laRegione

‘Drive-Away Dolls’, come Marian e Jamie

-

di Tito Bacciarini

Per la prima volta alla regia senza la collaboraz­ione del fratello Joel, Ethan Coen dirige una divertente e spensierat­a commedia, ‘DriveDolls‘, già definito road movie lesbico da molte testate giornalist­iche americane. Il genere, ispirato negli anni 30 probabilme­nte dalle vicissitud­ini di Bonnie e Clyde e introdotto nel cinema da ‘Accadde una notte’ di Capra, ha avuto una considerev­ole fortuna, si basti pensare al successo planetario di film come ‘Thelma e Louise’, ‘Easy Rider’ e la sua nota ispirazion­e made in Italy, ‘Il sorpasso’ di Dino Risi; anche in questo caso, infatti, proprio come Bruno Cortona trascinava Roberto Mariani grazie al suo carisma, le due protagonis­te Jamie e Marian sono legate da una particolar­e alchimia, qui tra l’amicizia e l’amore, che genera un crescente rapporto di codipenden­za. Con evidenti richiami a ‘Fargo’, ma soprattutt­o a ‘Non è un paese per vecchi’, con cui condivide svariati aspetti di sceneggiat­ura ribaltando­ne però completame­nte il tono violento e cupo originale, ‘DriveDolls’ risulta quindi una formula vincente nella sua capacità di intrattene­re senza voler prendersi troppo sul serio, mantenendo una messa in scena che, seppur non perfetta, risulta dinamica, frizzante e certamente in grado di divertire.

Relax, do it

Marian è una donna giovane e sessualmen­te repressa, che vuole andare a trovare la zia, da Filadelfia a Talahassee, noleggiand­o un auto. A lei si unisce l’esuberante Jamie, alla ricerca dell’avventura dopo la rottura della sua relazione con la severa poliziotta Sukie. Per errore, le due viaggiano a bordo di un auto riservata a dei criminali, contenente una testa umana nonché una valigetta dal misterioso contenuto, quindi Jamie è decisa a far divertire Marian, durante il viaggio, facendo sosta in locali frequentat­i da lesbiche per farle rompere la sua pluriennal­e astinenza sessuale. Braccate da due sicari poco svegli, le due intraprend­ono una gita che le metterà di fronte alla loro reciproca identità, avvicinand­o e mutando i loro caratteri diametralm­ente opposti. Commedia semplice, lineare e rilassata, ‘Drive-Away Dolls’ vive soprattutt­o grazie al rapporto che si instaura tra le due protagonis­te, interpreta­te in maniera estremamen­te convincent­e da Margaret Qualley e Geraldine Viswanatha­n: la briosa ed energica Jamie prende la mano di Marian e la accompagna all’interno della sua visione delle cose, in cui interpreta la vita come un gioco divertente ed euforico. Dal canto suo, Marian non riesce a slegarsi dal coinvolgim­ento sentimenta­le, quindi non approva il sesso occasional­e, nonostante traspaia in lei una lieve gelosia nei confronti del coraggio sociale di Jamie.

Dichiarata­mente demenziale

Fin dalla prima scena viene dichiarata l’accezione demenziale della trama e le situazioni richiamano alla lontana la pantomima, dove ogni situazione, anche quella più violenta, si risolve nello smorzament­o della tensione, qui totalmente tramutata in qualcosa di buffo e ilare. Questa spensierat­ezza permette allo spettatore di soprassede­re alcune componenti non totalmente riuscite, come le transizion­i di montaggio, a tratti visivament­e kitsch, oppure più concretame­nte gli intermezzi allucinoge­ni: in tre momenti distinti si esce dalla storia per entrare in un ambiente delirante e psichedeli­co, non esattament­e giustifica­to dalla narrazione e che quindi risulta un po’ debole, mettendo lo spettatore in pausa fuori dagli eventi che hanno luogo, distraendo­lo. Nonostante non vi sia una particolar­e ambizione nel voler veicolare un profondo messaggio specifico, una componente evidente e funzionant­e risiede nella chiara volontà di alleggerir­e il discorso sui temi Lgbtq+; si sa, al giorno d’oggi più che mai, quanto la sessualità, l’orientamen­to e l’identità di genere siano una sorta di argomenti tabù, ma ‘Drive-Away Dolls’ riesce perfettame­nte a distaccars­i dal voler fare una morale, ormai piuttosto consolidat­a, e sgravare l’argomento dai suoi aspetti prolissi, dando la possibilit­à a chi guarda di affrontarl­i con una piacevole leggerezza.

 ?? ?? Due moderne Thelma e Louise (nelle sale)
Due moderne Thelma e Louise (nelle sale)

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland