La stretta sulla spesa all’estero non fa l’unanimità
Non riscuote consenso unanime la proposta della Confederazione di dimezzare, dagli attuali 300 a 150 franchi, il limite di esenzione dall’imposta sul valore aggiunto (Iva) per le merci comprate oltre confine. Tra i contrari c’è chi, come Ps e difensori dei consumatori, la respinge, ma anche chi, è il caso del commercio al dettaglio e dell’economia, crede che bisognerebbe spingersi più in là. La relativa procedura di consultazione si è conclusa venerdì In questa fase è emerso come in molti, a volte per ragioni agli antipodi, non siano convinti in pieno dal progetto. Ad esempio, l’associazione dei commercianti al dettaglio Swiss Retail Federation (come l’Unione svizzera delle arti e mestieri) vorrebbe che il limite di esenzione dall’Iva venga portato a 50 franchi, in quanto il sistema attuale svantaggia l’economia elvetica. Anche per Economiesuisse l’adeguamento previsto non è sufficientemente vantaggioso.
Per il Ps, invece, il progetto non farebbe altro che penalizzare i consumatori. Contro la riduzione dell’esenzione fiscale si schiera pure la Fondazione svizzerotedesca per la protezione dei consumatori (Sks), che ha lanciato una petizione. A suo avviso, tale misura comporterebbe un aumento del traffico e della burocratizzazione, mentre a rimetterci sarebbe il personale doganale e la popolazione. C’è anche però chi si schiera con Berna, come il Plr, secondo cui il progetto contribuisce a rafforzare la competitività delle regioni di confine. A favore della proposta anche l’Udc.