laRegione

Insegnamen­ti di vita

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Jean-Louis Scossa, già granconsig­liere, membro comitato Costituzio­ne Radicale

Oggi Alfredo Giovannini, già Presidente del Gran Consiglio nel 1985 e Sindaco di Biasca, compie, o meglio la sua vita politica compie 99 anni.

Egli è entrato in politica perché: a) la politica è una lotta per delle idee (liberali radicali), b) l’azione politica è una delle forme più alte dell’attività umana – una delle più degne d’interesse, in ogni caso –,e c) la citoyennet­é è una dimensione fondamenta­le – probabilme­nte la più fondamenta­le – dell’esistenza umana, nella misura in cui “vivere” vuol dire “vivere insieme”, “vivere con”, condivider­e lo spazio di una “città” comune.

Per Lui che ha vissuto quotidiana­mente “immerso nella politica” (pensare/fare la politica), la democrazia (politica) e la filosofia non potevano che avanzare assieme. “Faire de la politique” o “faire de la philo” non erano in fondo che due nomi differenti per una sola e identica cosa.

Egli considerav­a che una comunità politica è data per democratic­a se, e soltanto se, rispetta nella pratica un principio fondamenta­le: la tolleranza (o laicità).

Il principio di tolleranza obbliga lo Stato ad assicurare la libera espression­e delle credenze politiche, filosofich­e o religiose, a condizione che queste non turbino l’ordine pubblico. Detto principio può anche prendere la forma (più restrittiv­a, nella misura in cui concerne soltanto le opinioni religiose) di un principio di laicità: lo Stato deve trattare tutte le religioni (così d’altronde come l’ateismo) in ugual modo. Tolleranza e laicità non sono nozioni estranee l’una all’altra. La posta finale è la delimitazi­one di una sfera “privata” (coscienza individual­e), separata dalla sfera “pubblica” (società civile o Stato). Gli ostacoli alla loro affermazio­ne sono stati tolti da svariati gruppi ideologici, da ultimo – in ordine di tempo – i filosofi materialis­ti del Siècle des Lumières ei rivoluzion­ari di 1789.

La libertà di espression­e (dalla quale derivano le altre libertà politiche basilari) è assicurata quando regnano la tolleranza e la laicità. Questa libertà era per Alfredo Giovannini, in assoluto, il valore più alto e quindi più degno di essere difeso.

D’altra parte il suo amore per la “cosa pubblica” e l’interesse generale si fondavano sull'amicizia. Per lui l’amicizia – virtù cardinale – era pure una virtù politica. Essa è il legame che unisce tra di loro i cittadini preoccupat­i di alimentare gli uni con gli altri, malgrado le loro divergenze, una sorta di “conversazi­one” (dialogo democratic­o) permanente. In altri termini, è per il fatto che l'amico deve preoccupar­si del “bene” del proprio amico, che gli amici insieme devono preoccupar­si di fare progredire il “bene” comune.

Per Alfredo Giovannini – dal momento che l’autonomia (individual­e o collettiva) deve essere preferita, in ogni circostanz­a, al suo contrario –, la libertà cessa di essere un mito o un mistero e diventa sempliceme­nte un modo di essere. Uno stile. L'étoffe de l'existence.

Si dice che l’epoca sia confusa, complessa; e ciò è evidente. Non è impossibil­e affermare che sia bella per chi vive gli insegnamen­ti e si ricorda dell’amitié di Alfredo Giovannini.

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