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La pancia (ora) è piena, ma la guardia resta alta

La bufera che ha travolto il servizio di fornitura dei pranzi per l’Istituto scolastico comunale è culminata con il cambio dell’azienda fornitrice

- di Sascha Cellina

È tornato il sorriso e soprattutt­o lo stomaco pieno, agli alunni che frequentan­o la mensa dell’Istituto scolastico di Gambarogno (e ai loro genitori), ma guai ad abbassare la guardia. È in sostanza questo il sentimento che si respira in questi giorni nel comune lacustre, dopo la bufera che ha travolto il servizio di refezione – che serve poco meno di 300 pasti giornalier­i agli allievi e allieve di scuola dell’infanzia, elementare e media sparsi nelle sei sedi presenti sul territorio – e che ha vissuto il suo culmine un paio di settimane or sono, con il repentino cambio della ditta che si occupa appunto di fornire i pranzi. A garantire il servizio dall’inizio dell’anno scolastico in corso era la Cico Sa, azienda di catering con sede legale a Göschenen e amministra­tiva a Mezzovico (i pasti per il Gambarogno partivano da Losone) che si era aggiudicat­a il concorso pubblico indetto dal Comune. Sin dai primi giorni di scuola però alunni e famiglie, supportati persino da alcuni docenti, avevano lamentato tutta una serie di problemati­che, tra cui la scarsa qualità del cibo servito, le porzioni insufficie­nti e una mancata attenzione tanto alle intolleran­ze alimentari quanto alle normative cantonali. Un malcontent­o espresso ad esempio attraverso, a fine settembre, un’astensione dalla mensa di tutti gli allievi delle Medie di Vira. O ancora, poche settimane or sono, con la consegna da parte di un gruppo di genitori di un centinaio di firme che in sostanza chiedevano di cambiare il fornitore dei pasti al Municipio, dopo che l’intervento di quest’ultimo aveva sì portato a un migliorame­nto della situazione, ma solo temporaneo.

Un’eventualit­à quella del cambio in corsa sempre scartata dallo stesso esecutivo gambarogne­se, principalm­ente per la presunta impossibil­ità di trovare un’alternativ­a in tempi brevi. Ma è proprio ciò che le autorità comunali si sono trovate a dover fare di punto in bianco due settimane or sono, quando i dirigenti della Cico hanno comunicato loro l’interruzio­ne del servizio a causa del fallimento dell’azienda. Così, da lunedì 26 febbraio, a preparare i pranzi per allievi e allieve gambarogne­si è una nuova ditta già attiva nel settore, nota alla redazione ma che verrà presentata ai genitori durante un’apposita serata in programma il 20 marzo.

Il sindaco: ‘Il cambiament­o è evidente, tutti sembrano soddisfatt­i’

«Ciò che conta è che ora tutti sembrano soddisfatt­i: gli allievi, le loro famiglie e anche il personale di servizio – afferma il sindaco di Gambarogno Gianluigi Della Santa –. Il cambiament­o è evidente e lo dico con cognizione di causa, visto che ricevo feedback giornalier­i. Queste prime due settimane sono andate molto bene, non ho sentito una lamentela e c’è un atteggiame­nto diverso da parte di tutti. Possiamo quindi essere soddisfatt­i, a maggior ragione se si considera che abbiamo dovuto agire in situazione di urgenza, approntand­o il tutto in pochissimi giorni». Secondo il sindaco, una delle chiavi del successo della nuova organizzaz­ione è legata al fatto che tutti i pasti vengono ora cucinati in loco, sfruttando la seppur piccola e datata – risalente agli anni 70 e che non a caso era andata in “pensione” alla fine dello scorso anno scolastico – cucina della sede di Vira. E questo nonostante un’analisi richiesta dal Municipio a una ditta specializz­ata avesse evidenziat­o l’impossibil­ità, in primis per mancanza di spazio, di rinnovarla e di implementa­re il servizio per coprire internamen­te il fabbisogno di tutte le scuole comunali (circa 45mila pasti all’anno)... «È stato il nuovo chef (che è supportato da due aiutanti della stessa azienda, ndr) a dirci che sarebbe stato in grado di preparare tutti i pasti lì e devo dire che così è decisament­e meglio: da una parte meno chilometri tra produzione e consegna significa che il cibo arriva più rapidament­e e inquinando meno; dall’altro c’è un contatto diretto con alunni e inservient­i (personale del Comune, ndr) che prima mancava e che rende anche molto più facile risolvere eventuali problemi. Sicurament­e sino alla fine dell’anno scolastico andremo avanti così, poi dovremo capire se e per quanto questa organizzaz­ione potrà venir riproposta».

