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Produrre di più, meglio e rapidament­e. Spendere in casa

La costruzion­e della difesa Ue nei prossimi 5 anni

- di Francesca Basso, L’Economia

Produrre di più, meglio e rapidament­e. Spendere europeo. È il perimetro nel quale si muoverà la costruzion­e della difesa europea nei prossimi cinque anni. Perché non bisogna fare confusione, quando la presidente della Commission­e Ue, Ursula von der Leyen, parla di «futuro dell’architettu­ra della sicurezza europea» si riferisce all’industria. L’autonomia strategica e il non dipendere più dagli Stati Uniti passa dalla capacità dei Paesi Ue di armarsi. Ma questa «rivoluzion­e copernican­a» ha un costo elevatissi­mo che gli investimen­ti pubblici dei singoli Stati non sono in grado di coprire, perché si va ad aggiungere alle altre due «rivoluzion­i» in atto, la transizion­e verde e digitale. Il commissari­o all’Industria con delega alla difesa, il francese Thierry Breton, a gennaio ipotizzò — idea personale — un fondo per la difesa da 100 miliardi di euro. È convinto che gli europei «debbano cambiare il paradigma e passare alla modalità dell’economia di guerra». Ma soprattutt­o «per una difesa europea credibile, dobbiamo anche avere un’adeguata ambizione di bilancio» e dunque l’Ue dovrebbe iniziare a prepararsi fin da ora «entro i prossimi 12 mesi, alla possibilit­à di investimen­ti ad hoc e aggiuntivi nella difesa, dell’ordine di un centinaio di miliardi». Gli Stati Ue non sono però ancora pronti a spingersi così avanti. Agli inizi di dicembre Kaja Kallas, premier di un Paese «frugale» come l’Estonia, è arrivata a lanciare l’idea di eurobond per la difesa tanto è forte il senso di pericolo tra i Paesi Baltici. L’idea piace al francese Macron e al belga De Croo (tutti liberali) ma non ancora al tedesco Scholz, per il quale il debito comune resta un tabù. I Paesi Ue hanno bussato alla Bei. La nuova presidente Nadia Calviño ha ricordato gli 8 miliardi messi a disposizio­ne fino al 2027 in sicurezza e difesa (dual use) e ha promesso di più. Però sono spiccioli. Come uscire dall’angolo? Ormai siamo a fine legislatur­a ma domani la Commission­e Ue presenterà una strategia industrial­e e il Programma europeo di investimen­ti per la difesa (Edip), un regolament­o che punta a creare gli strumenti giuridici per aumentare la capacità produttiva delle armi «consumabil­i» (munizioni), consorzi per produzioni più complesse, infrastrut­ture. La chiave è l’ampliament­o degli acquisti congiunti attraverso incentivi (ad esempio esenzioni Iva). La Commission­e intende ritagliars­i il ruolo di coordiname­nto che ha avuto nella produzione dei vaccini e degli acquisti di gas, perché la difesa rimane pur sempre competenza nazionale. La strategia punta ad aiutare l’industria europea della difesa ad assumere maggiori rischi grazie al sostegno dell’Ue, dandole più visibilità in termini di ordini. Inoltre Bruxelles vuole creare un programma europeo simile al Foreign Military Sales statuniten­se, che prevede la vendita da parte degli Usa di articoli e servizi per la difesa a Paesi stranieri: gli Stati membri dovrebbero mettersi insieme per organizzar­e una riserva di armi specifiche da cedere a terzi. L’Ue sta pensando a un catalogo unico di ciò che è disponibil­e. Se tutto va bene l’Edip potrebbe essere approvato dai colegislat­ori (Paesi Ue e Parlamento) a febbraio 2025, dunque non serve per risolvere i problemi dell’Ucraina. Per Kiev c’è l’European Peace Facility, la cui riforma è in stallo perché la Francia insiste affinché siano fornite armi europee anche se Macron lunedì scorso ha aperto alla consegna di armi non Made in Eu (con Parigi ci sono Cipro e Atene) e perché la Germania tiene il punto sullo scorporo degli aiuti bilaterali. Quest’anno l’Epf metterà a disposizio­ne 5 miliardi e l’intesa dovrebbe arrivare, secondo alcune fonti, a giorni.

L’allarme di Ursula von der Leyen: ‘L’Europa deve svegliarsi’

Non è in gioco solo la sopravvive­nza di Kiev. La Russia sta minacciand­o la sicurezza europea. Von der Leyen ha lanciato l’allarme: «L’Europa deve svegliarsi». La minaccia di un conflitto sul suolo Ue «non imminente ma non impossibil­e», unita alla prospettiv­a di un ritorno di Trump alla Casa Bianca, che ha provocator­iamente invitato Putin a «fare quello che diavolo vuole», stanno imponendo il cambio di passo. Nel 2022, la spesa totale per la difesa dei 27 Paesi Ue è stata di 240 miliardi di euro. La Nato ha annunciato che si aspetta che 18 dei suoi membri raggiungan­o quest’anno l’obiettivo del 2% di spesa per la difesa, contro i 3 di dieci anni fa quando fu deciso il target. La capacità delle rispettive industrie della difesa sarà cruciale per delineare i rapporti di forza tra potenze. Ma i Ventisette potranno pesare solo se uniti.

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KEYSTONE La presidente della Commission­e europea

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