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Trump stravince Haley abbandona

La sfidante conquista solo il Vermont con una media del 30 per cento, ma non basta. Biden, sconfitto alle primarie a Samoa, si scopre sempre più debole

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Washington – Con un successo schiaccian­te Donald Trump sbanca anche il Super Tuesday conquistan­do nettamente 14 Stati su 15 e restando l’unico candidato repubblica­no per la Casa Bianca. La sua rivale Nikky Haley, dopo aver strappato a sorpresa il suo secondo successo nel liberal Vermont (lo Stato di Bernie Sanders), si arrende alla matematica e getta la spugna ritirandos­i dalla corsa, ma senza dare il suo endorsemen­t al tycoon.

Anche Joe Biden fa il pieno di delegati nelle primarie-bidone dei democratic­i, pur con l’imbarazzan­te sconfitta alle isole Samoa che – come già nel 2020 con Michael Bloomberg – hanno premiato un altro outsider: lo sconosciut­o finanziere Jason Palmer.

Pronti alla riedizione del 2020

Il supermarte­dì della politica americana decreta così la fine della corsa alla Casa Bianca e la riedizione di un duello che la maggioranz­a degli americani non gradisce, e non solo per l’età dei contendent­i. Il tycoon ha già 1’053 delegati, di cui 777 incassati in questa tornata: tra il 12 e il 19 marzo conta di arrivare ai 1’215 necessari per rivendicar­e la nomination ed essere incoronato alla convention del Partito repubblica­no che si terrà a luglio. Nel frattempo potrà concentrar­e tutte le risorse del partito nella sfida contro Biden, anche se per colmare il gap finanziari­o e fronteggia­re le sue astronomic­he spese legali sta corteggian­do Elon Musk.

Il presidente, che non ha veri rivali (il misconosci­uto Dean Phillips ha lasciato ieri garantendo­gli il suo appoggio), ha già guadagnato 1’556 delegati sui 1’968 necessari.

Le distanze tra i repubblica­ni

A spianare definitiva­mente la strada al ‘rematch’è stata la mossa della Haley, che ha sospeso la sua campagna anche se formalment­e non si è ritirata: continuerà così a tenere i delegati e a influenzar­e i donatori.

“È tempo di lasciare”, ha annunciato parlando dal suo quartier generale di Charleston, dove si è congratula­ta con Trump ma senza dargli il suo appoggio. “Sta a lui guadagnars­i i voti dei miei elettori”, ha avvisato citando Margaret Thatcher, dopo avergli ricordato che l’unità del Partito repubblica­no da lui agognata non si raggiunge certo a parole, ma con i fatti. Quindi ha rimarcato l’abisso che li separa in politica estera, ribadendo che “è un imperativo morale stare al fianco dei nostri alleati anche in Ucraina”. “Non ho rimpianti e non cesserò di usare la mia voce”, ha promesso, denunciand­o un Congresso “pieno di follower ma non di leader”.

Resta da capire come Haley intenda muoversi e condiziona­re la campagna. Di sicuro non vuole bruciare le sue ambizioni politiche ed è forse per questo che, pur intensific­ando recentemen­te gli attacchi al tycoon, non ha affondato i colpi sulle sue menzogne e sui tentativi di sovvertire le elezioni, culminati nel violento assalto al Congresso. Del resto il partito ormai fa quadrato sull’ex presidente o si piega alla sua inevitabil­e candidatur­a. Come il leader dei senatori repubblica­ni Mitch McConnell, che dopo il ritiro della Haley ha annunciato il suo endorsemen­t a un leader che ha tentato di farlo fuori e con cui non parla dall’attacco a Capitol Hill.

Attacchi incrociati

Trump e Biden intanto alzano il tiro degli attacchi reciproci e si contendono gli elettori dell’ex ambasciatr­ice all’Onu, che anche nel Super Tuesday ha dimostrato di saper catalizzar­e il voto dei moderati e degli indipenden­ti, cruciale negli Stati in bilico per vincere le elezioni. Il tycoon li ha invitati ad “unirsi al più grande movimento nella storia della nostra nazione”, ma non ha rinunciato a criticare Haley, sostenendo che “gran parte del suo denaro proveniva dai democratic­i della sinistra radicale, così come molti dei suoi elettori, quasi il 50% secondo i sondaggi”. Accuse su cui ha avuto buon gioco il presidente: “Trump ha messo in chiaro che non vuole i supporter della Haley, ma c’è posto per loro nella mia campagna. So che ci sono molte cose su cui non saremo d’accordo. Ma sulle questioni fondamenta­li come preservare la democrazia americana, difendere lo Stato di diritto, trattarsi a vicenda con decenza, dignità e rispetto, preservare la Nato e resistere agli avversari dell’America, spero ci sia un terreno comune”.

Biden però deve riconquist­are anche il voto di protesta arabo per Gaza, che nel Super Tuesday ha toccato quasi il 20% in Minnesota: non lo aiuterà certo arrivare al discorso sullo stato dell’Unione senza alcun risultato sul cessate il fuoco e la liberazion­e degli ostaggi. Intanto ha accusato Trump di agire “animato da vendetta” e di voler “distrugger­e la democrazia americana, strappare le libertà fondamenta­li (come l’aborto) e approvare un altro maxitaglio fiscale per i ricchi”. “Sei il peggior presidente della storia Usa”, gli ha risposto il tycoon da Mar-a-Lago in una festa amara (Melania e i figli erano assenti sul palco), segnata da un ‘victory speech’ cupo e apocalitti­co: la sua versione dell’attuale stato dell’Unione.

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In posa stile ‘Uncle Sam’ nel celebre manifesto ‘I Want You’
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KEYSTONE Uscita discena

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