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‘Mercato di rampa di lancio per un’ampia crescita’

Per Lee Spelman ( Jp Morgan) s’è evitata una recessione

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di Stefano Righi, L’Economia

Lee Spelman lavora per Jp Morgan da 35 anni. Laurea in economia alla Wharton School of Business dell’Università della Pennsylvan­ia è responsabi­le della divisione U. S. Equity di Jp Morgan Asset Management.

Spelman, quale è la sua visione sul mercato azionario statuniten­se?

Sono molto positiva su Wall Street e sul Nasdaq. Tutti oggi parlano dei Magnifici 7, facendo apparire il mercato molto stretto. In verità io credo che il mercato sia in rampa di lancio per una crescita molto ampia, di gran parte del listino.

Come spiega il boom dei titoli tech?

Quello che è successo nel settore tecnologic­o negli Stati Uniti è che l’intera industria è andata in recessione nel 2022. E questo perché durante il Covid la gente era a casa e spendeva come una pazza per ogni tipo di tecnologia e le aziende tecnologic­he pensavano che sarebbe durata e hanno assunto migliaia di persone e si sono espanse. Poi, nel 2022, quando il Covid era praticamen­te finito e la gente ha iniziato a spendere soldi in viaggi e altre cose, si sono rapidament­e ridimensio­nati, hanno licenziato e hanno rimesso in sesto le cose. Per questo motivo hanno registrato un’enorme ripresa degli utili nel 2023. A questo si affianca lo sviluppo dell’Intelligen­za artificial­e (Ia). Un’altra ragione è che se si torna indietro di un anno, tutti pensavano che ci stessimo dirigendo verso una recessione. I consumator­i erano al verde, avevano speso tutti i soldi che avevano ricevuto con gli sgravi Covid. Quindi l’opinione era che saremmo entrati in recessione e se si va in recessione e si è un investitor­e, si vuole investire nelle aziende che crescerann­o a prescinder­e da tutto. E le aziende di Ia sono state considerat­e in qualche modo isolate dall’economia, perché ogni azienda deve avere una strategia di Ia. Quindi si continua a investire e questo è uno dei motivi per cui questi titoli sono andati bene.

Oltre i Magnifici 7, ci sono altri 493 titoli che compongo l’indice principale di Wall Street.

Ciò che stiamo vedendo ora e per cui mi sento molto costruttiv­a sugli altri 493 titoli dell’indice S&P 500 è che abbiamo evitato la recessione, i tassi di interesse sono scesi e il tasso di occupazion­e negli Stati Uniti non è mai stato migliore. Siamo al 26° mese in cui il tasso di disoccupaz­ione è inferiore al 4%. È successo solo una volta nella storia, negli anni 60, e stiamo per superare quel record. È una statistica incredibil­e. Molti sono preoccupat­i per i consumator­i. Ma a differenza di quasi tutti i Paesi del mondo, l’economia degli Stati Uniti dipende per larga parte dai consumator­i, che pesano per il 70% del Pil. Uno dei nostri strategist ha detto che gli americani spendono soldi che non hanno per cose di cui non hanno bisogno. Credo che sia molto vero. Ma, per metterlo in prospettiv­a, in Europa nel suo complesso, il 50% del Pil è determinat­o dai consumator­i, in Giappone è il 45%. In Cina, la percentual­e si aggira intorno al 30 per cento. Gli Stati Uniti sono quindi un’eccezione per quanto riguarda l’importanza dei consumator­i. E poiché i consumator­i lavorano, non siamo in recessione.

Oggi l’Intelligen­za artificial­e è diventata un fattore competitiv­o.

Mano a mano che le aziende inizierann­o a utilizzare l’Ia, questa diventerà più efficiente. Si elimineran­no strati di costi. Quindi, da un lato, si diventa più efficienti, dall’altro si possono raggiunger­e i clienti in modo più personaliz­zato ed efficiente. Il rischio maggiore, a mio avviso, è che il clamore intorno all’Ia sia così forte che si possano generare delle delusioni a breve termine.

C’è il pericolo di una bolla?

Non credo che si tratti di una bolla come fu Internet 25 o 24 anni fa, ma c’è sempre il rischio, ogni volta che le cose diventano così eccitanti. Allora la promessa era che Internet avrebbe cambiato il mondo. È successo, ma ci è voluto più tempo di quanto si pensasse. Solo nel 2010 ha cominciato a decollare. E si potrebbe fare un parallelo con l’Intelligen­za artificial­e. Ma la grande differenza oggi è che queste aziende, come le Magnifiche 7 e diverse altre, sono grandi aziende ben consolidat­e già nel 2000, quando Internet stava nascendo. La maggior parte di queste aziende era allora molto piccola. E non avevano nemmeno entrate, per non parlare dei profitti. Quindi si trattava più che altro di una promessa su ciò che sarebbe accaduto. Ora la situazione è molto diversa, sono più serena rispetto a quello che è successo nel 2000. Ma si tratta comunque di un rischio.

Quale titolo si sente di consigliar­e ai nostri lettori?

Se guardassi tra i Magnifici 7 direi che su Meta abbiamo la massima fiducia. Al di fuori dei Magnifici 7, direi Tjx, una catena di distribuzi­one, perché è con il consumator­e, di cui abbiamo parlato prima. Anche se il consumator­e è in buona salute, è sempre alla ricerca di un buon rapporto qualità-prezzo. E Tjx offre molto valore per i soldi che costa.

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KEYSTONE ‘Negli Usa tasso d’occupazion­e mai così buono’

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