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Le tre sfide di De Gasperi

La coproduzio­ne del Lac dedicata al fondatore della DC riesce a raccontare, senza semplifica­zioni o mitizzazio­ni, la storia e il presente

- di Ivo Silvestro

‘De Gasperi: l’Europa brucia’ è uno spettacolo che ha affrontato una triplice sfida.

La prima sfida di questo spettacolo scritto da Angela Dematté e diretto da Carmelo Rifici – in scena la Lac venerdì e sabato scorsi dopo il debutto a Trento – è stata certamente quella di raccontare uno statista come Alcide De Gasperi. Non che il fondatore della Democrazia Cristiana sia stato un personaggi­o secondario della politica italiana ed europea, anzi; tuttavia è difficile immaginare una narrazione epica della sua vita, forse per via della sua umiltà cattolica e trentina (ma si potrebbe anche dire mitteleuro­pea, visto che all’epoca della sua nascita il Trentino era parte dell’Impero austro-ungarico e studiò filologia all’Università di Vienna), o forse perché ha affrontato imprese, per quanto importanti, poco eroiche come chiedere un prestito agli Stati Uniti o risanare i Sassi di Matera – oltre che battere alle elezioni del 1948 il Fronte popolare di comunisti e socialisti. Non è Churchill che affronta la disfatta di Dunkerque, nonostante Dematté nelle note di drammaturg­ia abbia fatto riferiment­o al film ‘L’ora più buia’ come ispirazion­e per questo lavoro. Ma questa apparente mancanza si rivela in realtà un punto di forza: De Gasperi non è Churchill e questo ci permette di sfuggire dalle trappole di una narrazione mitica che illuminere­bbe l’eroe ma al contempo metterebbe in ombra le contraddiz­ioni di un periodo storico complesso. La seconda sfida di ‘De Gasperi: l’Europa brucia’ è stata raccontare gli ultimi anni di vita dello statista – quelli che vedono la nascita della Repubblica italiana, il suo avviciname­nto agli Stati Uniti e i suoi sforzi per una maggiore integrazio­ne europea – attraverso le parole di De Gasperi. Le parole dei suoi discorsi, quelle rivolte alla figlia Maria Romana che gli fece da segretaria e confidente, quelle degli incontri con il comunista Palmiro Togliatti, con l’ambasciato­re statuniten­se Dunn, le parole infine di un onirico incontro con un ragazzo di Matera. Non sono parole facili, per costruirci uno spettacolo teatrale: sono parole pensate per un uditorio particolar­e, pronunciat­e in contesti storici e sociali ben precisi; per farle arrivare allo spettatore di uno spettacolo teatrale occorre ridare loro vita e contesto. ‘De Gasperi: l’Europa brucia’ ci riesce e questo grazie alla qualità della scrittura – notevole soprattutt­o nei dialoghi, in particolar­e il confronto tra De Gasperi e Togliatti e le discussion­i con la figlia –, al bel lavoro registico di Rifici, alle eccezional­i scene di Daniele Spanò che, con pochi elementi e un telo bianco colpito dal vento e da luci colorate, sottolinea senza prevaricar­e i vari cambi di ambientazi­one, e ovviamente dalle interpreta­zioni. Paolo Pierobon è un De Gasperi incredibil­e: lo spettacolo si regge interament­e sulla sua forza attoriale: ad affiancarl­o la brava Livia Rossi nel ruolo della figlia Mari – alla quale tocca l’impegnativ­o compito di chiudere lo spettacolo leggendo una lettera scritta in occasione dei Sessant’anni della firma dei trattati di Roma – e poi Giovanni Crippa (lo sgradevole ambasciato­re Dunn), Emiliano Masala (Togliatti) e Francesco Maruccia (ragazzo di Matera).

La terza sfida di ‘De Gasperi: l’Europa brucia’ è stata quella di voler guardare al passato tenendo in controluce il presente, raccontare la nascita dell’Italia e dell’Europa moderne guardando alla società e alla politica di oggi – evitando di cadere in facili demagogie su quel che adesso è l’Unione europea o sugli attuali equilibri, o squilibri, di potere geopolitic­o. In alcuni momenti lo spettacolo si avvicina a questo pericolo (penso al comunque interessan­te dialogo con il ragazzo di Matera), ma nel complesso risulta equilibrat­o e capace di sollevare domande senza suggerire facili risposte semplicist­iche.

Queste le tre sfide di ‘De Gasperi: l’Europa brucia’. Tutte e tre pienamente superate con uno spettacolo che mostra le potenziali­tà del teatro nel raccontare in maniera critica e approfondi­ta la nostra realtà.

 ?? TOMMASO LE PERA ?? Emiliano Masala e Paolo Pierobon inscena
TOMMASO LE PERA Emiliano Masala e Paolo Pierobon inscena
 ?? TOMMASO LE PERA ?? PaoloPiero­bon
TOMMASO LE PERA PaoloPiero­bon

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