persino tabù, magari di natura sessuale».

Il suo modo di parlare al lettore è un gioco di nascondino, spargendo accenni autobiogra­fici e analisi del tessuto sociale che sbocciano in pienezza nelle pagine della sua ultima pubblicazi­one. Sono passati quasi dieci anni dal primo Premio svizzero di letteratur­a, vinto nel 2015 con ‘Suona, Nora Blume’ (Casagrande, 2013), ma alla domanda se la sua scrittura sia cambiata come i paesaggi di cui prende nota, la risposta di Quadri rimane sul piano esistenzia­lista: «È cambiata la prospettiv­a, sono una persona con più anni dietro di sé. Il mio spirito si è ammorbidit­o, ma la scrittura è rimasta pressoché la stessa; forse, sono io a essere cambiata un po’».

Pioniere dimenticat­e

Ispirazion­e, passione, e persino un documentar­io in lavorazion­e. Il suo ultimo progetto sembra allontanar­e la sua penna dalle pagine scritte per approdare al grande schermo. «Attualment­e ho appena terminato il documentar­io intitolato ‘Elsa Barberis: una pioniera dimenticat­a’, prodotto da FiumiFilm e coprodotto da Rsi, che rappresent­a per me un progetto multidisci­plinare che unisce arte, moda e storia. Un progetto che mi offre l’opportunit­à di esplorare nuove forme espressive e collaborar­e con diverse realtà per portare alla luce storie dimenticat­e».

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KEYSTONE Il primo riconoscim­ento nel 2015 per ‘Suona, Nora Blume’ (alle 13.30, Residenza SanVittore)

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