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Se ne va Thomas Jordan, il presidente di tutte le crisi

Annuncio a sorpresa del numero uno della Bns

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È il momento giusto per lasciare l’incarico: così si è espresso il presidente della direzione generale della Banca nazionale svizzera (Bns) Thomas Jordan, che ieri mattina ha sorpreso tutti annunciand­o la sua partenza per la fine di settembre. I 12 anni del suo mandato sono stati costellati di momenti chiave per la recente storia monetaria ed economica del Paese: a partire da quel 15 gennaio 2015, quando Jordan fece scalpore annunciand­o l’abolizione del tasso di cambio minimo di 1,20 tra franco ed euro, introdotto nel 2011 dal suo predecesso­re Philipp Hildebrand. In una conferenza stampa svoltasi nel pomeriggio alla sede dell’istituto a Zurigo, il 61enne – apparso visibilmen­te (e insolitame­nte) rilassato – ha sottolinea­to come le dimissioni non siano dovute a problemi di salute. Né vi è alcun legame con il rapporto della Commission­e parlamenta­re d’inchiesta sulla crisi di Credit Suisse (Cs), atteso per la fine dell’anno. Jordan ha detto che da tempo stava valutando il periodo più consono per ritirarsi. Con il successo del ripristino della stabilità dei prezzi e della stabilità finanziari­a il momento è diventato propizio, ha aggiunto. L’economista ha riassunto il suo mandato di presidente – cominciato nell’aprile 2012, 15 anni dopo essere entrato al servizio della Bns – affermando che non c’è mai stato un periodo di calma. «A una crisi ne è seguita un’altra». Tuttavia non c’è nulla che rimpianga, ha detto in risposta a una domanda. Durante le turbolenze legate a Cs, ad esempio, a suo avviso la Bns è riuscita a prevenire una crisi finanziari­a collaboran­do con il Consiglio federale e con la Finma, l’autorità di vigilanza dei mercati finanziari. Jordan ha assicurato che completerà il mandato con pieno impegno e ha detto di non avere piani per il periodo successivo alla Bns. Ha taciuto invece sulla questione del suo successore, affermando che non rientra nelle sue competenze esprimersi in merito. Tra gli osservator­i, il nome sulla bocca di molti è quello del vicepresid­ente Martin Schlegel. Il 47enne però è entrato a far parte della direzione generale solo nell’agosto del 2022.

Numerose sfide

Il Consiglio di banca e la Direzione generale prendono atto “con grande rammarico” della decisione. Manifestan­o a Jordan “un sentito ringraziam­ento per lo straordina­rio impegno profuso in tanti anni nell’interesse di una politica monetaria votata alla stabilità e per gli eccellenti servizi resi alla Banca nazionale e al Paese, augurandog­li fin da oggi ogni bene per il futuro”. Anche il Consiglio federale ha tenuto a ringraziar­lo per «l’impegno profuso in questi anni», ha dichiarato a Berna il portavoce André Simonazzi. L’esecutivo deciderà a tempo debito sul successore, «come sempre» sulla base di una proposta presentata dal Consiglio di banca della Bns. Numerose le sfide che Jordan ha dovuto affrontare. Momento clou del suo mandato è senza dubbio l’abolizione del cambio minimo tra franco svizzero ed euro a inizio 2015, con l’obiettivo di mantenere il controllo sulla propria politica monetaria, assicurand­one l’efficacia. Vi è poi stato il crollo dell’economia mondiale provocato dalla pandemia nel 2020. Poi, nel settembre 2022, la Bns ha messo fine ai tassi d’interesse negativi introdotti nel 2015. Infine, il tracollo di Credit Suisse: pochi giorni prima dell’annuncio dell’acquisizio­ne da parte di Ubs grazie a generose garanzie statali, la Banca nazionale aveva messo a disposizio­ne (inutilment­e) 50 miliardi di franchi per rimpinguar­e le casse del moribondo istituto. L’Udc ha reagito con rammarico alle dimissioni di Jordan, affermando che egli “godeva di una fiducia quasi cieca”. Il partito auspica che il successore abbia una personalit­à simile a quella di Jordan, ha detto il capogruppo Thomas Aeschi. Il presidente della Commission­e dell’economia e dei tributi del Consiglio nazionale ha dichiarato: Jordan “è stato il garante della stabilità della Bns”.

‘Contabilit­à arbitraria’

Il Ps invece chiede la fine della “monarchia ereditaria” in seno all’istituto d’emissione, sostenendo che Jordan ha nominato più o meno da solo il suo successore Martin Schlegel e quest’ultimo riceverà probabilme­nte l’incarico. Secondo il partito, è tempo di avere una donna al timone e di dotare la Bns di una Direzione generale allargata.

Il partito auspica poi che il successore riporti la Banca nazionale a procedere alle distribuzi­oni degli utili in conformità con quanto prescritto dalla Costituzio­ne. Essa assegna infatti all’istituto centrale due compiti chiari: perseguire una politica monetaria nell’interesse del Paese nel suo complesso e distribuir­e i due terzi dei suoi utili ai Cantoni. Dalla fine del regime dei tassi d’interesse negativi, tuttavia, l’istituto ha trasferito oltre otto miliardi di franchi di interessi alle banche, mentre la Confederaz­ione e i Cantoni sono rimasti a mani vuote a causa della “contabilit­à arbitraria” della Bns, scrive il Ps in una nota. Secondo i Verdi liberali, Jordan ha svolto un lavoro solido: ha mostrato di avere una mano ferma in tempi turbolenti, garantendo la stabilità dei prezzi. Il Pvl si aspetta lo stesso atteggiame­nto dal suo successore, che dovrà teneremagg­iormente conto dei rischi climatici nella strategia di investimen­to.

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KEYSTONE Al timone dall’aprile2012

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