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In Bahrain il Mondiale si apre come si era chiuso l’ultimo, con la supremazia del campione mondiale e della Red Bull che fa doppietta davanti alle Rosse

- di Alfredo Giacobbe

A un primo sguardo potrebbe sembrare che non sia cambiato nulla, ma in Formula 1 il diavolo è nei dettagli. Un anno fa Max Verstappen vinceva il Gran Premio del Bahrain davanti al suo compagno di squadra Sergio Perez. Il distacco al traguardo tra i due allora era di circa dodici secondi. Un anno dopo il campione olandese trionfa ancora, incrementa­ndo la distanza tra sé e l’altra Red Bull fino a ventidue secondi.

Una gara tranquilla, dominata da Verstappen sotto ogni aspetto. Nell’ultimo tratto di gara, la Red Bull si permette di scendere in pista con le gomme più soffici, che garantisco­no più prestazion­e ma che soffrono di più degrado. Non sulla Red Bull: la meccanica perfetta della monoposto austriaca fa magie. Perez ha fatto il suo, come al solito ha rimediato a una qualifica infelice con una condotta di gara perfetta: in pista ha sorpassato George Russell e Charles Leclerc e da metà gara in poi ha coperto le spalle al suo capitano. Il terzo gradino del podio se lo prende Carlos Sainz, ultimo pilota ad aver portato la Ferrari alla vittoria e autore di una gara coraggiosa: i sorpassi ai danni del compagno Leclerc e di Russell sono stati tra le manovre più belle viste in pista. Verstappen non ha spinto poi tanto, tenuto conto che nel suo giro più veloce ha fermato il cronometro sul 1’32”6. L’anno prima il giro più veloce era di un’Alfa Romeo, un secondo e tre decimi più lento. Considerat­a l’evoluzione che queste macchine hanno da un anno all’altro, si può dire che Verstappen abbia guidato con il braccio fuori dall’abitacolo.

Ha deluso le attese lo sfidante più credibile: Leclerc è stato penalizzat­o da un guasto che ha reso inguidabil­e la sua Ferrari. In radio ha ribadito più volte che il comportame­nto in frenata della monoposto era impredicib­ile. Prima della partenza, sulla sua vettura i meccanici avevano sostituito, a scopo precauzion­ale, la presa d’aria sinistra dei freni. Qualcosa dev’essere andato storto o il problema dev’essersi ripresenta­to: dalla telemetria gli ingegneri vedevano che la temperatur­a del freno sinistro era superiore di cento gradi rispetto all’altra pinza. Con la macchina più scarica di benzina, Leclerc ha trovato un bilancio migliore e subito ha messo a segno la zampata, prendendos­i il quarto posto ai danni di Russell. Con una macchina sana avrebbe potuto lottare forse per il secondo posto con Perez, non avrebbe avuto invece speranze di vittoria: il passo-gara della Ferrari sulle gomme più soffici è ancora molto, molto lontano da quello di Verstappen.

Devono ridimensio­nare le loro ambizioni Mercedes, McLaren e Aston Martin, almeno per ora. James Allison, il direttore tecnico della casa a tre punte, aveva giurato dopo i test della settimana scorsa che il passo-gara della loro monoposto era migliore anche delle Ferrari. In pista la differenza si è vista, ma in negativo. Russell è stato sbertuccia­to sia da Sainz che da un Leclerc a mezzo servizio; Hamilton è stato autore di una gara persino anonima, il solo sorpasso effettuato è stato propiziato da un errore di Oscar Piastri. McLaren e Aston Martin hanno giocato entrambe sulla difensiva, accontenta­ndosi dei pochi punti dati dalle posizioni di rincalzo. Di più oggi non si poteva.

Ci sono differenze notevoli da un anno all’altro nella gara delle Sauber. Lo scorso anno Valtteri Bottas era riuscito a portare la sua Alfa Sauber a punti. Quest’anno il pilota finlandese è letteralme­nte sparito nelle retrovie della corsa. In partenza Bottas ha commesso un errore di misura nella frenata alla prima curva dopo i semafori verdi, un errore ormai non inusuale per lui. Nel tamponamen­to che ne è conseguito ha finito per rovinare, oltre alla sua gara, anche quella di Nico Hulkenberg e Lance Stroll. Bottas, più avanti, è stato anche penalizzat­o dal suo box: una pistola ad aria compressa ha spaccato il dado di una ruota e la sosta è diventata un calvario. Buona invece la gara di Guanyu Zhou, che al via ha avuto la fortuna e la prontezza di restare fuori dai guai. Zhou ha anticipato entrambe le soste rispetto al resto del plotone per cercare fortuna. Sembrava averla trovata quando, al ventinoves­imo giro, la strategia lo ha rimesso in pista davanti a Stroll. L’Aston Martin del pilota canadese, però, era sempliceme­nte troppo veloce per la Sauber del cinese. Zhou ha chiuso all’undicesimo posto, immediatam­ente fuori dai punti. La Sauber aveva puntato tutto sulla gara, preparando un assetto che aveva compromess­o le qualifiche. Qualcosa sulle macchine di Hinwil ancora non funziona. La Racing Bulls è stata superiore, ed era in un certo modo atteso. Nessuno si aspettava che le Williams e le sorprenden­ti Haas fossero così avanti. Nelle gerarchie viste sull’asfalto di Sakhir solo le Alpine sono più lente delle Sauber. L’appuntamen­to è tra soli sette giorni per il Gran Premio d’Arabia Saudita sul circuito di Jeddah, la Monza d’Oriente. La Red Bull è un mostro d’efficienza aerodinami­ca, ha tutto per replicare il risultato del Bahrain. La Ferrari può avvicinars­i in qualifica e fare affidament­o sul motore più potente in griglia. Giocherann­o ancora in difesa le scuderie inglesi. Jeddah, un anno fa, non aveva portato bene alle Sauber. A Hinwil quest’inverno hanno messo le basi per una vera rivoluzion­e tecnica. Ci sarà l’agognato riscatto fra una settimana?

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KEYSTONE Tutti in fila dietro gli pneumatici dell’olandesevo­lante
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