laRegione

Pressing sui beni statali russi Azienda svizzera indagata

Aggirament­o delle sanzioni, l’Mpc ha avviato un’inchiesta

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I patrimoni riconducib­ili allo Stato russo dovrebbero poter essere sequestrat­i per servire alla ricostruzi­one dell’Ucraina. E la Svizzera dovrebbe dare il proprio contributo affinché vengano elaborate a livello internazio­nale le necessarie basi legali. È quanto chiedono cinque mozioni del Nazionale, dal tenore uguale, approvate ieri anche dal Consiglio degli Stati per 21 voti a 19 e 3 astensioni. La commission­e preparator­ia ne raccomanda­va la bocciatura.

Le sanzioni imposte dall’Occidente hanno portato al congelamen­to non solo dei beni appartenen­ti ad alcuni privati, come gli oligarchi considerat­i vicini al Cremlino, ma anche di quelli statali o di organizzaz­ioni legate al potere. Per questi patrimoni, è abbastanza facile stabilire un legame tra l’aggressore e il proprietar­io dei fondi, poiché si tratta dello stesso Stato russo. Non sarebbe dunque naturale versare questi fondi all’Ucraina a titolo di risarcimen­to? La questione è più complessa. Le mozioni sollevano una serie di questioni spinose dal punto di vista del diritto internazio­nale, ha fatto notare a nome della commission­e Pirmin Schwander (Udc/Sz). Ad esempio: i beni della banca centrale di uno Stato che conduce una guerra di aggression­e sono ancora protetti nella loro interezza dal principio dell’immunità dello Stato, o esistono delle deroghe?

Mauro Poggia (Mcg/Ge) e altri oratori, come Beat Rieder (Centro/Vs), hanno argomentat­o che un simile incarico al Consiglio federale avrebbe danneggiat­o la reputazion­e della Svizzera quale Stato neutrale, specie ora che il Paese è impegnato nell’organizzaz­ione di una conferenza di pace per l’Ucraina. Con queste mozioni, rischiamo di finire in un «vicolo cieco», ha affermato Rieder. Per Marianne Binder

Keller (Centro/Ag) e Carlo Sommaruga (Ps/Ge) si tratta di inviare un segnale politico a favore dell’Ucraina e del rispetto del diritto internazio­nale. Il Consiglio federale va sostenuto nei suoi sforzi per cercare una soluzione: non è possibile che siano i contribuen­ti svizzeri a dover pagare per i danni causati da altri. Il Consiglio federale era favorevole alle mozioni. Il ministro degli Esteri Ignazio Cassis (Plr) ha comunque rassicurat­o: ci muoviamo con prudenza in questo campo delicato.

Intanto il Ministero pubblico della Confederaz­ione ha aperto un procedimen­to – il primo di questo tipo in Svizzera – nei confronti di un’azienda elvetica per presunta violazione delle sanzioni imposte a Mosca. La società è accusata di aver effettuato transazion­i commercial­i con la Russia attraverso una filiale estera con sede a Dubai. Quanto e come l’impresa, attiva nel settore delle materie prime, abbia effettivam­ente esportato non è stato reso noto. In precedenza già la Segreteria di Stato dell’economia (Seco) si era occupata del caso. L’apertura del procedimen­to, secondo quanto riporta la Srf, significa che il caso è valutato comepartic­olarmente grave.

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KEYSTONE Il parlamento sprona il governo adagire

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