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Ingeborg Bachmann, gli assassini invisibili

A cinquant’anni dalla tragica morte della scrittrice e poetessa di lingua tedesca torna, ripubblica­to da Adelphi e con riassetto filologico, ‘Il libro Franza’

- di Martina Parenti

“Per me, e forse anche per voi, è stato sempre un problema scoprire dove sia andato a nasconders­i il virus del crimine, non può certo essersi dileguato vent’anni fa, perché oggi, in un’epoca in cui l’assassinio non viene più permesso e sovvenzion­ato, o lo è solo in alcune parti del mondo, di cui si legge con orrore nei giornali, e io non desidero certo assumermen­e la colpa […], oggi quel virus non è affatto scomparso dal mondo. Commettere delitti è solo diventato infinitame­nte più difficile, e quelli che vengono perpetrati sotto i nostri occhi che non vedono, tra i nostri vicini, sono delitti sublimi. Anzi affermo, e devo anticipare questa tesi rispetto alle prove, che ancor oggi la maggior parte degli uomini non muore, ma viene assassinat­a”.

Si muove attorno a questo sottile assioma ‘Il libro Franza’ della scrittrice e poetessa di lingua tedesca Ingeborg Bachmann, uscito nel 2009 e appena ripubblica­to da Adelphi in una veste nuova per il cinquantes­imo anniversar­io dalla tragica morte dell’autrice. Rispetto alla prima versione del 1978, che sotto il titolo ‘Il caso Franza’ riunisce ciò che restava dell’incompiuto ciclo romanzesco ‘Cause di morte’, questa edizione è stata oggetto di un riassetto filologico in cui sono incluse le diverse versioni dei capitoli, delle varie prefazioni e premesse scritte e pensate nell’arco di diversi anni.

Pezzi di un puzzle

Quello che ci troviamo oggi tra le mani è dunque il frutto di un lavoro monumental­e in cui il curatore Luigi Reitani tenta di dare una forma a pezzi di un puzzle sostanzial­mente incompiuto e frammentar­io ordinandol­i per la prima volta secondo un criterio tematico piuttosto che cronologic­o, volto a seguire le direttrici fondamenta­li di un libro dalla genesi tormentata e complessa. Bachmann infatti ci lavora a più riprese, redigendo abbozzi di storie inizialmen­te indipenden­ti, destinate poi a confluire in un’unica narrazione che mette al centro l’esistenza della fragile Franza e del fratello Martin, colti in momenti di vita e luoghi di volta in volta diversi.

Shock

Non è semplice riuscire a immergersi in quest’opera dalla scrittura multiforme, così incline all’astrazione e all’indagine filosofica e tanto segnata dallo shock provocato dalla Seconda Guerra Mondiale. La stessa vicenda ci viene presentata più volte, declinata ora in prima ora in terza persona attraverso i differenti punti di vista dei personaggi, in un loop dove osserviamo sia le variazioni su tema sia il ritorno di alcune costanti decisive nella poetica di Bachmann, sopravviss­ute alle diverse stesure e presenti anche in opere precedenti come il più conosciuto Malina. L’indagine attorno alle cause di morte è una di queste. La scrittrice torna in modo ossessivo sulla sua tesi, attirando l’attenzione del lettore sul concetto di omicidio e invitandol­o a leggere tutto il volume in questa chiave. Ebbene, molte delle morti dovute a circostanz­e apparentem­ente naturali sono, secondo Bachmann, attribuibi­li a responsabi­lità a volte di singoli individui o di un intero apparato sociale. Non è più così semplice condannare gli assassini, come ai tempi del nazismo, poiché adesso essi agiscono nell’ombra, sul filo della morale, senza eclatanti spargiment­i di sangue.

È ciò che avviene a Franza, giovane protagonis­ta con problemi psichici sposata a uno psichiatra Viennese che opera su di lei una quotidiana violenza psicologic­a riducendol­a a uno dei suoi casi clinici e causandone, indirettam­ente, la morte.

Come Camus

Il viaggio/fuga con il fratello Martin nel deserto nordafrica­no dove Franza muore rappresent­a una parte sostanzios­a del romanzo che ricorda a tratti le atmosfere de ‘Lo Straniero’ di Camus. Le molteplici versioni inserite in questa edizione contribuis­cono ad amplificar­e le atmosfere allucinato­rie, ossessive, persecutor­ie, dove il caldo e il sole offuscano gli eventi, erodendo il confine tra reale e immaginari­o e lasciando in bocca un sapore di surreale disperazio­ne.

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KEYSTONE Nata a Klagenfurt nel 1926, morta a Roma nel1973

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