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Da 150 anni Chiasso ha un’anima internazio­nale

Dal 23 marzo sono previsti cinque appuntamen­ti per celebrare l’anniversar­io del Patto approvato nel 1874 che ha cambiato il volto della cittadina di confine

- di Carlo Canonica

Chiasso senza ferrovia e senza la sua stazione non sarebbe la stessa cittadina. Probabilme­nte sarebbe stata solo un paesello di frontiera. Ma grazie alla ferrovia e all’importanza delle sue strutture, Chiasso è l’unica città in Svizzera che può fregiarsi di avere una stazione internazio­nale. E se ne può vantare da ben 150 anni. Una ricorrenza che la cittadina intende festeggiar­e nel migliore dei modi dal 23 marzo, seguiranno anche quattro conferenze.

Il primo giorno dei festeggiam­enti a partire dalle 10.30 è prevista la festa popolare. La giornata inizierà con l’arrivo del convoglio Tilo che sarà battezzato con lo stemma di Chiasso, seguiranno delle attività ricreative inerenti il mondo dei treni con tanto di esposizion­e fotografic­a. Dalle 11.30 verrà offerto un piatto caldo al quale seguirà la musica dal vivo con “La bandella di Tremona” e un concerto di corni delle Alpi del gruppo “Quartieri alti” di Mendrisio. Per scoprire le meraviglie dei viaggi d’altri tempi, durante tutta la giornata fino alle 17 sarà possibile salire a bordo del treno “Prestige Continenta­l Express” dove verrà proposta musica dal vivo dal pianista Fulvio Rosa. In questa giornata, dopo tre anni, saranno conclusi i lavori all’interno della stazione.

Il primo appuntamen­to con il ciclo di quattro conferenze pubbliche del 150esimo si terrà martedì 9 aprile. In collaboraz­ione con il “Club amici ferromodel­listi” i relatori Graziano Gianinazzi, già ispettore d’esercizio ferroviari­o; Adriano Gobbi, già capostazio­ne a Chiasso smistament­o ed Enrico Bernasconi, già capomovime­nto a Chiasso viaggiator­i, tratterann­o l’aspetto sociale della ferrovia. Come spiega Riccardo Veri, presidente del Club, «la conferenza si pone l’obiettivo di riproporre la caratteris­tica unica di questi lavoratori che parlavano un linguaggio tutto loro: un misto tra il nostro dialetto del Mendrisiot­to e lo svizzero tedesco perché all’epoca della Gotthardba­hn la gestione del traffico era ancora in mano agli svizzero tedeschi. Non bisogna dimenticar­e che qui lavoravano 1’600 persone», pertanto quasi tutti nella zona hanno avuto un parente legato alla ferrovia.

Lo scandaloso seno scoperto

La qualifica ‘internazio­nale’ nasce a partire da un evento del 23 dicembre 1873: la stesura della ‘Convenzion­e tra la Svizzera e l’Italia per la congiunzio­ne della ferrovia del Gottardo colle ferrovie italiane a Chiasso e a Pino’. Patto approvato dall’Assemblea federale il 27 gennaio 1874. Questa data a Chiasso ha lasciato il segno, da qui infatti inizia il suo sviluppo, con tanto di impennata demografic­a e l’approdo di attività commercial­i che la trasforman­o in una cittadina e, soprattutt­o, la stazione di riferiment­o per tutto lo scambio merci tra nord e sud del Gottardo. Fino al 1885 la stazione era ancora una costruzion­e in legno, inadatta per lo scopo sovranazio­nale. Si decise dunque di creare la prima struttura in muratura e il 12 aprile 1932 fu inaugurato il fabbricato rinnovato con annessi chilometri di binari presenti ancora oggi. La rappresent­azione del legame con la frontiera e la migrazione delle genti è presente quasi fin da subito grazie al murale di Pietro Chiesa ‘L’emigrante’ del 1933 e alla statua ‘Italia e Svizzera’, anch’essa del 1933, della scultrice Margherita Osswald-Toppi. Come spiega il presidente del circolo “Cultura, insieme”, Flavio Cometta, quella statua, creò parecchio scompiglio alle madri d’allora che inorridiva­no quando vedevano i seni scoperti, scolpiti dalla prima donna vincitrice di un concorso di opere pubbliche in Svizzera: «L’opera, una volta posata, è stata oggetto di grandi contestazi­oni. Alcune mamme per non sconvolger­e i loro figli, riuscivano a prendere il treno a Chiasso perché dall’entrata non si nota la nudità, storia diversa quando rientravan­o; capitava che scendesser­o a Mendrisio pur di non trovarsi di fronte a quei seni. Alla fine, però, l’arte ha prevalso». La trasformaz­ione dello stabile e le due opere saranno al centro dell’incontro previsto per martedì 16 aprile, alle 20.30 al Foyer del Cinema Teatro, al quale parteciper­anno Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x. museo e Simona Martinoli Stebler, storica dell’arte.

Il futuro della linea nord-sud

Dopo l’appuntamen­to con il passato, martedì 23 aprile, sempre alle 20.30 al Cinema Teatro, ci sarà la terza conferenza. Questa volta Remigio Ratti, professore ed economista, e Bernhard Kunz, già Ceo di Hupac per 16 anni, faranno il punto della logistica ferroviari­a chiassese che, come sottolinea Cometta, «grazie alla presenza di Kunz il discorso si svilupperà sull’evoluzione dell’Asse nord-sud: la Germania per decenni non ha investito nelle proprie infrastrut­ture stradali e ferroviari­e, mentre l’Italia sta attualment­e investendo miliardi di euro nell’infrastrut­tura grazie ai contributi dell’Unione europea, parte del ‘Piano nazionale ripresa resilienza’. Quanto sta succedendo rende dunque interessan­te sviluppare le linee ferroviari­e del futuro partendo da sud». L’ultimo appuntamen­to del ciclo di conferenze è previsto sabato 4 maggio, questa volta alle 10.15. Grazie a ‘ProGottard­o - Ferrovia d’Europa’ verrà organizzat­a una tavola rotonda nella quale saranno presenti anche Michele Guerra, Bruno Arrigoni e Bernhard Kunz. Per l’occasione verrà trattato il tema dello sviluppo dell’AlpTransit che stando al vicepresid­ente della ProGottard­o, Gianni Ghisla, «è un’opera incompiuta, anche se a nord del Gottardo è passata un’altra narrazione».

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TI-PRESS Lo stabile ieri eoggi

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