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Forte calo dell’export nel 2023 Colpa della non-riesportaz­ione?

Alcuni Paesi starebbero frenando gli acquisti in Svizzera

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Nel 2023 le esportazio­ni di materiale da guerra sono diminuite del 27% rispetto all’anno precedente. Le imprese svizzere del settore hanno inviato, con l’autorizzaz­ione della Seco, armamenti in 58 Paesi per un valore totale di 696,8 milioni di franchi. Tra i continenti di destinazio­ne acquista peso l’Europa, perde quota invece l’Asia. I cinque maggiori acquirenti sono stati la Germania (168,5 milioni), seguita dalla Danimarca (73,6), dagli Stati Uniti (54,3), dall’Arabia Saudita (53,3) e dalla Romania (39,7), indica la Segreteria di Stato dell’economia (Seco) in una nota. «Fluttuazio­ni di questa portata non sono insolite», ha dichiarato ai media a Berna André Mittmann, responsabi­le del controllo delle esportazio­ni di materiale bellico presso la Seco. Le esportazio­ni sono fortemente influenzat­e da singoli, grossi contratti, ha osservato il funzionari­o. Secondo Mittmann, le aziende elvetiche notano che alcuni Paesi europei stanno frenando gli acquisti in Svizzera, in particolar­e a causa della dichiarazi­one di non riesportaz­ione che sono costretti a firmare e che limita il loro margine di manovra. Tuttavia, è ancora troppo presto per valutare una possibile influenza di questo cambiament­o di atteggiame­nto sulle statistich­e. Le transazion­i dimaggiore entità – precisa la Seco – sono state l’esportazio­ne di vari tipi di munizioni e componenti di munizioni in Germania (98,1 milioni), di veicoli blindati ruotati e relativi pezzi di ricambio in Danimarca (54,6), di munizioni specifiche per sistemi di difesa antiaerea in Arabia Saudita (40), di veicoli blindati ruotati e relativi pezzi di ricambio in Romania (39,6) e di vari tipi di munizioni e componenti di munizioni nei Paesi Bassi (26,2). Circa il 79% degli armamenti (56% nel 2022) era destinato ai 25 Paesi elencati nell’allegato 2 dell’ordinanza sul materiale bellico che partecipan­o ai quattro regimi internazio­nali di controllo delle esportazio­ni per i prodotti strategica­mente sensibili.

La quota delle esportazio­ni verso l’Europa è cresciuta di oltre un quarto e rappresent­a ormai il 76,1% del totale. Anche quella verso l’America è aumentata, dal 7,1 al 9,6%. In calo, per contro, la percentual­e di esportazio­ne verso l’Asia (dal 36,1 al 12,9%), l’Australia (dal 2,4 all’1,2%) e l’Africa (dal 4 allo 0,2%). Alla Seco sono pervenute 2’278 domande di esportazio­ne (2022: 2’625): 2’238 quelle accolte (2022: 2’420), per un valore totale di 1,669 miliardi (2,068 miliardi nel 2022); 41 sono state respinte (6).

Il Gruppo per una Svizzera senza Esercito (GSsE) ha colto l’occasione per tornare a criticare soprattutt­o gli invii verso Paesi che violano i diritti umani, come l’Arabia Saudita. Mette poi in evidenza l’esportazio­ne di veicoli da guerra e di beni militari speciali a doppio uso civile-militare (per 88mila franchi circa, su un totale di 60,5 milioni) a Israele. Infine, si dice preoccupat­o per l’agire della lobby dell’armamento, che punta ad allentare le regole.

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KEYSTONE Forti fluttuazio­ni però non sono inabituali

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