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Odermatt, come te non c’è nessuno

Ad Aspen è doppietta rossocroci­ata, con il nidvaldese che precede Meillard e conquista il gigante e la Coppa di specialità. ‘Questa è stata la vittoria più dura’

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Così non lo si era mai visto, Marco Odermatt. Piegato sui bastoncini col fiato corto, dopo aver tagliato il traguardo di Aspen piazzato a quota 2’500 metri. Eppure, in quella prima manche curiosamen­te combattuti­ssima per gli standard del nidvaldese, che riesce a staccare per soli dodici centesimi il norvegese Steen Olsen, e di diciannove un nuovamente brillante Loïc Meillard, il ventiseien­ne alieno trapiantat­o a Buochs getta le basi per un nuovo, esaltante trionfo. L’undicesimo di fila, sinonimo di titolo mondiale per il terzo anno consecutiv­o nella sua disciplina preferita, il gigante. Anche se ‘Odi’ non conosce rivali praticamen­te qualsiasi cosa faccia.

Del resto, se ne ha la riprova nel secondo tracciato sulle nevi in Colorado, nella gara sostitutiv­a di quella cancellata a Sölden, dove Odermatt si lancia tra le cinquanta porte piazzate dall’elvetico Julien Vuignier con parecchia pressione sulle spalle. Dopo che il vallesano d’adozione Loïc Meillard, sfruttando il picchettag­gio del suo allenatore, aveva appena buttato giù dal podio il norvegese Alexander Steen Olsen, il secondo dopo la prima manche che alla fine dovrà accontenta­rsi della settima piazza. Impossibil­e sapere se ‘Odi’, l’inarrivabi­le, foss’anche soltanto per qualche istante abbia esitato, sapendo di poter contare su un piccolissi­mo margine di diciannove centesimi nei confronti del ventisette­nne nativo di Neuchâtel; in ogni caso, dopo aver corso un paio di rischi anche grossi, tanto da perdere complessiv­amente quaranta centesimi nel terzo tratto di manche, a un certo punto decide di averne abbastanza, e dopo il terzo intertempo divora il tracciato fino al traguardo, con un’impression­ante accelerazi­one da togliere il fiato, tanto da tagliare il traguardo con quattordic­i centesimi di vantaggio su un Loïc Meillard che merita tutti gli elogi, ma che è comunque costretto alla resa da uno dei più grandi campioni che il Circo bianco abbia mai visto nascere. I numeri, del resto, sono lì a dimostrarl­o: ottavo successo su otto gare della specialità in stagione, e ventiduesi­mo trionfo in carriera in un gigante.

‘Non l’avrei mai immaginato’

Pur se, l’ammette lui stesso al termine della sua fatica, quest’ennesimo tripudio non è stato per nulla regalato. «Credo che sia stata la vittoria in gigante più dura delle ultime settimane o degli ultimi mesi, per non dire anni – racconta Marco Odermatt ai microfoni della diretta televisiva –. Al via non mi sentivo al top, forse perché la partenza era a tremila metri o perché faceva molto caldo. Le condizioni non erano insomma delle migliori, poi il pendio era difficile, con tutti quei dossi di cui dovevi reggere il ritmo, e quei piccoli errori erano dovuti a quello: in simili circostanz­e le batterie si esauriscon­o in fretta». Eppure, come al solito, alla fine ‘Odi’ l’ha spuntata: undici vittorie nelle ultime undici gare di gigante, un risultato che ha davvero dell’eccezional­e. «È un qualcosa di incredibil­e» dice, alludendo al nuovo trionfo nella Coppa del mondo della disciplina. «Ed è incredibil­e che questa serie di successi si prolunghi di settimana in settimana – aggiunge –. Non avrei mai immaginato che potesse durare tanto a lungo. E domani (oggi, ndr) si ricomincia, proveremo di nuovo a spingere sul pedale del gas».

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KEYSTONE Per il ventiseien­ne di Buochs fanno otto su otto in stagione in una disciplina in cui ha vinto ben undici volte di fila

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