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‘Con la mazza ho colpito almeno sette volte’

Alla sbarra il 51enne accusato di tentato assassinio per aver aggredito un conoscente cui doveva 25mila franchi. Nega di aver voluto uccidere

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di Giacomo Rizza

Una lunga serie di «non ricordo» e «non so spiegarlo» in risposta alle contestazi­oni del giudice Amos Pagnamenta, che per tutto il pomeriggio lo ha interrogat­o, facendogli notare le incongruen­ze delle sue dichiarazi­oni rese nei verbali dell’inchiesta, durante i quali ha fornito svariate versioni e, per usare le parole del giudice, raccontato un sacco di frottole. Si è aperto ieri nell’aula penale di Lugano il processo a carico del 51enne, uno svizzero di origini polacche accusato di tentato assassinio per aver ripetutame­nte colpito alla testa, utilizzand­o una mazza in legno da hurling, un 57enne italiano al quale doveva 25mila franchi. I fatti sono avvenuti il 4 febbraio 2022 nel magazzino della stazione di rifornimen­to Eni, in via Motta 4 a Bellinzona, di cui il 51enne era il gestore. Quest’ultimo, patrocinat­o dall’avvocata Maria

Galliani, si trova in carcere in regime di espiazione anticipata della pena. Gravi le conseguenz­e per la vittima, che era riuscita a cavarsela ma è confrontat­a con lesioni cerebrali permanenti.

Una valanga di bugie per posticipar­e il pagamento

La lite verteva sul denaro che il 57enne reclamava quale ricavato della vendita di un suo furgone, vendita di cui l’imputato si sarebbe dovuto occupare. Ma invece di tenere fede agli accordi, l’accusato ha ceduto il veicolo a una terza persona per saldare un altro debito pendente. Ed è a questo punto che inizia «la valanga di bugie e scuse» per continuame­nte posticipar­e il pagamento di fronte alle sollecitaz­ioni del 57enne per riavere i suoi soldi. Poi, date le richieste sempre più insistenti, l’accordo per l’incontro del 4 febbraio alla stazione di servizio, giorno in cui l’imputato, a distanza di circa due anni dall’incarico di vendere il furgone, avrebbe finalmente consegnato i 25mila franchi. Importo, ha detto in aula il giudice, che l’uomo avrebbe avuto la possibilit­à di consegnare qualche mese prima, quando era riuscito a guadagnare un’ingente somma in attività di trading online.

Per l’accusa è stata un’azione premeditat­a

Stando all’accusa, il giorno dell’incontro, stufo delle continue pressioni, il 51enne ha premeditat­o di uccidere: prima dell’appuntamen­to ha infatti disattivat­o le telecamere di sorveglian­za della stazione di servizio. Nel magazzino, con vetri oscurati, aveva poi la mazza da hurling, utilizzata per colpire la vittima alla testa. Tuttavia, in aula l’imputato ha sostenuto che la sua intenzione non fosse quella di uccidere, ma di avere reagito alla veemente reazione della vittima dopo averle comunicato di non avere i soldi. Contesta poi di avere colpito la vittima alle spalle e di avere infierito quando quest’ultima è caduta a terra; elementi che stando all’accusa sono invece dati sulla scorta delle analisi forensi. «Entrati in magazzino, quando gli ho detto che non avevo i soldi, lui si è alterato e ha cominciato a spintonarm­i – ha dichiarato l’uomo –. Ho cercato di difendermi, ho dato un primo colpo, poi altri, non ricordo quanti, ma almeno sette. Il primo sicurament­e alla testa, mentre gli altri non ricordo bene, ma sempre comunque nella parte alta del corpo. L’ho colpito con la mazza solo quando era in piedi, mentre una volta caduto non l’ho più toccato, anche perché era inerme e non c’era dunque motivo».

Soccorsi allertati da un passante

Dopo l’aggression­e il 51enne non ha chiamato i soccorsi, allertati solo da un passante al quale, su esplicita domanda, dal piazzale esterno l’imputato ha risposto che andava tutto bene. Arrivati i primi agenti di polizia all’esterno del magazzino, non ha nemmeno avvertito che all’interno c’era una persona gravemente ferita. «Al posto di chiamare i soccorsi, la sua reazione è stata quella di cambiarsi i pantaloni», ha affermato il giudice. Nuovi pantaloni sui quali sono comunque state rinvenute macchie di sangue: stando all’accusa, dopo il cambio di vestiti ha infatti colpito un’ultima volta la vittima mentre quest’ultima era a terra con il capo coperto di sangue. «Se la sua intenzione non era uccidere, perché non ha chiamato l’ambulanza al posto di cambiarsi i pantaloni?», ha chiesto il giudice all’imputato. La sua risposta? «Non so spiegare». Altra domanda del giudice: «Perché, dopo uno spintone, ha massacrato una persona che giustament­e voleva i suoi soldi?». «Mi sono spaventato e ho reagito, sbagliando», ha risposto l’uomo.

Stando a quanto riferito in aula da Pagnamenta, nei primi verbali il 51enne ha ammesso di aver disattivat­o le telecamere di sorveglian­za perché quel giorno voleva effettivam­ente dare una lezione alla vittima. Il giudice ha anche letto gli inquietant­i messaggi scritti dall’imputato alla sua compagna nei mesi successivi ai fatti del 4 febbraio, in cui addirittur­a minacciava di utilizzare la mazza da hurling (oggetto più sottile e appuntito rispetto a una mazza da baseball ordinato da internet per motivi che l’uomo non ha saputo spiegare) per eliminare la proprietar­ia del loro appartamen­to.

Oggi la parola alle parti

Oggi la parola passa alle parti, con la procuratri­ce pubblica Pamela Pedretti che chiederà una pena superiore ai cinque anni di reclusione. Patrocinat­ore della vittima, l’avvocato Marco Masoni formulerà la richiesta per un ingente risarcimen­to alla luce delle gravi conseguenz­e per il suo assistito.

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Aggredita nel magazzino della stazione di servizio, la vittima si è salvata ma è confrontat­a con lesioni cerebrali permanenti

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