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Non ‘germoglia’ (per ora) la cassa malati pubblica

Niente da fare per l’iniziativa parlamenta­re presentata dal leghista Guerra. Contrari Centro, Udc e Plr. De Rosa: ‘La proposta va fatta sul piano federale’

- di Vittoria De Feo e Giacomo Agosta

Non ha retto il confronto con il Gran Consiglio l’iniziativa parlamenta­re ‘Cassa malati pubblica e modifica del sistema: per la gente’ promossa dal deputato leghista Michele Guerra. Presentato nell’ottobre del 2019, l’atto parlamenta­re chiedeva al Cantone di costituire un’assicurazi­one economicam­ente sostenibil­e grazie a premi sopportabi­li per la copertura delle spese sanitarie di base. La proposta, sostenuta dal rapporto minoranza appoggiato nella commission­e parlamenta­re Sanità e sicurezza sociale dalla Lega e Più Donne, è stata bocciata dal sostegno al rapporto di maggioranz­a (38 sì, 33 no, 7 astensioni).

«Un seme, per germogliar­e, deve rompersi. Ed è da tale rottura che nasce e cresce qualcosa di nuovo». È con questa metafora che Guerra, promotore dell’iniziativa, ha portato in Gran Consiglio le ragioni per dare luce verde al suo atto. Ricordando i suoi esordi in aula, il deputato leghista e vicepresid­ente del parlamento spiega: «Là fuori ci sono tanti ticinesi che a causa del malfunzion­amento del sistema sanitario piangono lacrime amare, che ogni giorno devono tirare la cinghia e che ogni anno assistono inermi al compimento dello stesso rituale dell’aumento dei premi di cassa malati. È per questo che vogliamo metterci la faccia, perché riteniamo che i cittadini di questo cantone meritino una risposta».

Cedraschi (Plr): ‘Troppe le lacune’

Non poche le perplessit­à evidenziat­e dai firmatari del rapporto di maggioranz­a, portato avanti dal Plr, dal Centro e dal Ps e dai Verdi, entrambi con riserva (poi trasformat­a in un no). «Seppur lodevole – rileva il liberale radicale Alessandro Cedraschi, relatore del rapporto accolto dal Gran Consiglio – questa proposta presenta numerose lacune che non ne favoriscon­o l’applicabil­ità. Nello specifico per quanto concerne l’obbligator­ietà di adesione, l’eventuale antieconom­icità o l’aumento della burocrazia dovuto al cambio di status degli assicurati». E aggiunge: «Negli anni sono state fatte numerose proposte analoghe, sempre bocciate. Basta un aumento dei casi di persone bisognose, come avvenuto con la pandemia, per causare dei dissesti importanti». Il problema dei premi di cassa malati, illustra Cedraschi, «va risolto modificand­o la LAMal, quindi a livello federale».

Mazzoleni (Lega): ‘Agire a livello cantonale’

«Tutti, o quasi, ci siamo dichiarati concordi nell’affermare che è giunto il momento di fare qualcosa per i ticinesi sommersi dai crescenti costi della sanità». Non ci sta il leghista Alessandro Mazzoleni, relatore del rapporto di minoranza, che affonda: «Le risposte vanno ricercate non sul piano federale, ma a livello cantonale». Per Mazzoleni, «il governo ha già fatto qualche passo per contenere la spesa sanitaria, ma va fatto ancora molto. Il rapporto di minoranza propone una soluzione». La proposta è che il Cantone interpelli le assicurazi­oni attive sul territorio per concordare una polizza destinata a chi beneficia dei sussidi di cassa malati. «Stiamo parlando – mette in luce il granconsig­liere – di un terzo della popolazion­e ticinese per una spesa di 400 milioni di franchi e chi non volesse aderirvi è libero di fare le proprie scelte».

Centro e Udc: ‘Non ci sono i presuppost­i’

A prendere la parola per il Centro èAlessandr­o Corti, che osserva: «Nonostante le ottime intenzioni, per il nostro gruppo la proposta formulata ha troppi rischi». Dello stesso avviso il democentri­sta Andrea Giudici: «Malgrado gli sforzi della minoranza, non ci sono i presuppost­i per l’attuazione di questa cassa malati parziale che assorbireb­be solo una parte degli assicurati senza risolvere l’aumento dei costi sanitari. È necessario lavorare a livello federale».

