Traduttrici e traduttori, l’A*dS difende la professione
‘L’Ia non può essere l’alternativa alla traduzione umana’
Dal 15esimo Simposio svizzero delle traduttrici e dei traduttori organizzato come ogni anno dall’A*dS, Autrici e Autori della Svizzera, arriva una presa di posizione (disponibile integralmente su www.a-d-s.ch ) sul crescente ricorso all’intelligenza artificiale (Ia) nel campo della traduzione, per la quale la professione dei traduttori e delle traduttrici rischia di perdere gran parte del suo prestigio e del suo valore.
Tempo, confronto critico, copyright
Per analizzare il fenomeno in Svizzera, un progetto guidato dalla traduttrice Anita Rochedy ha condotto un ampio studio finanziato da Pro Helvetia, avente come oggetto i traduttori attivi in Svizzera nel settore dell’editoria libraria, indipendentemente dalla loro affiliazione all’A*dS. A un gruppo di cinque traduttori è stato affidato il compito di lavorare su un testo tradotto dall’Ia seguendo istruzioni diverse (incluso l’utilizzo di DeepL come dizionario).
Gli esiti dettagliati dello studio, anch’essi disponibili sul sito web di A*dS, sono qui riassunti in sintesi: “La revisione di un testo pre-tradotto dall’Ia – si legge – comporta, nella migliore delle ipotesi, un guadagno di tempo pari a zero, nella peggiore una perdita di tempo enorme”; la traduzione richiede “capacità di riflessione e analisi nonché una sensibilità che le macchine ancora non possiedono”. Pensare che la traduzione possa fare a meno della componente creativa e riflessiva umana “mette a repentaglio una professione” e “porta a un impoverimento della lingua”. Inoltre, “potrebbero diventare accettabili testi di cui nessuno si assume la responsabilità; la dimensione sociale e la mediazione interpersonale, premesse di ogni traduzione, scomparirebbero; verrebbe meno il confronto critico con i testi”. C’è poi la questione del copyright: “Le traduzioni dell’Ia esistono solo perché essa sfrutta il lavoro pregresso di traduzioni umane, alcune delle quali protette da copyright”. Si entra così nella zona grigia della ‘creazione intellettuale’ intesa in senso giuridico”.
Urge ‘una chiara politica’
Partendo dal presupposto che le traduzioni letterarie generate dall’Ia “non possono essere un’alternativa alle traduzioni frutto della creazione umana”, ed esprimendosi a tutela della professione, l’A*dS chiede “totale trasparenza nell’uso dell’intelligenza artificiale nella traduzione; i testi pre-tradotti dalle macchine devono essere contrassegnati come tali”; “obbligo di autorizzazione (cessione dei diritti) e partecipazione ai ricavi quando le traduzioni vengono utilizzate per addestrare l’Ia”; “una chiara politica normativa per regolamentare l’uso dell’Ia e la rinuncia a sovvenzionare le traduzioni generate dall’Ia stessa”.