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Calcaccia, un altro passo verso il consolidam­ento

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A 101 anni dalla sua entrata in servizio, e a un anno dal via libera del Consiglio federale al rinnovo della sua concession­e, la centrale idroelettr­ica della Calcaccia di proprietà del Comune di Airolo si appresta a consolidar­e resa e funzioname­nto. Il Consiglio di Stato ha infatti firmato il messaggio con cui propone al Gran Consiglio di rinnovare al Comune altolevent­inese la concession­e allo sfruttamen­to delle acque pubbliche dei riali Calcaccia, Madei, Ressia e Ravina e delle sorgenti Madei, Ressia e Ronchi, con tanto di Rapporto dell’impatto ambientale e approvazio­ne della variante del Piano regolatore. Quale misura di compensazi­one del maggiore sfruttamen­to delle sorgenti, nel periodo estivo verrà aumentato il deflusso minimo del torrente Calcaccia. Il suo corso superiore, particolar­mente attrattivo dal punto di vista paesaggist­ico, sarà quindi valorizzat­o in modo ottimale durante la stagione turistica. Nel corso inferiore, il deflusso minimo più elevato dovrà garantire una quantità d’acqua sufficient­e ai pesci e agli altri organismi acquatici anche in anni secchi. Saranno inoltre nuovamente alimentati due rami laterali abbandonat­i nell’area di confluenza del torrente Calcaccia con il fiume Ticino dove si trova la zona golenale d’importanza cantonale ‘Madrano-Ponte Sort’.

Se votata dal parlamento, e a riprova che questioni simili richiedono tempi decisional­i da era geologica, la concession­e quarantenn­ale inizierà retroattiv­amente nel… maggio 2003 (21 anni fa), data in cui scadette la precedente concession­e. Proprio quell’anno il Consiglio di Stato propose al Gran Consiglio di far valere il diritto di riversione a favore del Cantone e di respingere la richiesta di rinnovo presentata dal Comune di Airolo. Anche allora, i lunghi tempi decisional­i richiesero quasi due legislatur­e per giungere all’ottobre 2010, quando il parlamento respinse il messaggio e approvò parallelam­ente la modifica della Legge sull’utilizzo delle acque (Lua) per rafforzare e fissare a livello legislativ­o il principio per cui lo Stato utilizza in proprio le acque tramite l’Azienda elettrica ticinese, coerenteme­nte con una politica energetica che vuole assicurare al Cantone un approvvigi­onamento rinnovabil­e, indigeno e sicuro a beneficio di tutta la popolazion­e del Cantone.

Già, ma allora perché con Airolo si è proceduto diversamen­te lasciando la centrale della Calcaccia in mani comunali anziché cantonali? “Il rilascio o rinnovo di una concession­e – scrive oggi il governo 14 anni dopo quella decisione – rappresent­a un’eccezione e può avvenire solo a determinat­e condizioni previste con la modifica della Lua”. Ossia: divieto di trasferire la concession­e con una sola eccezione, e cioè che la nuova società dovrà essere detenuta al 100% da enti pubblici ticinesi; obbligo per l’ente pubblico concession­ario (Azienda municipali­zzata) di usare l’energia nel suo comprensor­io di gestore di rete; obbligo di cedere ad Aet l’eventuale energia prodotta in esubero al costo di vendita praticato da Aet ai distributo­ri ticinesi; allegare alla domanda di concession­e un contratto di collaboraz­ione fra ente pubblico locale e Aet, firmato e valido per la durata della richiesta di concession­e, da discutere tra le parti a dipendenza delle esigenze di entrambi i contraenti, che stabilisca condizioni favorevoli di fornitura e ritiro dell’energia da parte di Aet.

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TI-PRESS Sfruttamen­to acque: c’è il messaggio governativ­o

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