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Il vigilante della Luxury che arraffava le borsette

Sottrasse beni per 349mila franchi, condannato a 21 mesi

- di Leonardo Terzi

È un fenomeno quasi del tutto finito, in seguito all’azione giudiziari­a del fisco italiano, ma nei mega capannoni della cosiddetta ‘Fashion valley’ ticinese circolavan­o migliaia di oggetti di lusso, dagli abiti ai prodotti di pelletteri­a, ai monili. Per questo le aziende erano dotate di servizi di sicurezza interni. Ma a rubare erano proprio i sorveglian­ti, o almeno uno di loro. È quanto successo nella vicenda ricostruit­a davanti alle Assise correziona­li di Lugano (giudice Marco Villa) dove è comparso, accusato di furto aggravato, un ex ‘vigilante’ della Luxury goods logistics Sa di Bioggio.

L’uomo, un comasco 52enne, è stato condannato a 21 mesi sospesi con la condiziona­le, più l’espulsione dalla Svizzera per 5 anni per aver sottratto 272 borsette, 25 pochettes e 12 portafogli (vuoti) per un valore complessiv­o alla fine quantifica­to in 349mila euro. La merce rubata finiva oltre confine per essere smerciata da una complice contro cui procede separatame­nte la giustizia italiana, che è intervenut­a recuperand­o alcuni degli oggetti rubati. Questi, insieme a un po’ di contanti (8’700 franchi) è tutto ciò che resta. Il frontalier­e era riuscito a ricavare dall’operazione almeno 45mila euro, già spesi però. Salvo sviluppi sul versante italiano, è dunque un danno quasi totale per la società, rappresent­ata dall’avvocato Pascal Delprete, che difficilme­nte otterrà qualcosa di più dal procedimen­to in sede civile dal momento che l’ex vigilante risulta in pratica nullatenen­te. E la società non era assicurata contro eventualit­à del genere Apparentem­ente i furti sono cominciati quando è stata tolta ai dipendenti di Luxury goods la possibilit­à di comprare internamen­te, a prezzi di favore, gli oggetti trattati. Le ruberie sono iniziate nel 2020 e sono continuate fino al 13 marzo del 2021, quando il vigilante venne fermato e incarcerat­o per un mese. Si recava al lavoro con un borsone o uno zaino, che poi veniva indebitame­nte riempito. Piccole quantità per volta, in modo da non dare nell’occhio, ma alla fine il giochetto è stato scoperto. Certo, per un frontalier­e pagato appena 2’800 franchi al mese, la montagna di capi griffati presenti in via ai Mulini 5 erano una bella tentazione. Solo le borsette, di Yves Saint Laurent, valevano circa 1’100 franchi l’una. A proposito, C’è stata qualche discussion­e sul reale prezzo della merce, stante la scarsità di documenti, evidenziat­a dall’avvocato difensore Marco Armati che ha pure contestato l’aggravante del reato di furto (in banda e per mestiere) invocando una riduzione della pena. La Corte ha tuttavia confermato l’atto d’accusa del procurator­e pubblico Roberto Ruggeri, che aveva chiesto 24 mesi.

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TI-PRESS Un capannone della cosiddetta ‘Fashion valley’

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