Beaune - Digione
Una pedalata da stordirsi! E senza aver bevuto gli straordinari vini di queste zone, non per ostilità, ma per parsimonia: una bottiglia di Romanée-Conti può costare 4’000 euro. Ma allegria, eccoci in Borgogna, oggi si pedala attraverso la leggendaria Côte-d’Or, la regione vinicola più prestigiosa e più cara al mondo, quindi acqua a volontà, poi a cena si vedrà. Non tutti i Bourgogne sono per super ricchi. C’è uno spartiacque o meglio uno sparti-vini: è la trafficata D974, a destra, in pianura, i vini meno cari; a sinistra verso i coteaux, le colline, si sale progressivamente di qualità e di prezzo, Premier Crus e su su Grands Crus (33 in tutto), il vertice con il Romanée-Conti. Se si vuole visitare una terra dove vini bianchi e rossi hanno la stessa grandezza, venite da queste parti, dove primeggiano solo due vitigni: il Pinot noir per il rosso e lo Chardonnay per il bianco. Partendo da Beaune circumnavighiamo le antiche mura, poi superate due rotonde ecco il cartello Route des Grands Crus. Si punta in alto. Avvistiamo delle frecce molto suggestive, ma siamo ancora nella parte della Côte-d’Or definita Côte de Beaune, la Côte de Nuits, quella del Romanée-Conti, inizia a Corgoloin. Scendiamo verso questo villaggio, ma risaliamo quasi subito a NuitsSaint-Georges (km 18). Mancano 3 km a Vosne-Romanée. Ma dove sono i vigneti del Romanée-Conti? Qui le vigne sono tutte basse e uguali. Si sussurra che abbiano tolto ogni indicazione per evitare furti dei preziosissimi acini. Chiediamo a due signore intente a strappare erbacce e ci fanno segno: là bas dove c’è un grosso cavallo da tiro che trascina, in salita, un vomere tra i filari, rivoltando la terra. È proprio quella del Romanée, meno di due ettari e 6’000 bottiglie l’anno. Sembra di essere tornati se non nel Medioevo almeno nel dopoguerra; ma senza scomodare Freud per me il cavallo da tiro evoca immediatamente la figura di mio padre Romualdo, agricoltore a Bellinzona, che ha sempre lavorato con due cavalli simili a quello che mi trovo davanti in questo minuscolo appezzamento di terra che vale milioni. Un tuffo al cuore e una grande gioia per il cavallo che trionfa sul trattore, perché, ci spiegano, la terra della vigna non viene schiacciata e compattata dalle pesanti ruote di un trattore, non si uccidono i lombrichi e tutti gli altri microorganismi, aria e acqua circolano meglio favorendo la longevità della vite e la qualità del vino. Poi altri cavalli tra i filari in questo paesaggio dolce e fiorito punteggiato da abbazie secolari, come quella di ClosVougeot. Qui il tuffo nel Medioevo è assicurato. Sandra, la nostra guida, ci racconta l’epopea dei monaci cistercensi. Fedeli al principio ora et labora, furono loro a circondare la proprietà di mura ( i clos) per proteggere le vigne da animali e da malintenzionati. Ormai al castello non si vinifica più dal 1949, ma il Clos-Vougeot rimane un Grand Cru di classe. Adesso lo producono 80 proprietari che si sono suddivisi 52 ettari: il prezzo medio, alla bottiglia, è di 300 euro. Mancano poco più di 20 km a Digione, ma lo stordimento continua: arrivati nella città dei duchi, ci consigliano un ottimo ristorante, l’Essentiel, dove riusciamo a degustare un Gevrey-Chambertin per 46 euro la bottiglia. Evviva.