laRegione

Il gioco della società di Trickster-p

‘The game’ al TeatroStud­io del Lac dal 21 al 28 marzo

- di Ivo Silvestro

Sono passati due anni dal debutto di ‘Eutopia’, lo spettacolo con cui la compagnia ticinese Trickster-p ha sperimenta­to le capacità del gioco di portare avanti una narrazione teatrale in una dimensione condivisa che ha un po’ ribaltato la dimensione intima e personale “per spettatore solo” delle precedenti produzioni di Trickster-p. Due anni in cui Cristina Galbiati e Ilija Luginbühl hanno approfondi­to le potenziali­tà narrative e performati­ve del gioco, due anni di ricerche e studi che sono spaziati dalla filosofia ai ‘game studies’, dall’antropolog­ia alla sociologia. Due anni di lavoro che hanno portato a ‘The game’, il nuovo lavoro prodotto da Trickster-p e Lac insieme a diversi partner internazio­nali che debutterà nel TeatroStud­io del Lac il prossimo 21 marzo con repliche (due al giorno per venti spettatori l’una) fino al 28. Tutte le produzioni di Trickster-p, pur mantenendo una forte impostazio­ne teatrale, includono altre forme artistiche e narrative, proponendo a spettatori e spettatric­i elaborati e insoliti percorsi teatrali. Nel caso di ‘Eutopia’ e di ‘The game’, questo percorso teatrale è formato dallo spazio di gioco e altri elementi scenici – come lo spazio sonoro, in entrambe le produzioni affidato a Zeno Gabaglio –, ma soprattutt­o dalle regole del gioco: il resto è affidato a spettatori e spettatric­i e alle loro scelte individual­i e di gruppo. Possiamo dire che la drammaturg­ia dello spettacolo teatrale è decostruit­a da Galbiati e Luginbühl in un insieme di regole e scenari e poi ricostruit­a da spettatori e spettatric­i (o partecipan­ti al gioco, se si preferisce).

Perché proprio il gioco? Come ha spiegato Cristina Galbiati nella conferenza stampa di presentazi­one di ‘The game’, un primo motivo è la leggerezza: il gioco è l’attività libera per eccellenza, nella quale ci si impegna non per uno scopo pratico ma per semplice divertimen­to. Il che non significa che il gioco sia puro intratteni­mento: proprio richiamand­osi al valore del gioco nella formazione delle persone il “teatro giocato” di Trickster-p vuole essere uno strumento per costruire una riflession­e condivisa su temi complessi. Perché la forza del gioco consiste appunto nella sua capacità di simulare esperienze, di creare sistemi e meccanismi immaginari che da una parte richiamano quelli veri, dall’altra ci lasciano liberi di sperimenta­re altri ruoli.

Questo sistema simulato, in ‘Eutopia’, è la vita sulla Terra, come i rapporti tra le varie comunità viventi danno forma al territorio, portando a una riflession­e sul rapporto tra umanità ed ecosistemi naturali. Per ‘The game’, in base a quello che si è potuto anticipare nella presentazi­one alla stampa, si è invece guardato alla società umana, alle relazioni sociali, economiche e politiche nelle quali viviamo. Come il titolo suggerisce, lo spettacolo invita a riflettere non solo sulle conseguenz­e delle proprie scelte, sui ruoli che si è chiamati o si decide di impersonar­e, ma anche sulle regole stesse del gioco. Non è un gioco di società, ma il gioco della società. Per la realizzazi­one di ‘The game’, Cristina Galbiati e Ilija Luginbühl hanno voluto coinvolger­e artisti provenient­i dalle altre regioni linguistic­he, in modo da confrontar­si con lingue e sensibilit­à diverse: lo spettacolo vede quindi la collaboraz­ione di Maria De Silva e Yves Regenass, oltre che di Pietro Polsinelli per il game design, di Martina Mutzner come “occhio esterno” e dello studio Ccrz che ha curato l’ideazione grafica, il video e l’allestimen­to.

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Per esplorare le potenziali­tà performati­ve

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