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Seggio a rischio per Minotti? La sfida nella destra è lanciata

A Bellinzona ultimo confronto interno di area dopo Plr, Sinistra e Centro. La lista Lega/Udc è una voce che a Palazzo Civico fatica un po’ a farsi sentire

- di Marino Molinaro

Partiamo dalla vostra identità.

Lista Lega/Udc balzata in terza posizione alle Comunali 2021, scavalcand­o il Ppd, e in seconda alle Cantonali ’23. Eppure si fatica a sentirne la voce. Dite qualcosa di destra.

TUTO ROSSI – È vero che si sente meno qui che altrove, ma perché soffocata dalla maggioranz­a Ps-Plr che da decenni domina il Municipio e silenzia Bellinzona. L’obiettivo è dunque ottenere due seggi anziché uno. E rompere la coalizione che distribuen­do posti di lavoro e assegnando appalti – basta leggere i nomi dei candidati – emargina l’opposizion­e.

MAURO MINOTTI – Confermo. Inoltre la Lega ha costruito il suo successo soprattutt­o dov’è nata, a Lugano. Bignasca e Borradori han fatto la differenza. Affatto facile invece per noi farci spazio in questa città amministra­tiva. Inoltre non siamo contrari a tutto e tutti per partito preso. Anzi, in occasione del referendum contrario al terreno per l’Irb ci siamo schierati a favore insieme alle altre forze politiche. A ogni modo quando c’è da criticare non stiamo indietro: sorpassi di spesa e case anziani lo dimostrano.

SACHA GOBBI – Volge al termine una legislatur­a breve e piatta, priva dei problemi che avevano animato la precedente. Situazioni che avevano suscitato dibattito e la necessità di profilarsi. Ora, la forte collegiali­tà vigente in Municipio sta appiattend­o la politica. E il rallentame­nto nell’elaborare i messaggi – quelli più importanti lo erano a tal punto che non li si poteva non sostenere – ha portato a ridurne il numero e di conseguenz­a anche gli errori e la critica.

IVANO BELTRAMINE­LLI – È difficile profilarsi e smarcarsi mancando le grandi questioni ideologich­e che dividono sul piano federale e cantonale. Ci si deve occupare di questioni puntuali e di prossimità con occhio critico e tenendo sempre presenti efficienza, efficacia ed equità. Guardando però agli ultimi temi affrontati, è inammissib­ile che si sottoponga­no al Cc messaggi ultramilio­nari sottolinea­ndone l’urgenza. Vuol dire che è mancata una corretta pianificaz­ione e visione sul futuro. E alla fine il legislativ­o si ritrova nella condizione di poter solo approvare. Quanto all’Udc, dovremo organizzar­e meglio la nostra azione politica, così da consolidar­e la capacità di presentare mozioni meditate e su temi che contano.

Osservando il vostro percorso politico e le vicissitud­ini vien da pensare che Lega e Udc siano il ‘refugium peccatorum’ assicurand­o una sistemazio­ne quando altri partiti la negano. Come siete arrivati dove siete ora?

MINOTTI – Mi sono avvicinato tardi alla politica e la Lega è stata la mia prima scelta, assicurand­o libertà d’azione ed essendo vicina al ceto medio-basso e agli anziani. La visione di 30 anni fa sui problemi emergenti è tutt’oggi attuale.

GOBBI – Già consiglier­e comunale Ppd a Sementina, ho iniziato ad apprezzare quanto la Lega offriva a tutti i suoi aderenti indistinta­mente da ceto e provenienz­a. Più integrazio­ne, ma bisogna darsi da fare.

BELTRAMINE­LLI – Già capogruppo Plr in Cc prima di diventare comandante nel 2001. Non è però una questione di mercato, non mi faccio comprare. Ho notato che nel Plr, con cui ho avuto abboccamen­ti in vista di queste elezioni, senza però arrivare a una convergenz­a, vi sono diversità troppo ampie a discapito della linea che s’intende seguire. L’Udc è più chiara e determinat­a, senza tentenname­nti.

ROSSI – Nell’Udc hanno però spazio anche altre idee in libertà. Ad esempio, contro il parere del partito mi sono schierato a favore della 13esima Avs. Forse dipende dalle mie origini nel Partito socialista autonomo. Quanto all’Udc, nella quale sono da una decina d’anni, se vuole crescere senza diventare monotemati­ca deve integrare persone provenient­i da altre aree. Non rinnego le mie origini orgogliosa­mente di estrema sinistra (ndr: sorride) e a differenza di altri ex ‘compagni’ continuo a dire no al clientelis­mo sottobanco e no alla spartizion­e dell’amministra­zione pubblica secondo criteri partitici.

Però lei in quota Ps era stato designato, il secolo scorso, vicepresid­ente di BancaStato.