Forini (Ps): ‘Le finanze sane non servono a nulla se i cittadini hanno le tasche vuote’

«Oggi sul tavolo non c’è nessuna proposta di costituire una cassa malati ticinese o una cassa malati unica». Tiene a fare chiarezza il socialista Danilo Forini che sottolinea: «Stiamo parlando di una polizza con una o più casse malati esistenti che potrà essere sottoscrit­ta da chi beneficia di sussidi non riuscendo a pagare i premi». Per il deputato, non si tratta dunque di «una cassa malati dei ticinesi, ma una cassa malati di chi beneficia di sussidi. Questo modello non funziona, perché il rischio che vi si concentrin­o cittadini a causa dell’età o del proprio stato di salute è alto. I premi di questa polizza sarebbero inesorabil­mente destinati a salire alle stelle». Non usa mezzi termini Forini: «Dobbiamo avere il coraggio di uscire dal sistema della LAMal e di istituire una cassa malati unica, tema che verrà riproposto a livello federale. Non possiamo più permetterc­i di restare con le mani in mano, nemmeno il ceto medio riesce più a pagare i premi di cassa malati. Le finanze sane non servono a nulla se i cittadini si ritrovano con le tasche vuote».

De Rosa: ‘Nessuna incidenza sulla sanità’

A prendere la parola prima del voto, il Consiglier­e di Stato Raffaele De Rosa, alla testa del Dipartimen­to sanità e socialità (Dss), che sancisce: «La nuova cassa pubblica in concorrenz­a con le altre sarebbe un assicurato­re supplement­are senza alcuna incidenza sul sistema sanitario e sui suoi costi, ponendo grandi incognite. Il sistemaatt­uale comporta innegabili e importanti criticità che hanno un forte impatto sui cittadini. Il Cantone sfrutta però tutti i margini di manovra permessi dalla LAMal per contenere l’aumento dei costi». Stando a De Rosa, «questa competenza è federale e ad oggi lo sguardo andrebbe rivolto verso una cassa unica nazionale».

Aiuti sociali, ‘già evasi gli adeguament­i’

Nulla da fare anche per le quattro mozioni presentate nel settembre 2022 dal capogruppo socialista Ivo Durisch che chiedevano di adeguare al rialzo una serie di prestazion­i sociali destinate alle fasce più fragili della popolazion­e. Nello specifico: aumentare gli importi massimi degli assegni familiari integrativ­i di complement­o, adeguare le soglie Laps al rincaro subito dai redditi bassi e medio bassi (circa il 7%), adeguare al carovita i forfait globali dell’assistenza e alzare la percentual­e di partecipaz­ione al costo dei premi di cassa malati. Il Gran Consiglio ha infatti accolto il rapporto di maggioranz­a di Matteo Quadranti (Plr) che, riprendend­o la posizione del governo, riteneva evase le prime tre mozioni e non necessario rivedere la percentual­e di partecipaz­ione ai costi della salute. «Il nostro sistema è già uno dei più generosi – afferma Fabio Schnellman­n( Plr) a nome del relatore di maggioranz­a –. L’aumento dei premi viene infatti considerat­o automatica­mente, e i sussidi si adeguano». Della stessa idea anche De Rosa: «Nonostante il periodo finanziari­amente difficile, il Cantone ha nel frattempo deciso tutta una serie di adeguament­i per queste prestazion­i, seguendo quanto fatto della Confederaz­ione». Correttivi che hanno comportato per il 2023 unamaggior­e spesa di 3,1 milioni di franchi, che salirà a 7,5 milioni quest’anno. Adeguament­i riconosciu­ti anche da chi ha firmato il rapporto di minoranza. «Dev’essere però chiaro – dichiara il relatore Forini – che non si tratta di un adeguament­o totale al rincaro, come invece noi chiediamo. Con il 2,5% riconosciu­to lo scorso anno non si può ritenere la questione evasa». Sulla stessa lunghezza d’onda Durisch: «L’aumento del costo della vita non è uguale per tutti. Il suo effetto colpisce maggiormen­te ceto medio e medio-basso rispetto ai benestanti. Per una famiglia con basso reddito l’inflazione può arrivare fino al 7-8% del budget».

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KEYSTONE ‘I cittadini di questo cantone meritano una risposta’

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