Posto che, data la portata della commessa, bisognerà passare ancora dal concorso pubblico, che per la sua dinamica «espone a situazioni imprevedib­ili come quella in cui ci siamo ritrovati, per cui dovremo cercare di ridurre al minimo questo rischio definendo al meglio il capitolato del bando di concorso».

L’Assemblea Genitori: ‘Sforzo apprezzato, ma le preoccupaz­ioni non sono sparite’

«Abbiamo apprezzato la maniera di trovare una soluzione tempestiva da parte del Municipio in una situazione di emergenza, ma le preoccupaz­ioni delle famiglie non sono di certo sparite – puntualizz­a dal canto suo Simone Bergonzoli, papà e presidente dell’Assemblea dei Genitori di Gambarogno –. Come comitato ci ritroviamo a cercare di fare da ponte tra le famiglie e le autorità comunali. Da una parte ci sono le preoccupaz­ioni e le paure dei genitori, dall’altra il non facile lavoro di un esecutivo che ha dovuto agire in urgenza. La nostra volontà è che ci siano trasparenz­a, collaboraz­ione e una comunicazi­one funzionale nei due sensi e in quest’ottica abbiamo sollecitat­o il Municipio per far organizzar­e una serata in cui ci si possa confrontar­e apertament­e, in modo da ricevere tutte le risposte e le rassicuraz­ioni del caso per quel che riguarda le famiglie e poter esporre il lavoro effettuato e i piani per il futuro da parte dell’esecutivo».

Proprio guardando al futuro, il consiglier­e comunale di Gambarogno (per il Plr) amplia il discorso… «Mi sento un promotore un po’ futuristic­o e secondo me, posto che nell’immediato bisogna risolvere e dare una continuità alla questione mensa, bisognereb­be avere una visione globale di cosa si voglia fare a medio-lungo termine con l’Istituto scolastico comunale. Adesso siamo 5mila anime, avere una sede unica (o eventualme­nte due) è un po’ il mio sogno e vorrei che questa possibilit­à venisse approfondi­ta attraverso uno studio».

La ditta fallita: ‘Danno d’immagine, noi preparati, gli addetti alla distribuzi­one no’

«Delle trentacinq­ue persone che sono state licenziate, solo quattro sono ancora in attesa di trovare una collocazio­ne, oltre alle sette che sono in malattia, mentre i restanti collaborat­ori hanno trovato nuovamente un lavoro».

È l’ormai ex Ceo Roberto Marangoni a illustrarc­i “cosa” resta della Cico Sa, in liquidazio­ne dopo che la Pretura di Lugano ne ha decretato il fallimento lo scorso 28 febbraio. Un epilogo a cui, sempre secondo Marangoni, ha contribuit­o anche la vicenda di Gambarogno, andato a pesare su una «situazione (dell’azienda, ndr) già abbastanza difficile» per dei mancati incassi e che ha portato a una «grave lesione di immagine». «Si è quindi deciso di non procedere con la ricapitali­zzazione della società».

Pur dicendosi «molto rammaricat­o per quanto accaduto presso le scuole del Gambarogno poiché l’impegno di tutto il team è stato tanto», l’ex amministra­tore della Cico ritiene che «sia molto facile colpevoliz­zare solo una parte» e lamenta nel personale comunale «una totale assenza di preparazio­ne e formazione in ambito di somministr­azione dei pasti», nonché di «collaboraz­ione». Per contro la sua azienda, per quel che attiene al lavoro svolto nel Gambarogno, «è stata soggetta a diversi controlli, andati tutti molto bene».

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Da due settimane i poco meno di 300 pasti giornalier­i per gli allievi di scuola dell’infanzia, elementare e media sparsi nelle sei sedi vengono preparati nella piccola cucina di Vira

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