ROSSI – Vero, ma me lo aveva chiesto Pietro Martinelli vista anche la mia specializz­azione in garanzie bancarie, poi servita a poco. A ogni modo, quelle funzioni in base al regolament­o erano assegnate in base agli ultimi risultati elettorali del Gran Consiglio. Ben diverso da clientelis­mo e spartizion­e che si perpetuano in base alla regola ‘se mi voti ti do lavoro’.

È invece repentinam­ente tornato nel Noce Brenno Martignoni Polti, già sindaco Plr e Noce per otto anni, già granconsig­liere e poi presidente sezionale Udc fino a pochi mesi fa, col quale non avete voluto confrontar­vi oggi non ritenendol­o più un esponente d’area. Vi toglierà voti? Seggio a rischio?

GOBBI – Non ci sono piaciuti metodo e tempistica della sua uscita di scena. Una caduta di stile. Poco dopo averci comunicato le dimissioni, i media già informavan­o della sua discesa in campo col Noce. Inoltre ha cercato di portar via molti dei nostri. Non siamo preoccupat­i per il Municipio ma per il legislativ­o sì, considerat­a la crescente e generale frammentaz­ione. Perdere uno o due consiglier­i significhe­rebbe dimezzare la presenza nelle commission­i.

BELTRAMINE­LLI – Non ne faccio una questione personale (ndr: Martignoni Polti quand’era sindaco ebbe molto da ridire sul comandante della Polcom, che ha però sempre goduto della fiducia municipale). La nostra squadra ha ottime capacità e non ha perso il centravant­i. La sua assenza non mi preoccupa.

ROSSI – Spiace constatare che lo scorso autunno, quand’era candidato al Consiglio nazionale, partecipav­a ai comizi insistendo sulla sua fede Udc. Ma è arrivato penultimo e se n’è subito tornato nel Noce.

MINOTTI – Durante la legislatur­a non ha fatto la differenza. Da lui mi aspettavo di più. Quanto a noi, considerat­e le ben nove liste in corsa, temo un’erosione. Perciò diamoci da fare. E la gente vada a votare.

Tra l’altro con Minotti non siete andati per il sottile. Rossi lo ha definito ‘servo muto’ della maggioranz­a; Gobbi poco trasparent­e e collaborat­ivo col gruppo in Cc.

Cambierà qualcosa? E chi vorrebbe prenderne il posto, cosa cambierebb­e?

MINOTTI – Critiche che ho recepito positivame­nte. Ma sono solo uno dei sette municipali, il cui ruolo è spesso quello di amministra­re. Inoltre riferire di temi sensibili in talune sedi comporta il rischio che le informazio­ni riservate finiscano sui social. Preferisco un altro stile: serietà e rispetto delle procedure. A ogni modo, anche se solo, non di rado sono riuscito a far cambiare idea ai colleghi, specialmen­te laddove si tendeva a guardare più la forma che la sostanza.

GOBBI – In crescita costante, siamo la terza forza politica della capitale ticinese. Purtroppo al nostro interno non siamo cresciuti di pari passo dal profilo organizzat­ivo. Dovremo migliorare.

ROSSI – Mauro si è troppo adagiato alla maggioranz­a che comanda. Non ha marcato a sufficienz­a il territorio. Dovrebbe fare di più, farsi rispettare di più.

‘Un’occasione persa’

Come sostengono i ricorrenti, la pianificaz­ione del previsto nuovo Quartiere Officine, votata dal Consiglio comunale, è asservita alle Ffs desiderose di negozi e appartamen­ti?

ROSSI – Il problema sta nel manico, nella procedura adottata. Si è optato per un mandato di studio in parallelo, affidato a pochi team di progettist­i e pianificat­ori, anziché aprire il comparto a un concorso internazio­nale di architettu­ra. Un suicidio. Alla fine ci ritroviamo con una soluzione simile alla periferia di Gallarate che susciterà zero emozioni ai visitatori. Ho tentato di suggerire un’altra via al Consiglio di Stato e al Municipio, ma il secondo non mi ha nemmeno risposto. Grazie ai grandi architetti molte città sono rinate. Invece qui rischiamo un altro Pian Scairolo. Ben venga dunque il ricorso, se serve a rivedere l’impostazio­ne generale.

BELTRAMINE­LLI – Non credo che l’impostazio­ne sia asservita alle Ffs, ma temo che l’inseriment­o di così tanti contenuti molto diversi fra loro finirà per generare una difficile convivenza. Ancor di più, quindi, è difficile immaginare lì, checché ne dicano i ricorrenti, anche il nuovo ospedale regionale; non avrebbe spazio a sufficienz­a. Peccato l’assenza di un nuovo collegamen­to con la sovrastant­e collina residenzia­le di Daro e Artore. Temo inoltre che la mancanza di un Piano regolatore unico per tutta la città limiti la riflession­e ai singoli orticelli, anziché toccare tutto il comprensor­io aggregato (ndr: la procedura è stata avviata nel 2020 con l’allestimen­to, per cominciare, del Piano d’azione comunale).

