‘Ha truffato lo Stato per dieci anni: va espulso dalla Svizzera’
Un 54enne è accusato di aver ingannato le assicurazioni
di Dino Stevanovic
Per l’accusa «si è abituato a ingannare il prossimo per vivere». E non un prossimo qualsiasi ma, fra gli altri, anche le assicurazioni sociali dello Stato. Per questo rischia grosso, anche l’espulsione dalla Svizzera, un 54enne egiziano comparso ieri alle Assise correzionali di Lugano. Diverse le ipotesi di reato a suo carico: truffa per mestiere, ripetuta tentata truffa, furto, ripetuta falsità in documenti, ripetuto esercizio illecito della prostituzione e ripetuta contravvenzione alla Legge sul trasporto di viaggiatori. Abbastanza per il sostituto procuratore generale
Andrea Maria Balerna per chiedere due anni di detenzione e l’allontanamento per quindici anni. Il suo difensore, Stefano Pizzola, si batte invece per non più di sedici mesi sospesi condizionalmente e il caso di rigore riguardo all’espulsione.
Tra i punti maggiormente a sfavore dell’imputato, il lungo tempo durante il quale sarebbero stati commessi i reati: quasi dieci anni, dal gennaio del 2014 all’agosto del 2023. In questo periodo avrebbe perpetrato una serie di inganni ai danni di casse malattia e di disoccupazione, ma anche dell’ente pubblico. Attraverso dichiarazioni e documenti fasulli – che sono decine, tra fatture, prescrizioni mediche, cedolini di pagamento e altro –, secondo la pubblica accusa l’uomo è riuscito a ottenere indebitamente circa 113’000 franchi, «arrivando a guadagnare oltre 9’000 franchi al mese senza fare nulla» ha puntualizzato Balerna. Truffato anche il Dipartimento sanità e socialità, in occasione della domanda e del rinnovo delle prestazioni assistenziali. Il 54enne infatti non solo avrebbe omesso la sua attività di vendita di tabacco per shisha, ma pure il subaffitto a pagamento del suo appartamento a Lugano a terzi. Terzi non qualsiasi: due di queste persone esercitavano l’attività di prostitute e da lì la relativa imputazione.
«Chi è l’imputato, come si è comportato negli ultimi dieci anni e quali sono stati i suoi introiti lo vediamo dall’inchiesta – ha aggiunto Balerna durante la requisitoria –. Su dieci anni abbiamo cinque mesi di lavoro. Per il resto un’alternanza di disoccupazione, infortunio, malattia, assistenza. Questi periodi si susseguono e, penalmente rilevante, si sovrappongono. Un castello di bugie con le quali induce varie istituzioni a versare indennità doppie. Bugie che vengono spesso suffragate da documenti falsi, finalizzate a ottenere soldi o a sfuggire dalle proprie responsabilità. Bugie che ritroviamo in tutte le altre vicende emerse durante l’inchiesta». Tra queste, anche il furto di diversi gioielli appartenuti a una ex compagna e messi poi a pegno, che gli avrebbero fruttato circa 2’400 franchi. Acompletare il quadro quasi un milione di debiti, fra precetti esecutivi e attestati di carenza beni. «Oltre al fatto che non è una persona credibile, non ha prospettive che portino a credere che cambierà modo di vivere e non ha le oggettive condizioni per potersi reintegrare».
La difesa: ‘Ha problemi di salute e un figlio’
«Il procuratore ha parlato di bugie. Ma più che di bugie parlerei di inconsapevolezza» ha detto da parte sua Pizzola, che pur non essendoci una perizia psichiatrica agli atti ha sottolineato come il suo assistito sia seguito da una psichiatra che ne ha evidenziato dei disturbi, non esitando a parlare di «stupidità» nel definire il modus operandi del 54enne. La difesa ha inoltre contestato alcune imputazioni, in particolare l’astuto inganno, chiedendo infine che la pena sia ridotta a non più di sedici mesi. Sospesi, in quanto per il legale la prognosi non sarebbe invece negativa. E soprattutto Pizzola ha chiesto il caso di rigore riguardo all’espulsione: «Si trova in Svizzera da ventiquattro anni e per molti anni ha lavorato onestamente. Poi ha avuto degli innegabili problemi di salute: c’è un prima e un dopo l’infortunio nella sua vita. Vista la sua situazione medica e familiare (ha un figlio di 6 anni con una nuova compagna, ndr) è giustificata un’eccezione».
Da parte sua, l’imputato si è più volte scusato in aula, ammettendo i propri errori e sostenendo che il lungo periodo di carcerazione preventiva (sei mesi e mezzo) lo abbia fatto cambiare facendolo «tornare serio», ma anche giustificandosi molto, come sottolineato dal presidente della Corte Siro Quadri. La sentenza è attesa lunedì.