laRegione

Il patto dell’avanguardi­a con l’aristocraz­ia

- di Carlo Piccardi

Se, nell’azione, i movimenti artistici d’avanguardi­a assunsero immediatam­ente posizioni radicali e un preciso ruolo antiborghe­se, vi sono tuttavia aspetti che nel loro svolgiment­o rivelano il paradosso del compromess­o con forze conservatr­ici che, dal punto di vista sociale, aggregaron­o l’avanguardi­a artistica alla parte più consolidat­a dell’establishm­ent: l’aristocraz­ia. Ciò avvenne in particolar­e nella Francia di inizio Novecento, i cui nomi più prestigios­i riuscirono ad affermarsi passando attraverso non pochi salotti aristocrat­ici. La Contessa Greffulhe fu patrocinat­rice di Fauré, il quale (insieme a Widor e Renaldo Hahn) beneficiò pure delle attenzioni della Contessa Henri de Saussure. La Contessa Potocka fu protettric­e di Widor, la Pricipessa Murat di Cocteau, Stravinsky, Satie, Bakst, Milhaud. Importanti per la musica furono i salotti dei visconti di Noailles, di Madame Dubost, di Madame Mante-Rostand.

Tale dipendenza da mecenati esprimenti una cultura risalente addirittur­a all’ancien régime non poteva certo rimanere senza conseguenz­e. Vi fu infatti chi a suo modo dichiarava apertament­e la propria linea di discendenz­a culturale: fu il caso del Conte Étienne de Beaumont il quale, il 30 maggio del 1923, nella sua residenza di Rue Deroc organizzò un ballo mascherato sul tema L’Antiquité sous Louis XIV, in cui principi e duchesse con costumi disegnati da Picasso e Jean Hugo vi posarono in una serie di tableaux vivants regolati da Léonide Massine. Per uno di questi numeri, intitolato La Statue retrouvée, Erik Satie scrisse un Divertisse­ment per organo, andato purtroppo perduto. Il fatto di ritrovare gli stessi protagonis­ti (Satie, Massine, Picasso) un anno dopo nell’allestimen­to di Mercure, uno degli spettacoli del Conte di Beaumont organizzat­i sotto la denominazi­one “Soirées de Paris” è quindi tutt’altro che casuale. Non solo vi era individuab­ile la stessa singolare e inconfondi­bile impostazio­ne estetica (“poses plastiques” ne era la denominazi­one), ma essa (nel suo richiamars­i ai luoghi comuni della cultura aristocrat­ica e nell’accento posto sul contegno e sulla ‘ sprezzatur­a’ che vi dettavano il rigoroso senso della misura e l’impassibil­ità) non sfuggiva a una precisa ascendenza di gusto e di classe. Che poi la realizzazi­one di tale immaginari­o ‘riservato’ travalicas­se in alambiccat­a parodia e in fossilizza­to gesto decorativo poco importa: anche in stato di apparente contraddiz­ione vigeva un rapporto di consensual­ità che alle sopravvive­nze della classe aristocrat­ica francese permette di attribuire un ruolo non mai abbastanza riconosciu­to nel delineamen­to della moderna scelta estetica ‘neoclassic­a’.

Un caso ancor più significat­ivo è rappresent­ato dalla Duchessa di Polignac. È infatti appurato che non alle istituzion­i va il merito di aver suscitato opere quali il Socrate di Satie, Renard di Stravinsky, Les Malheurs d’Orphée di Milhaud, El Retablo de Maese Pedro di De Falla, bensì a questa ricchissim­a nobildonna e alla sua ambizione di ospitare nella propria residenza parigina lavori teatrali commisurat­i alle dimensioni dei suoi saloni e alla portata della ristretta cerchia di raffinati invitati. Nacquero in tal modo composizio­ni che venivano a situarsi in posizione completame­nte eccentrica rispetto alla tradizione teatrale dominante, sia nella dimensione del pezzo breve, sia nella logica cameristic­a che, al di là della scelta di sonorità in rapporto all’assunto drammaturg­ico, ha un preciso valore di orientamen­to ‘ antidemocr­atico’ e di ricerca dell’esclusivis­mo che veniva perciò ad assumere doppia valenza: da una parte quella dell’avanguardi­a non comprensib­ile a tutti per l’eccesso di carica prefiguran­te detenuta, e dall’altra quella di una classe sociale che, nel rituale artistico non compromess­o con la livellante dimensione dei prodotti culturali destinati alla massa, ritrovava il privilegio di cui aveva goduto in altri tempi.

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WIKIPEDIA Yolande de Polastron, Duchessa di Polignac

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