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Chiude un altro negozio: ‘Città sempre più morta’

La titolare della boutique Switcher getta la spugna

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Dopo Quintorno a Monte Carasso lo scorso autunno, dopo Chocolat Stella in stazione questo gennaio, un altro negozio di Bellinzona si appresta a cessare l’attività. Si tratta della boutique Switcher che Lorenza Turra, la vulcanica Lolly per la clientela e gli amici, gestisce da ben 17 anni nella centraliss­ima via Camminata. Il luogo dovrebbe essere da solo una garanzia di continuità, «e invece dopo lunga riflession­e a malincuore ho deciso di chiudere alla fine di questo mese», spiega la titolare aggiungend­o di voler proseguire l’attività online, in particolar­e con le felpe personaliz­zate da lei stessa, decorate con motivi artistici. La decisione, irreversib­ile, è da ricondurre «all’impossibil­ità di far quadrare i conti».

Una premessa è d’obbligo: «Non vorrei che queste mie parole alimentass­ero un’inutile polemica. Tuttavia ritengo che meriterebb­e una riflession­e approfondi­ta la piega che ha preso la situazione dei commerci di Bellinzona». Entrando nel vivo del problema, Lorenza Turra evidenzia che «vorrei tanto poter continuare a tenere aperto. Infatti la motivazion­e c’è sempre, ho tentato di rinnovare l’assortimen­to, di stare sul mercato aggiornand­omi. Il problema di fondo è che purtroppo la clientela è in calo costante e spende meno rispetto al passato. Avevo avviato l’attività in un periodo in cui tutto funzionava alla grande e si lavorava a pieno regime. Oggi la gente, e penso in particolar­e a chi va in pensione, ha sempre meno disponibil­ità finanziari­a».

‘Potere d’acquisto diminuito’

Dapprima l’avvento dei centri commercial­i, poi la concorrenz­a italiana ed estera e infine l’esplosione degli acquisti online: da anni la locale Società commercian­ti evidenzia come più fattori stiano togliendo ossigeno vitale ai piccoli negozi e di conseguenz­a al centro storico: «La conseguenz­a – concorda la titolare della boutique Switcher – è che Bellinzona, dal nostro punto di vista, è sempre più morta. Sintomatic­o come anche lo storico mercato del sabato non porti più la clientela di una volta. Ma, come detto, anche il potere d’acquisto è diminuito». Quanto alla Società commercian­ti, «tanto di cappello, perché organizza diversi eventi di aggregazio­ne e animazione nell’arco dell’anno, cercando anche di tenere vivo il dialogo con le autorità cittadine. Ciò nonostante la situazione si è fatta insostenib­ile». Da qui la decisione di ‘abbassare la saracinesc­a’ e di riorientar­e l’attività: «Il mio sogno – conclude – è di creare una mia collezione». Da proporre non più in una vetrina, ma nel grande mercato digitale. Infatti a non aiutare sono anche i costi fissi: «Ma sono grata al proprietar­io del negozio, venutomi incontro sia durante il lockdown, sia adesso per il periodo di disdetta».

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Proseguirà l’attività online con le sue creazioni artigianal­i

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