Da Ginevra al Ticino?
Da tempo anche in Ticino si spinge, altresì, per convincere i pendolari (a cominciare dai frontalieri) a condividere l’auto, alleggerendo così gli assi stradali. In questi ultimi due anni a catturare l’attenzione di Alex Farinelli è stato un altro progetto pilota messo in campo, questa volta, nella regione di Ginevra, che appare promettente. Filo conduttore, annota il deputato, la possibilità di «semplificare i passaggi attraverso la frontiera per evitare che si creino colonne inutilmente». Anche in questo caso è il Consiglio federale, anzi il ministro Albert Rösti, a promuovere l’esperienza. “Il progetto cantonale di una corsia speciale per auto con più occupanti, una corsia di car pooling, a Thonex – ha ribadito il capo del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni –, ha dimostrato che questa soluzione di trasporto è in linea di principio fattibile. La Confederazione, insieme al Cantone di Ginevra e alle autorità francesi, sta attualmente valutando l’introduzione di una corsia per il car pooling al valico di frontiera di Bardonnex. Tuttavia, non sono ancora state prese decisioni in merito alla sua possibile realizzazione”. A questo punto, rilancia Farinelli, «vorrei comprendere meglio cosa sta succedendo a Ginevra, per chiedere di fare qualcosa anche in Ticino. Certo, sono ben consapevole che non risolveremo i problemi del traffico in questo modo. Ma nessuna misura è miracolosa e tutte le misure possono portare un piccolo beneficio. Non fare nulla, infatti, non cambia le cose. Anzi, il problema peggiora. Tanto più che un simile intervento non ha un impatto, anche finanziario, particolare».
Una iniziativa a impronta federale potrebbe, insomma, ridare vigore a una sperimentazione – questa di valenza cantonale – che, come ricorda il presidente della Commissione regionale dei trasporti Andrea Rigamonti, non aveva dato i frutti sperati. Varata nell’aprile del 2019 per un anno, la corsia dedicata al valico di Brusata di Novazzano non ha avuto un seguito. Un po’, ripercorre Rigamonti, per la mancanza di base legale, un po’ per la necessità di poter contare su una reciprocità, dall’altro lato del confine.