La voglia di vivere bene
In ogni comune, per quanto esso piccolo o grande sia, è in corso un cambiamento o una trasformazione del territorio. Spesso le aree verdi e di svago lasciano spazio ad ampie costruzioni, posteggi e ad isole di cemento, e l’integrazione tra progetti di pubblica utilità e di svago non sempre è vincente.
Negli ultimi anni, però, si è fatta sempre più strada una rinnovata sensibilità per la rinascita e il ripensamento degli spazi urbani. Un impegno che, seppur risulti forse essere ancora minoritario, sta muovendo le coscienze. Forse, va detto, questo sentimento comune sta prendendo piede tra la popolazione perché può spesso risultare che l’offerta progettuale per una rinnovata qualità di vita non decolli anzi diminuisca. Il paesaggio e il territorio sono beni di tutti, sono luoghi dove chi ci vive consegna alle future generazioni un’eredità e un’identità che non può essere sacrificata sull’altare di progetti fini a sé stessi: di cattedrali nel deserto ne abbiamo viste passare fin troppe alle nostre latitudini negli ultimi anni. Chi come me si mette in gioco, con spirito di servizio per queste elezioni comunali, dovrebbe, a mio modo di vedere, avere la voglia di cambiare questa tendenza con progetti concreti e mirati, con una buona dose di sensibilità.
Se c’è qualità di vita, c’è benessere sociale e in un periodo contraddistinto da pandemie, conflitti, frenesia e ritmi serrati sul lavoro, poter vivere il proprio comune nei momenti liberi, non ha prezzo. Ci sono luoghi in Ticino che hanno iniziato a lavorare su questo tema e dove la popolazione ne ha giovato, ma ancora molto resta da fare.
Penso ad aree economiche e di pubblica utilità che possano essere rinverdite, a zone di svago che possano essere riqualificate e inserite nell’ambiente circostante per attrarre le giovani generazioni e gli adulti, senza dimenticare delle postazioni didattiche che raccontino il territorio ai nostri ragazzi.
Oggigiorno, come detto, si è forse un po’ persa – tra gli amministratori comunali – questa sensibilità al cambiamento, ma non di certo tra la popolazione che lo richiede a gran voce. Un vecchio adagio ci ha insegnato che “abbiamo sempre fatto così”, ora però sta a noi decidere se lasciare tutto com’è o far parte di un cambiamento.