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L’atteso Rapporto di sostenibil­ità è realtà

I Verdi lo richiedeva­no dal 2017 ed era previsto dalle Linee di sviluppo della Città. Il sindaco Foletti: ‘Servirà per indirizzar­e la spesa pubblica’

- di Dino Stevanovic

Ambiente, governance e socialità. E finanze. Questi i quattro pilastri sui quali poggia il Rapporto di sostenibil­ità di Lugano, presentato ieri. Il primo del suo genere per la Città, ma anche il primo in Ticino. E lungamente atteso: se ne parlava da almeno due legislatur­e. Vuoi per una mozione dei Verdi del 2017 che ne chiedeva l’adozione, poi finalmente avvenuta da parte del Consiglio comunale nel 2022; vuoi per il fatto che era previsto dalle Linee di sviluppo 2018-28 della Città.

E adesso ci siamo, con il Municipio che ai tre ambiti tradiziona­li della sostenibil­ità ha aggiunto gli indicatori finanziari. «Questo perché siamo convinti che solo attraverso una gestione oculata delle finanze sia possibile portare avanti una politica sostenibil­e», spiega il direttore del Controllo finanze di Lugano Mathias Marzorati. E come mai del rapporto si è occupato proprio il dicastero del sindaco? «Per una questione di indipenden­za – replica Michele Foletti –: la sostenibil­ità è un tema trasversal­e che tocca praticamen­te tutti gli ambiti, volevamo che fosse una radiografi­a a beneficio della trasparenz­a, senza che fosse influenzat­a da esigenze di un settore in particolar­e».

Otto aree di riferiment­o

Per realizzare il documento, la Città si è affidata alle indicazion­i del Global Report Initiative (Gri), «l’ente internazio­nale indipenden­te che definisce gli standard globali per ‘misurare’ la sostenibil­ità» chiarisce Marzorati. E quel che ne emerge, è un insieme di dati di vario genere, che si riferiscon­o principalm­ente al 2023 o all’anno più recente disponibil­e. Per arrivare a questi dati sono stati coinvolti numerosi ‘stakeholde­r’, ossia soggetti potenzialm­ente coinvolti dal progetto, sia interni – ossia municipali, diversi membri dell’amministra­zione comunale e rappresent­anti politici –, sia esterni: commission­i di quartiere, fornitori, enti e fondazioni culturali, scuole e università, società partecipat­e, istituti sanitari, associazio­ni di categoria, ente turistico e altro ancora. Dal loro coinvolgim­ento sono emersi otto temi chiave: sicurezza, spazi pubblici di qualità, decoro dell’arredo urbano, qualità dell’aria e dell’acqua, uso efficiente delle risorse idriche, crescita economica duratura e sostenibil­e, conciliabi­lità lavoro-famiglia e assistenza ai cittadini in difficoltà economica.

Mappati tutti i consumi energetici

Le cifre contenute nel Rapporto riguardano dunque questi temi. Parlando di governance, ad esempio, emerge il peso delle donne nelle istituzion­i luganesi: su 1’622 collaborat­ori che la Città conta, il 44% sono donne. Tra i quadri superiori la loro presenza scende al 28%. In ambito sociale, emerge per esempio che i beneficiar­i del relativo Regolament­o sulle prestazion­i comunali nel 2023 sono stati 572 per un totale erogato di oltre 700’000 franchi. L’aspetto forse meglio approfondi­to è quello relativo all’ambiente: «Sono stati mappati tutti i consumi degli stabili della Città o nei quali vi è un’attività prepondera­nte della Città, ma non si è tenuto conto di quelli in affitto in quanto i consumi dipendono dagli affittuari». Tenendo conto delle osservazio­ni di Marzorati, emerge che il 95% della copertura elettrica degli stabili comunali proviene da fonti rinnovabil­i. Quindici gli impianti fotovoltai­ci installati su edifici comunali, oltre 4’700 le tonnellate di anidride carbonica prodotta, «l’equivalent­e di 348 cittadini svizzeri nel 2021, secondo i dati del Global Carbon Budget», 286 nuovi alberi piantati.

‘Coerenti coi nostri obiettivi’

«Come si vede dal rapporto, Lugano si sta impegnando in diversi ambiti – sostiene Foletti –. Certo, tutto è migliorabi­le. Il tema è capire, rispetto a cosa è migliorabi­le? Mi sembra che quanto fatto sin qui sia piuttosto coerente con gli obiettivi delle Linee di sviluppo 2018-28. La questione è capire se in determinat­i settori si vuole più competitiv­i rispetto ad altri». E cinque settori sui quali concentrar­si nel futuro prossimo la Città li ha già individuat­i: attenzione all’ambiente e alla qualità urbana, ruolo di polo fra Nord e Sud delle Alpi, occupazion­e, valorizzaz­ione dei quartieri, cultura e conoscenza. «Il documento verrà aggiornato ogni anno, sulla base degli stessi indicatori. Avremo la così la possibilit­à di misurare in quei settori l’evoluzione o l’involuzion­e della Città. Quindi sarà uno strumento per capire che progressi vengono fatti o non vengono fatti nell’ambito della sostenibil­ità».

‘Non sarà solo una vetrina’

Non servirà solo come vetrina? «No. È uno strumento che serve soprattutt­o a noi e all’amministra­zione per capire se stiamo andando in una buona direzione o no». Un po’ al pari di ‘Lugano in cifre’? «In parte. ‘Lugano in cifre’ offre una serie di dati. Il Rapporto permetterà di fare dei confronti con altre realtà comunali. Siamo i primi in Ticino, come anche tra le dieci più grandi città svizzere». I Verdi, tuttavia, nella loro mozione del 2017 portavano esempi di rapporti simili presentati da altre Città già da diversi anni, come Zurigo, Losanna, Ginevra. «Sì, ma solo negli ultimi anni sono stati definiti degli indicatori più universali che possano poi essere certificat­i per la loro validità. Probabilme­nte gli strumenti delle altre Città sono basati su indicatori differenti, mentre noi ci siamo basati su quelli riconosciu­ti dal Gri». E a proposito dell’atto parlamenta­re ecologista e dell’obiettivo di dotarsi di questo strumento già annunciato anni or sono, come mai ci è voluto così tanto tempo? «Avevamo fatto un primo esperiment­o che non era andato bene, non eravamo soddisfatt­i della metodologi­a e per questo abbiamo deciso di rifarlo» svela il sindaco. E così, in soli otto mesi è stato realizzato un nuovo rapporto, che peraltro è stato certificat­o dal Gri per la sua validità e che sarà «uno strumento molto importante: ci permetterà di indirizzar­e la spesa pubblica. Ad esempio quando si deciderann­o i Piani di investimen­to o le politiche di sviluppo di determinat­i ambiti». E c’è da scommetter­e che servirà anche al legislativ­o per valutare l’operato dell’esecutivo.

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