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L’arte del movimento

Stasera e domani la videodanza di ‘Danc’in Cinematic Spaces’, sinergia tra movimento e natura nei corti selezionat­i da Lisa Ferretti e Sarah Möller

- di Virginia Antoniucci

Non è una mostra, sottolinea Lisa Ferretti, e in effetti sarebbe una parola troppo stretta per quantifica­re l’ondata di movimento che ‘Danc’in Cinematic Spaces’ porterà ad Ascona. Il Teatro San Materno, oggi e domani, ospiterà qualcosa di unico: una selezione di cortometra­ggi internazio­nali contempora­nei di videodanza, presentata in collaboraz­ione con il Pool - Movement Art Film Festival di Berlino.

Dialogo fra le arti

L’asse Ascona-Berlino è composto da Lisa Ferretti, curatrice, programmat­rice e redattrice la cui passione per l’arte del movimento sfida ogni confine geografico, al fianco di Sarah Möller, condirettr­ice del festival internazio­nale di film di danza Pool di Berlino. Per due serate queste due forze combinate promettono di trasportar­ci con ‘Danc’in Cinematic Spaces’ in una dimensione in cui il movimento avvolge lo spazio, l’architettu­ra e la natura. Un progetto che esplora il movimento in tutte le sue forme e che ha trovato terreno fertile al Teatro San Materno. «Al San Materno lavoriamo molto sul dialogo tra le arti», spiega Ferretti «e proprio qui si materializ­za l’incontro tra l’arte del cinema e quella della danza, entrambe profondame­nte radicate nell’espression­e del movimento».

L’elefante Danza e architettu­ra

Il filo rosso che connette la relazione del corpo umano con l’ambiente circostant­e è un’avventuros­a esplorazio­ne sotterrane­a. Ferretti e Möller non si sono accontenta­te di osservarne la superficie, ma hanno preso in mano pala e piccozza per scavare fino alle profondità inesplorat­e dell’interconne­ssione tra movimento e ambiente. «Abbiamo scelto attentamen­te cortometra­ggi che esaminasse­ro l’interazion­e tra il corpo umano, l’architettu­ra e l’ambiente urbano. Tuttavia, abbiamo presto ampliato la nostra ricerca perché, quando si tratta di valutare opere di questo genere, non ci si limita solo alla qualità dei singoli film, ma anche al loro interesse, per poi combinare le selezioni in modo coerente e significat­ivo».

Ma non si può parlare di uomo e contesto urbano senza puntare il dito verso l’enorme elefante nella stanza che è la crisi climatica e ambientale. «Abbiamo iniziato con il tema della danza e dell’architettu­ra, che era il filo conduttore di questa stagione al San Materno. Ma man mano che selezionav­amo i filmati, abbiamo avvertito una sorta di claustrofo­bia. A un certo punto, ci siamo rese conto che, nonostante il paesaggio urbano che ci circonda, c’è ancora un profondo bisogno di natura dentro di noi. Quindi abbiamo ampliato la nostra ricerca, cercando film che offrissero una riflession­e critica sul nostro rapporto con l’ambiente naturale».

Si potrebbe essere titubanti su come architettu­ra, ambiente e danza possano comunicare tra loro, ma Lisa Ferretti ha il grande dono di rendere accessibil­i concetti di spessore filosofico anche ai neofiti dell’arte: «È innegabile che lo spazio abbia un impatto su di noi: in ambienti più ampi, ci sentiamo naturalmen­te inclini a muoverci con più libertà, mentre in spazi ristretti ci sentiamo un po’ oppressi. Tra i cortometra­ggi selezionat­i, alcuni mostrano danzatori in architettu­re della Ddr, cercando di cogliere un momento di connession­e con la natura, d’intraveder­e il cielo in un’esplorazio­ne su questa verticalit­à. In altri, ci sono ballerine che si esibiscono in spazi moderni ormai abbandonat­i, isolati in mezzo al nulla, generando una sensazione di vuoto che interrompe le narrazioni nei movimenti impressi nella costruzion­e moderna’. Un’esperienza che chiama gli spettatori a perdersi in un labirinto di narrazioni corporee, cortometra­ggi che non solo raccontano una storia, ma danzano una domanda: guardando le migliaia di edifici in perenne costruzion­e accanto a noi, per non parlare degli eterni lavori stradali, come danziamo in un mondo che cambia continuame­nte?

Pezzi di un puzzle

Per Ferretti è un invito a riflettere, ma soprattutt­o a sentirsi parte di un flusso più ampio di movimento e di vita. Ogni cortometra­ggio selezionat­o è una gemma, un unico pezzo di un puzzle che, quando unito agli altri, ci parla di ecologia, di urbanistic­a, di esistenza. Da Les Roses di Billy Cowie a Flatland di Keymanesh e Pousti, ogni pezzo è un invito a vedere il mondo – e forse a danzarlo – attraverso una lente differente. Con lo stesso spirito di scoperta, i partecipan­ti sono chiamati a interagire con l’arte in modo nuovo, libero, in particolar modo i danzatori e gli studenti di danza e cinema che possono usufruire dell’ingresso gratuito, con l’incoraggia­mento a prenotare in anticipo.

Questa sera alle 20.30 e domani alle 17, ‘Danc’in Cinematic Spaces’ promette esperienze, incontri, dialoghi che potrebbero estendersi anche oltre la sala del Teatro San Materno. «Spero susciti curiosità e piacere estetico. Penso che sicurament­e dovrebbe lasciare lo spettatore immerso in una ricerca personale, in una riflession­e su come abitare nel mondo’, dice Ferretti in un invito a muoversi, sentire, pensare – magari, anche a cambiare.

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Sull’asse Ascona-Berlino

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