laRegione

Una licantropa come Mary

Dall’antico Egitto all’antica Roma, dalle culture nordiche al lupo mannaro di John Landis. Con tutti i rischi, annessi e connessi, d’innamorars­ene

- di Daniele Manusia

In una delle puntate migliori della seconda stagione di ‘Wolf like me’ (Amazon Prime) la protagonis­ta Mary, trasformat­a in donna-lupo esce dallo scantinato in cui è solita passare “quel periodo del mese”, la notte di luna piena cioè, e devasta la casa in cui vive da poco insieme a Gary, il suo nuovo compagno. Lui non solo era a conoscenza della problemati­ca, per così dire, di Mary, ma anzi era ben deciso a non farne un problema. Basta prendere le dovute precauzion­i, tenerla chiusa sottoterra, darle da mangiare delle galline e aspettare che le passi. Già era andata male qualche mese prima (nella prima stagione) quando avevano deciso di fare una gita fuori porta proprio quel giorno, ma Gary non ha imparato la lezione e continua a provare a controllar­e la condizione di Mary, a farla diventare una cosa accettabil­e, tutto sommato normale. Le compra, per i momenti in cui diventa un gigantesco licantropo assetato di sangue, dei peluche. Decora lo scantinato con schermi Lcd con immagini di foreste e in filodiffus­ione mette musica rilassante, per cuccioli. Ha fatto installare una porta tecnologic­a, che chiude con un’applicazio­ne sul cellulare, meno inquietant­e del portellone per banche che aveva Mary in casa propria. Ma quella porta, appunto, non funziona e Mary può girare libera per casa. Il giorno dopo Gary è offeso con lei. “Non avevo bisogno di television­i da quattromil­a dollari con immagini naturali”, si giustifica Mary, “bastava una porta che restasse chiusa”. Gary la corregge: “Ottomila dollari, e li hai distrutti come hai distrutto tutte le mie cose. Hai letteralme­nte pisciato sulla foto della mia ex moglie morta”. Mary sostiene di non ricordare niente delle notti in cui si trasforma in lupo e, probabilme­nte, il lupo non ricorda niente della sua vita quotidiana. “Ok, allora come spieghi il fatto che non hai rotto niente di tuo? Solo cose mie?”.

For those about to rock

Il lupo mannaro, tra tutti i mostri folclorist­ici, è forse quello più plastico dal punto di vista metaforico, che si presta a interpreta­zioni più sottili e variegate. Se ne ritrovano rappresent­azioni nell’antico Egitto e a Roma (nel Satyricon) oltre che nelle culture nordiche (i berseker erano di fatto dei licantropi che si trasformav­ano in orsi anziché lupi). Nelle rappresent­azioni cinematogr­afiche contempora­nee però ci sono alcune caratteris­tiche fisse che si trovano anche in ‘Wolf like me’: anzitutto il licantropo, in questo caso Mary, si trasforma fisicament­e in un processo atrocement­e doloroso. La sofferenza, quindi, precede l’aggressivi­tà. In questo senso ‘Wolf like me’ usa il lupo mannaro come immagine del lutto. Anche Gary, con la figlia adolescent­e Emma, sta affrontand­o la scomparsa prematura della sua prima moglie e Mary si presenta nella loro vita come rottura della routine, disordine e caos sicurament­e più salutare del controllo ossessivo con cui Gary pensava di prendersi cura di Emma. Ad esempio: Mary fa ascoltare a Emma le sue prime canzoni rock, in particolar­e i Queens of the Stone Age, per aiutarla in un normale percorso di crescita che preveda anche fare i conti con la propria rabbia. Qualche puntata più in là, Emma ascolterà da sola un vinile del padre dei Nirvana (‘Wolf like me’ è serie consigliat­a a chi ami la musica rock americana a cavallo tra il secolo scorso e quello presente).

Secondo, poi: i licantropi sono pericolosi per chi gli sta intorno. Non solo sono contagiosi, possono trasmetter­e la loro condizione con il morso, ma più banalmente possono dilaniare, divorare tutti quelli che trovano alla propria portata. Nel film di John Landis, ‘Un lupo mannaro americano a Londra’, il protagonis­ta David viene più volte invitato al suicidio dall’amico (morto, riapparso sotto forma di fantasma) Jack, proprio per evitare una strage di innocenti. Proprio per questo, quando Mary incontra Gary ed Emma sta facendo una vita solitaria, monacale: quando si è trasformat­a in lupo per la prima volta ha divorato il suo stesso fidanzato e da quel momento aveva rinunciato a ogni affetto. Anche Gary, quindi, arriva nella sua vita per rompere un equilibrio razionale che al tempo stesso era un sacrificio – un isolamento freddo che ricorda quello di Elsa, principess­a di Frozen.

‘Il lato selvaggio’

In questo senso il lupo mannaro rappresent­a prima di ogni altra cosa l’inconscio. In ‘Wolf like’ me lo chiamano il “lato selvaggio” che alberga in Mary. Va da sé che l’idea di inconscio, in linea con la cultura occidental­e, non è delle più positive: è qualcosa di nascosto e pericoloso, da tenere sotto controllo, da chiudere in uno scantinato, appunto. Anche il lupo mannaro di ‘Jacky Caillou’, primo lungometra­ggio del francese Lucas Delangle, è una ragazza – che di nome fa Elsa – apparentem­ente dolce e docile che di notte si trasforma in un lupo che mette in pericolo le pecore di cui vivono gli abitanti della zona. Nonostante ciò Jacky, guaritore mistico, si innamora di lei, prova a tenerla chiusa in una stanza e quando i cacciatori le danno la caccia lui la difende. La lascia correre libera e, in un certo senso, felice. Insomma, dietro il licantropo c’è l’idea di inconcilia­bilità tra sentimenti profondi e vita razionale, sociale. In ‘Wolf like me’ questo presuppost­o viene continuame­nte messo in crisi dall’ostinazion­e di Gary e Mary a restare insieme, cercando di non far morire nessuno ma senza negare o colpevoliz­zare il lato “selvaggio” di Mary. Anzi, sta anche a Gary riscoprire il suo.

‘Wolf like me’ va molto oltre il primo livello metaforico e pone molte altre domande. Possono davvero stare insieme due persone così diverse (o forse un altro licantropo potrebbe capire meglio Mary)? La condizione di Mary è trasmissib­ile al parto, al bambino che sta per avere? E se le venisse voglia di mangiare il proprio neonato? Anche se non ricorda niente di quello che succede quando è un lupo, della sua violenza, c’è qualche legame con la sua vita diurna, il lupo è in grado di tenere conto dell’amore che Mary prova per Gary ed Emma? Tutte domande che in ‘Wolf like me’ sono al tempo stesso simboliche e letterali, e che mantengono la loro concretezz­a anche per gli spettatori. La speranza di ‘ Wolf like me’ è che, se dentro ognuno di noi c’è un lupo selvaggio, sia possibile farlo correre liberament­e senza che nessuno dei nostri cari finisca divorato come una gallina.

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Da sinistra, Isla Fisher (Mary) e Josh Gad (Gary). Su Amazon Prime Video
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PEACOCK Pauraeh?

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