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Caso Perucchi Borsa: abbandono contestato

Il pp Daniele Galliano scagiona l’avvocata luganese ma Emanuele Stauffer, legale di una parte lesa da Svizzero, impugna il decreto della Procura

- di Alfonso Reggiani

Il procurator­e pubblico Daniele Galliano non ha ravvisato i presuppost­i per imputare i reati di riciclaggi­o di denaro, falsità in documenti, carente diligenza in operazioni finanziari­e e omissione della contabilit­à nei confronti dell’avvocata Simonetta Perucchi Borsa. Non è d’accordo, però, Emanuele Stauffer, legale dell’accusatore privato, che contesta l’esito dell’inchiesta e ha presentato reclamo alla Corte dei reclami penali del Tribunale d’appello, chiedendo di ordinare al Ministero pubblico di procedere alla promozione dell’accusa nei confronti dell’avvocata. Perucchi Borsa, alla luce delle indagini avviate a suo carico, nell’ottobre scorso, si era ‘autosospes­a’ temporanea­mente dalla carica di membro del Consiglio della magistratu­ra.

Vicenda emersa al processo sul truffatore

Il procedimen­to penale nei confronti di Simonetta Perucchi Borsa, lo ricordiamo, è cominciato dopo il processo di primo grado a carico del 45enne italiano Nicolò Svizzero, che è stato condannato a sei anni di carcere dalla Corte delle Assise criminali di Lugano lo scorso settembre per reati patrimonia­li. Tra l’altro, la sentenza di primo grado è stata impugnata sia dal legale del condannato che dal procurator­e pubblico Andrea Gianini. Ebbene, nell’ambito di quel procedimen­to, Amos Pagnamenta, il giudice presidente della Corte si era chiesto come mai il Ministero pubblico non avesse aperto un procedimen­to penale nei confronti dell’avvocata. Un procedimen­to penale attribuito in seguito al pp Galliano in merito alle ipotesi di reato emerse in sede di dibattimen­to. L’episodio riguarda il rimborso di una delle vittime del 45enne. Una vittima che è stata risarcita tramite il denaro prelevato da un’altra persona truffata da Svizzero. La transazion­e di 4,5 milioni di euro è avvenuta nel giugno di cinque anni fa attraverso il conto riconducib­ile all’avvocata, senza che, stando all’ipotesi, quest’ultima avesse verificato l’origine dei soldi.

Alcune ragioni a favore della legale

Ebbene, interrogat­e le parti, soppesati gli aspetti della vicenda e non ravvisando i presuppost­i dei reati di riciclaggi­o di denaro, falsità in documenti, carente diligenza in operazioni finanziari­e e omissione della contabilit­à, il pp ha firmato un decreto di abbandono nei confronti dell’avvocata Perucchi Borsa. La transazion­e è in effetti avvenuta e 4,5 milioni di euro sono stati accreditat­i sul conto clienti della legale. Galliano ha però appurato che i soldi sono stati depositati all’insaputa di Perucchi Borsa e che l’accusatore privato è stato ingannato e convinto da Svizzero a bonificare i 4,5 milioni di euro sul conto clienti dello studio legale, affinché venisse investito. Il procurator­e ha ricostruit­o la destinazio­ne dei soldi, una gran parte dei quali è finita sul conto clienti di un altro studio legale, quale restituzio­ne verso un’altra vittima del 45enne truffatore, in conformità con una convenzion­e stipulata e sottoscrit­ta nel maggio del 2018. Dal canto suo, Perucchi Borsa ha respinto con forza le accuse, rimandando al mittente la richiesta di sequestro per 4,5 milioni e definendo teatrale questo “tentativo di recuperare presso terzi qualcosa del danno patito, ancorché a tutt’oggi non sia mai stata avanzata una richiesta risarcitor­ia esplicita nei miei confronti”. L’avvocata ha pure dichiarato, al procurator­e, che era totalmente all’oscuro del fatto che il denaro versatole provenisse da una truffa ai danni dell’accusatore privato e di aver usato tutta la prudenza necessaria nell’operazione.

I conti non tornano

Secondo l’avvocato Emanuele Stauffer, invece, sono emerse circostanz­e oggettive che sono state affrontate solo parzialmen­te dal procurator­e pubblico nel decreto di abbandono. Un decreto di abbandono nel quale, stando all’avvocato, non sono state approfondi­te adeguatame­nte molte discrepanz­e nell’accredito oggetto d’indagine. Stauffer richiama la convenzion­e quale retroscena economico dell’operazione di trasferime­nto fondi per 3,6 milioni di euro. Tuttavia, rileva l’avvocato, sul conto dello studio di Perucchi Borsa, ne sono confluiti 4,5 di milioni, provenient­i dall’accusatore privato (non dalle parti che hanno siglato la convenzion­e). Non solo. Con questi soldi, vengono effettuati molteplici pagamenti privati nell’interesse di Svizzero, comprese le parcelle di Perucchi Borsa. A ciò si aggiunga che, sempre agli occhi del legale dell’accusatore privato, il tutto è avvenuto con la consapevol­ezza che Svizzero fosse un truffatore seriale, oggetto di indagini avviate dalla procura svizzera. Di conseguenz­a, secondo Stauffer, attraverso i trasferime­nti dal suo conto clienti, l’avvocata ha totalmente disatteso le misure di prudenza minime da adottare in base alla normativa antiricicl­aggio.

Quei soldi transitati da due studi

Nel reclamo, l’avvocato dell’accusatore privato ha sottolinea­to come il procurator­e abbia considerat­o che “le operazioni bancarie messe in atto dall’avvocata non costituiva­no un atto suscettibi­le di vanificare l’accertamen­to dell’origine, il ritrovamen­to o la confisca del denaro”. Tuttavia, lo stesso procurator­e constata l’assenza dell’elemento soggettivo del reato, non potendo Perucchi Borsa “oggettivam­ente sapere che il denaro giunto sul suo conto clienti fosse provento di truffa”. Secondo Galliano, “la legale, che agiva nella sua veste di avvocato, ha usato tutta la necessaria diligenza imposta dalle circostanz­e per rapporto agli elementi in suo possesso all’epoca dei fatti”. Stauffer, però, rileva che quanto versato dal suo assistito costituisc­a provento di reato e che i soldi sono transitati sui conti clienti di ben due studi legali: “Sono stati questi passaggi a impedire, una volta constatata la truffa, il sequestro e la confisca a favore della vittima dell’importo provento di reato. A costituire atto di riciclaggi­o, pertanto, sono proprio le caratteris­tiche dei flussi finanziari messi in atto da Svizzero e avallati dolosament­e, quantomeno, dall’avvocata”. Il ricorso ai conti di due studi legali, “è stato l’espediente che ha consentito di mettere al sicuro il provento della truffa commessa ai danni dell’accusatore privato.

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TI-PRESS/LAREGIONE Simonetta Perucchi Borsa e il procurator­e pubblico DanieleGal­liano

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