Sospeso il processo per gli abusi sul Tilo
Mancano dei documenti ufficiali su data e luogo di nascita. L’imputato afferma di avere sedici anni, ma dall’esame radiografico risulta che ne abbia diciannove
Maggiorenne o minorenne. Quanto successo ieri mattina in aula è stato una ricerca di ospedali inesistenti, continue frasi contraddittorie che hanno fatto sbottare anche l’impassibile giudice Francesca Verda Chiocchetti alla ricerca del luogo e della data di nascita dell’imputato. Un uomo algerino, richiedente l’asilo a Pasture, di 19 anni, stando a quanto stabilito dall’esame radiografico, anche se lui in aula ha dichiarato di essere nato nel 2007, è la persona che è comparsa davanti alla Corte delle Assise criminali presieduta da Verda Chiocchetti (giudici a latere Siro Quadri e Monica Sartori-Lombardi) in quanto accusata della violenza carnale avvenuta, nei confronti di una 15enne, sul Tilo da Lugano a Chiasso l’8 ottobre 2023. Oltre alla violenza è pure accusato di contravvenzione alla legge sugli stupefacenti, ripetuta. In quell’occasione erano presenti anche altre due persone, una non è stata identificata, l’altra, invece, è già stata condannata dal Tribunale dei minorenni a un anno di carcere, il massimo della pena per un minore. Per il sedicente sedicenne algerino il giudizio è però sospeso; la Corte ha infatti invitato la difesa «a produrre i documenti riguardanti la data di nascita entro 3 giorni». Il dibattimento è quindi stato sospeso e verrà riaggiornato nelle prossime settimane.
Sono nato in questa data, anzi no
Prima della fase d’interrogatorio, l’avvocato della difesa Felice Dafond ha preso la parola mettendo in dubbio gli esami radiografici svolti dalla polizia per stabilire l’età dell’imputato: «Io conosco la mia età perché in Svizzera ci sono i registri, ma all’estero non sempre è così. La radiografia della mano non può accertare completamente la sua età, quei test radiografici si basano su tabelle di dati raccolti negli Stati Uniti tra le due grandi guerre, dati non conformi ai valori odierni. Il metodo utilizzato è controverso e tarato su persone di altri continenti». L’interrogatorio è stato caratterizzato da frasi contraddittorie con l’algerino che ha sostenuto in aula di essere minorenne. Rispondendo alla domanda della giudice sul cambiamento di versione riguardo all’età, il giovane ha spiegato che «alla Farera, chiacchierando con altri detenuti, mi hanno detto di prendermi le mie responsabilità e ho ricevuto anche degli sputi da parte loro. Ho seguito quanto mi hanno consigliato e nei giorni scorsi ho affermato di essere maggiorenne. Ora però voglio dire la verità, sono nato nel 2007». La discussione sulla controversa data di nascita è poi passata alla data del suo compleanno, prima indicata in un giorno, poi un altro e infine, in aula, nel giro di pochi secondi, l’imputato ha affermato due date diverse. «Lei sta sparando i numeri come se fossimo alla tombola», è stato il commento della giudice.
Anche la città natale pare ignota
La discussione si è animata anche sul luogo di nascita, prima in un ospedale, poi in un altro. E anche in questo caso la giudice ha trovato contorto tutto il racconto. «Lei ci sta prendendo in giro, abbiamo sprecato 30 minuti a cercare l’ospedale che ci ha indicato e che non c’entra niente, ci dica dove è nato». Il teatrino è continuato con altri nomi di ospedali inventati e inesistenti, malgrado la giudice gli abbia mostrato un documento con tutti i nosocomi presenti in Algeria.
‘È un bugiardo’
Per la procuratrice pubblica Petra Canonica
Alexakis , quanto successo in aula è condizionato dalla condanna che ha preso il suo correo: «Per la terza volta l’imputato modifica la sua età e oggi, con una tempistica sospetta, dichiara di essere minorenne. Ammette di avere 16 anni anche se esteticamente non sembra così. Quanto successo oggi è solo a fini di convenienza. Avrà saputo quanto ha preso il correo e spera di beneficiare anche lui delle sanzioni che vengono emesse dal Tribunale dei minorenni. L’imputato non è credibile, come non lo è stato durante il corso dell’inchiesta». Anche l’avvocato patrocinatore dell’accusatrice privata Fiammetta Marcellini è stata concorde con la pp e ha dichiarato che l’algerino «ha continuato a mentire. Ha dato delle spiegazioni contorte alla pp affermando anche che è stata la polizia a sbagliare».
La giudice ha infine dato all’imputato un documento, riguardante lo svincolo medico per chiedere all’ospedale e alle autorità francesi (il luogo dove l’imputato afferma di essere stato prima di venire in Svizzera) i certificati medici attestanti la sua nascita e la sua età. La Corte si è in seguito riunita per capire con che modalità procedere nei confronti del presunto 16enne e decidendo, come detto in apertura, di sospendere il processo.
Quella tragica mezz’ora in treno
Da quanto è emerso dall’accusa promossa dalla pp i fatti sono avvenuti l’8 ottobre già alla stazione di Lugano. La 15enne ubriaca stava aspettando il treno delle 6.36 diretto a Chiasso ed è stata avvistata dai tre uomini. Appena salita, la giovane si è diretta in bagno e, una volta fuori, c’erano i tre ad aspettarla. Il minorenne già processato l’ha dunque accompagnata sui sedili e ha iniziato a palpeggiare e a baciare la ragazza in dormiveglia che nel frattempo cercava di respingerlo e voltava la faccia per non essere baciata. In quegli istanti l’algerino camminava avanti e indietro sul vagone per verificare che non ci fosse nessuno. In seguito il minorenne ha portato in bagno la giovane che si muoveva ‘a peso morto’ e ha commesso la violenza carnale con un rapporto completo, mentre l’algerino aspettava ‘il proprio turno’ fuori dalla porta. Stando all’atto d’accusa, solo l’arrivo del treno alla stazione di Chiasso ha impedito che avvenisse anche un secondo rapporto sessuale.