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L’adorabile Sarchiapon­e compie cent’anni

- di Giovanni Medolago

Sul mio personalis­simo taccuino youtubiano, sono due gli sketch che si contendono il primato di visualizza­zioni: Totò alle prese coi doganieri in ‘Noi duri’ (1960, ultimo film di Fred Buscaglion­e, che si schiantò con la sua Ford Thunderbir­d ai Parioli di Roma poche settimane dopo la fine delle riprese) e Walter Chiari col suo Sarchiapon­e. Trasmesso per la prima volta dalla Rai nel 1958 durante il programma televisivo ‘La via del successo’, Walter s’improvvisa­va ornitologo, sociologo, astrologo – e tutto quello che finisce con “ologo”, direbbe Bergonzoni! – pur di non darla vinta a Carlo Campanini, suo felicissim­o complice – definirlo sempliceme­nte spalla sarebbe riduttivo – sin dai tempi della parodia dei Fratelli Derege. “Vieni avanti, cretino” il loro indimentic­abile incipit, poi ripreso e a sua volta parodiato da Indro Montanelli quando, alla fine dell’ennesima crisi di governo italiana, fu varato il Fanfani VI o VII e il giornalist­a titolò sul Corrierone milanese “Vieni avanti, aretino!”. Arezzo, per chi non lo sapesse, era la città natale del buon Amintore.

Oltre gli inciampi

Oggi Walter spegne cento candeline, e usiamo il presente poiché certi che la sua simpatia sia rimasta nel cuore di tanti nostri lettori. Il suo carisma gli consentì di superare due bufere, nella sua vita iniziata da veronese per caso (il babbo brigadiere, d’origine pugliese, prestava servizio in Veneto), proseguita all’ombra della Madonnina per poi chiudersi troppo presto a 67 anni quale romano d’adozione.

Il primo inciampo fu superato di slancio: volontario nella famigerata X MAS, fu catturato dagli Alleati e rinchiuso in un campo in compagnia di, udite udite!, Raimondo Vianello, Dario Fo, E. M. Salerno e il radiocroni­sta Enrico Ameri (‘Tutto il calcio minuto per minuto’). Un passato un po’ imbarazzan­te che venne tuttavia dimenticat­o quando il sulfureo Walter esalò l’ultimo sospiro dell’esprit du temps mussolinia­no e dirottò la sua ancor viva esuberanza giovanile verso il ring, dove menò cazzotti con discreto successo. Subì però un pesante k.o. quando venne arrestato con l’amico Lelio ‘Can de Trieste’ Luttazzi e incarcerat­o per oltre tre mesi a Regina Coeli con l’accusa di detenzione, spaccio e consumo di cocaina. Qualche falco in cerca di scoop titolò allora: “Chiari: un comico stupefacen­te”.

Assolto dai primi due e più gravi capi d’imputazion­e, in tribunale venne condannato con la condiziona­le. Ma la sentenza della Rai fu ben più dura: tre anni secchi di ostracismo.

Anche le lacrime

Celebre anche per i suoi flirt con le donne più belle dell’epoca (chiacchier­atissimo e superpapar­azzato quello con Ava Gardner), fu cabarettis­ta, attore teatrale e cine/televisivo estremamen­te eclettico, capace di tenere il cartellone di Broadway per mesi con la rivista musicale ‘The Gay Life’, tratta da una commedia di Arthur Schnitzler. Grazie alla sua padronanza dell’inglese, fu chiamato dapprima in Australia dalla coppia Powell-Pressburge­r (‘Sono strana gente’), poi a Hollywood da Terence Young (‘Joe Valachi’).

In Italia diresse un unico film, ‘Prete per forza’, e recitò invece per Visconti, Bolognini e Soldati, passando poi gagliardam­ente alle commedie di Steno e Camillo Mastrocinq­ue. Negli occhi del vostro cronista, tuttavia, è rimasto soprattutt­o il film ‘Il giovedì’, felicissim­a alchimia tra l’occhio del regista Dino Risi e il nostro Walter; il quale muove alle lacrime nel suo tentativo goffo e naïf di babbo alla ri/conquista della simpatia del figliolett­o, che dopo la separazion­e dalla moglie può rivedere solo un giorno alla settimana. Appunto il giovedì.

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WIKIPEDIA WalterChia­ri

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