Il primo referendum è uno smacco per il Municipio
La sala multiuso di Rovio non sarà ristrutturata
di Dino Stevanovic
Primo referendum per il nuovo Comune e prima sconfitta per Municipio e Consiglio comunale (Cc). Il 66,5% dei votanti ha infatti bocciato il credito da quasi un milione di franchi che avrebbe dovuto essere utilizzato per la ristrutturazione della sala multiuso di Rovio. Un ammodernamento che esecutivo e maggioranza del legislativo di Val Mara avevano promosso affinché si potessero centralizzare nell’edificio tutti i servizi comunali presenti nell’ex comune.
L’obiettivo era centralizzare i servizi comunali del quartiere
L’intenzione della politica, infatti, era quella di inserire tutti i servizi dell’amministrazione dislocati a Rovio in un unico stabile facilmente raggiungibile, ossia quello di piazza Fontana. Attualmente i servizi finanziari hanno sede nell’edificio Legato Trivelli situato nel nucleo, il servizio sociale nella sala multiuso e lo sportello di cancelleria nello stabile di proprietà del Patriziato, per il quale paga un canone di locazione. Contro la risoluzione del Cc del 25 settembre scorso era tuttavia stata lanciata la raccolta di firme, riuscita circa due mesi dopo con 285 adesioni. E la tesi dei contrari, che la ritenevano una spesa eccessiva a scapito di altri investimenti ritenuti più impellenti come la ristrutturazione dell’istituto scolastico, ha fatto breccia in quanto i fautori del ‘no’ alle urne sono stati 688, contro 346 ‘sì’ (ossia il 33,5% dei votanti).
Il sindaco: ‘Sono amareggiato’
«Più chiaro di così si muore... – commenta, da noi raggiunto, il sindaco – ammetto che è un po’ una sorpresa, sono amareggiato». Cosa non ha funzionato? Non andava
Jean-Claude Binaghi
bene il progetto o c’è stato un problema di comunicazione? «Non saprei, dobbiamo parlarne in Municipio e capire. Abbiamo presentato un Piano finanziario da 28 milioni in cinque anni, nel quale era compreso anche questo progetto. E nessuno ha detto nulla». Una lettura, Binaghi comunque già ce l’ha. «Sono amareggiato perché sono stato tra i promotori dell’aggregazione e il mio motto era ‘non facciamo morire i quartieri’. Per me in quest’esito così chiaro c’è anche il messaggio: ‘Va benissimo se spostate i posti di lavoro a Melano e a Maroggia’. Sembrerebbe che per la popolazione vada bene che ci sia un quartiere servito meno bene degli altri».
Il trasloco? ‘Un’opzione’
La vittoria dei referendisti implica questo spostamento? «No, quantomeno non subito. Però qual è l’alternativa? Sarà una riflessione che va fatta, perché i collaboratori di Rovio lavorano in uno stabile che comunque necessita di ristrutturazione indipendentemente dall’esito del voto. Mancherà poi una sala per riunioni, prevista dal progetto, e abbiamo perso un’occasione per essere più inclusivi: le persone disabili non possono accedere ai servizi erogati in quello stabile perché non c’è parcheggio e la pavimentazione non è adeguata».
E presto toccherà alle scuole
La riflessione del sindaco si spinge oltre. «C’è da chiedere cosa accadrà quando presenteremo il messaggio, con una richiesta di credito sicuramente maggiore, per la ristrutturazione delle scuole di Rovio, anch’essa prevista nel Piano finanziario. Ci stiamo arrivando, è una questione di tempi tecnici. Spero solo che ora non si instaurino dinamiche tra i quartieri che porterebbero a diatribe tutt’altro che costruttive».