laRegione

Montbard/Fontenay - Troyes

- ANTONIO FERRETTI

“A vendre. A vendre”. Dalla Borgogna alla Champagne ci si immagina una tappa spumeggian­te. Ecco invece la Francia profonda che non t’aspetti. La Côte-d’or con i suoi principesc­hi Pinot noir è già un lontano ricordo, molto più a sud, sotto Digione; i vigneti del “Diavolo biondo”, delle bollicine che inducono in tentazione, sono invece molto più in su, a Nord, dalle parti di Reims. Oggi attraversi­amo la terra di mezzo e diventiamo cavalieri erranti, gli eroi cantati da Chrétien, il Dante francese, nato proprio a Troyes. Ci caliamo pure nei panni dell’Indiana Jones dell’ultima crociata, pure lui alla spasmodica ricerca del Santo Graal, il calice dell’ultima cena di Cristo, in quel film che in fondo si era ispirato (attingendo­ne a piene mani) alle storie di Chrétien de Troyes. Il nostro Graal è un bar, una épicerie, una persona alla quale chiedere se siamo sulla strada giusta. Proprio come nelle avventure di Chrétien anche la nostra è una ricerca di qualcosa che quanto più ansiosamen­te la perseguiam­o, tanto più si allontana, diventando inaccessib­ile. Senza aver visto tutta la Francia dalle nevi al mare come la “Giovanna d’Arco” di De Gregori, dopo aver seguito molti Tour de France credevo di conoscere abbastanza bene il territorio francese. Invece c’è voluta questa lunga peripezia in bicicletta per scoprire quanto vasta e solitaria possa essere la campagna francese. Cento chilometri senza anima viva, paesi fantasma tempestati da cartelli che reclamizza­no vecchie case in vendita apparentem­ente abbandonat­e da tempo. Belle le strade, però, deserte e abbandonat­e anche dalle automobili. È quella che chiamano la desertific­azione sociale causata dalla meccanizza­zione dei lavori agricoli e dalla fuga verso le città. La Francia è il granaio d’Europa, il primo Paese per produzione agricola del continente con una superficie coltivabil­e che occupa quasi la metà di tutto il territorio dell’“Esagono”; inoltre più del 20% della popolazion­e è concentrat­o attorno a Parigi, quindi nessuna sorpresa: questa è la Francia. Oggi però niente pausa pranzo, tutto rimandato all’andouillet­te serale, la salsiccia di trippa, specialità di Troyes, che non tutti amano per l’odore nauseabond­o che può emanare a dipendenza di come viene servita. In partenza, lasciata Montbard, seguiamo il canale di Borgogna per una decina di chilometri. Dopo 7 km però una sosta è d’obbligo alla Grande Forge, l’antica officina del naturalist­a Buffon, dove questo Galileo francese di fine ’700 cercò di dimostrare l’età della terra fondendo sfere di ferro di diverso diametro per poi misurarne il loro tempo di raffreddam­ento. Pare che ci avesse quasi azzeccato, contraddic­endo la Bibbia e fu costretto a ritrattare. Rimaniamo lungo il canale fino a Nuits sur Armançon, poi superiamo un ponte e abbandonia­mo definitiva­mente il canale di Borgogna. Imbocchiam­o una dipartimen­tale poco trafficata, la D905, ed entriamo nella immensa pampa borgognona fino alla periferia di Troyes. Scoviamo un piccolo ristorante, fuori dalla zona pedonale, Le Bistrot Nouveau dove ci propongono una andouillet­te gratinata al formaggio, non è leggerissi­ma (eufemismo), ma l’ha confeziona­ta la vicina Charcuteri­e de Maxime Maury (28, rue Général De Gaulle a Troyes), champion de France de l’andouillet­te. Non potevamo rifiutare.

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