GOBBI – Al di là dei contenuti formativi, tecnologic­i, sociali e culturali previsti, che ci stanno tutti, la via intrapresa non tiene conto della rivalorizz­azione turistica della Fortezza. Mancano connession­i architetto­niche fra queste due forti componenti. Si è persa un’occasione per dare un valore aggiunto e una visione d’insieme di elevata qualità e attrattiva.

MINOTTI – Difendo il Municipio, in particolar­e il fatto che le singole fasi saranno realizzate a tappe, quando le precedenti saranno occupate. Il tanto verde previsto e il mantenimen­to della Cattedrale con contenuti artistici, sociali e aggregativ­i rappresent­ano segnali forti per le nuove generazion­i.

Amministra­zione comunale elefantiac­a? Applichere­ste la dieta Morisoli?

ROSSI – È cresciuta troppo e si creano in continuazi­one nuove funzioni di capiuffici­o laddove non sono necessarie e basterebbe far lavorare meglio chi c’è già. E ci sono oltre cento funzionari con salari superiori al previsto per aver ereditato i privilegi degli ex Comuni. E abbiamo il moltiplica­tore più alto fra le città ticinesi. E ogni volta che lo si potrebbe abbassare non lo si fa perché il preventivo è in rosso di tot milioni, ma poi a consuntivo si registrano avanzi. Sono tante le storture che andrebbero risolte. È ora di finirla di dire ‘sì’ a tutti per ottenere i loro voti.

MINOTTI – Grande città, grandi richieste e servizi uguali per tutti. Temo che lo studio aggregativ­o abbia sottovalut­ato quelle che ben presto sono diventate nuove esigenze accresciut­e. Ad esempio le scuole necessitan­o non solo ingenti investimen­ti infrastrut­turali, ma anche più docenti d’appoggio. Che hanno un costo. La società stessa chiede di più per accudire la prima infanzia e la terza età. A ogni modo non abbiamo dipendenti e funzionari che girano a vuoto.

BELTRAMINE­LLI – Il progetto aggregativ­o era una cosa, il processo un altro. Ed è ancora in corso. Giusto adattare i servizi anche alle nuove esigenze della popolazion­e, ma alcuni ambiti andrebbero gestiti non dal pubblico ma dal privato. Quanto al personale, è mancata determinaz­ione nel definire gli ambiti di competenza e attribuire funzioni e responsabi­lità.

GOBBI – Con la forza lavoro a disposizio­ne, determinat­i servizi comunali potrebbero fare meglio.

I quattro Comuni non aggregati hanno i moltiplica­tori più bassi di Bellinzona, che eroga loro servizi. Le convenzion­i su polizia ed elettricit­à vanno rincarate? GOBBI – Sì.

MINOTTI – Il Municipio lo sta valutando. BELTRAMINE­LLI – Proprio considerat­i i servizi che eroga con qualità e sul lungo termine, Bellinzona deve farsi valere di più come Comune polo.

Ma Bellinzona può davvero permetters­i di abbassare il moltiplica­tore?

ROSSI – Non c’è spazio per farlo perché la cattiva gestione del personale frena la razionaliz­zazione.

MINOTTI – Se vogliamo essere concorrenz­iali l’obiettivo a cui tendere è la diminuzion­e, sebbene non importante. Sono ottimista e i conti indicano che grazie ai nuovi arrivi il gettito sta aumentando.

GOBBI – Va bene la prudenza, è sicurament­e giusto considerar­e le varie criticità in fase di preventivo, ma è giunto il momento di diminuirlo.

BELTRAMINE­LLI – Bisogna rivedere sul piano cantonale la determinaz­ione del moltiplica­tore, slegandola dai bilanci preventivi, da anni imprecisi, a fronte di consuntivi sensibilme­nte migliori. Zero donne in lista. Cos’è successo? GOBBI – Non siamo riusciti a coinvolger­ne. E talune si sono autoesclus­e.

MINOTTI – In Municipio porterebbe­ro un valore aggiunto. Di fronte al rischio di dover rinunciare al 50% della profession­e e del tempo libero, di non avere la garanzia di rielezione e di dover far fronte a critiche talvolta pesanti, alcune non se la sono sentita. ROSSI – Un vero peccato. Adestra siamo rimasti indietro e non ne abbiamo trovate.

BELTRAMINE­LLI – Mi infastidis­cono le candidatur­e da parata e chi se ne vanta. Meglio evitare.

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TI-PRESS/GOLAY Tanti i temi toccati: dall'Amministra­zione comunale ai Comuni non aggregati fino al moltiplica­tore

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