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I Comuni italiani si muovono contro la ‘tassa della salute’

L’Associazio­ne mantello invita a scrivere a Giorgia Meloni

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È su due versanti che si sviluppa l’azione a favore dei frontalier­i di Massimo Mastromari­no, presidente dell’Associazio­ne dei Comuni italiani di frontiera. Il primo: la “tassa sulla salute”, tema caldissimo, che dallo scorso 1° gennaio i “vecchi frontalier­i” sono chiamati a pagare – al momento non si sa ancora in quale misura – per sostenere il Sistema sanitario nazionale. La misura dovrebbe permettere di finanziare un bonus a favore del personale sanitario impegnato nelle strutture della fascia di confine. La speranza è che ciò possa servire a frenare la fuga di medici e infermieri soprattutt­o verso il Ticino.

L’altro tema è relativo all’elenco dei Comuni italiani considerat­i di frontiera con la Svizzera. Elenco al quale fare riferiment­o per stabilire i “vecchi frontalier­i”, quelli in servizio prima del 16 luglio scorso. Insomma, si chiede chiarezza visto che gli elenchi dei Comuni di frontiera sono due. Entrambi fanno riferiment­o a un accordo italo-svizzero relativo all’imposizion­e fiscale dei frontalier­i. Il primo risale al 3 ottobre 1974, mentre il secondo è stato firmato il 23 dicembre 2020 e fatto proprio il 23 dicembre 2023, giorno in cui Italia e Svizzera hanno siglato un accordo amichevole. Tornando alla “tassa sulla salute”, l’Associazio­ne presieduta da Mastromari­no ha predispost­o un Ordine del giorno che a giorni sarà inviato ai 518 Comuni italiani di frontiera (dalla Val d’Aosta a Bolzano, passando da Piemonte e Lombardia, confinanti con i cantoni Vallese, Ticino e Grigioni). Un Ordine del giorno da approvare in Consiglio comunale (un modo per capire chi sta dalla parte dei frontalier­i) e inviare al governo Meloni con la richiesta di stralciare la “tassa sulla salute”, un balzello considerat­o ingiusto e in contrasto con il nuovo accordo fiscale, la cui applicazio­ne non sembra essere indolore.

Uno degli aspetti da chiarire fa riferiment­o al riconoscim­ento dei Comuni di frontiera, in quanto Ticino, Vallese e Grigioni farebbero riferiment­o all’elenco di mezzo secolo fa, e non a quello dello scorso dicembre. Mastromari­no ai parlamenta­ri della fascia di confine chiede di domandare al parlamento la convocazio­ne della Commission­e Mista: governo, parlamento, sindacato e Comuni di frontiera. Una possibilit­à prevista dall’art. 6 dell’accordo fiscale per dirimere le questioni interpreta­tive sorte sul riconoscim­ento dello status di “vecchio frontalier­e” per quei lavoratori residenti nei Comuni di frontiera non riconosciu­ti negli elenchi predispost­i da Ticino, Grigioni e Vallese, ma ricompresi in quello redatto dall’Istituto Geografico Militare per l’Italia. “La questione va chiarita – sollecita Mastromari­no –. Non ci possono essere frontalier­i di serie A e frontalier­i di serie B”.

Chiesti chiariment­i sullo statuto di ‘vecchio frontalier­e’

Il tema dello status di “vecchio frontalier­e” a cui fa riferiment­o Mastromari­no si trova nel nuovo accordo italo-svizzero sulla fiscalità dei frontalier­i, che all’articolo 9 prevede il regime transitori­o, ovvero la tassazione solo in Svizzera, mentre i “nuovi frontalier­i”, sono tassati in Italia. “Il 22 dicembre 2023, Italia e Svizzera hanno siglato un accordo amichevole che definisce con precisione l’elenco dei Comuni italiani (518) e svizzeri di confine, che ai sensi dell’articolo 2 del nuovo Accordo fiscale, includono le località poste entro i 20 chilometri dal confine tra i due Stati ove risiedono i lavoratori frontalier­i beneficiar­i del regime transitori­o sopra richiamato – continua Mastromari­no nella lettera inviata ai parlamenta­ri –. Tuttavia, i tre Cantoni Ticino, Grigioni e Vallese, hanno inteso nelle direttive applicativ­e dell’Accordo considerar­e ‘vecchi frontalier­i’ beneficiar­i del regime transitori­o, solo quelli residenti nei Comuni italiani presenti nelle liste unilateral­mente compilate a partire dal 1974, anno di stipula del precedente accordo fiscale. In questo modo i ‘vecchi frontalier­i’ residenti in 71 Comuni arbitraria­mente non presenti in questi elenchi non vedono riconosciu­to dalle autorità cantonali il beneficio del regime transitori­o di tassazione unicamente in Svizzera. È un’evidente forzatura interpreta­tiva, a svantaggio di molti frontalier­i italiani, che impone una soluzione sul piano politico”.

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TI-PRESS Il tema continua a fardiscute­re

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