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‘Si limiti la scelta dell’assicurato­re malattia per i detenuti stranieri’

‘Ticino toccato da vicino in quanto cantone di frontiera’

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“Il Consiglio di Stato, di principio, accoglie favorevolm­ente le proposte contenute nella novella legislativ­a in oggetto, considerat­o che lo scopo principale di questa modifica è quello di garantire il rispetto del principio di equivalenz­a in materia di prestazion­i medico-sanitarie per tutte le persone poste in stato di detenzione, fornendo loro la garanzia di una presa a carico medica adeguata e parificata alle condizioni di chi si trova in libertà”. Il governo prende posizione sulla procedura di consultazi­one inerente alla modifica della Legge federale sull’assicurazi­one malattie (LaMal) per i detenuti. Non senza però formulare alcune osservazio­ni.

‘Popolazion­e carceraria in maggioranz­a non residente in Svizzera’

Facciamo un passo indietro. Secondo l’articolo 74 del Codice penale svizzero del 21 dicembre 1937, “lo Stato deve garantire alle persone detenute, indipenden­temente dal loro status giuridico, il diritto a un trattament­o medico equivalent­e a quello previsto per le persone in libertà”. In tal senso, scrive il Consiglio di Stato, “il fatto che l’entità, la qualità e il finanziame­nto dell’assistenza medica non siano disciplina­ti in modo chiaro e univoco comporta potenzialm­ente delle difficoltà di applicazio­ne e dei casi di disparità di trattament­o, che devono essere sanati attraverso un intervento legislativ­o”.

Non mancano poi delle particolar­ità per quanto concerne il Ticino. “La problemati­ca legata alla mancanza di assicurazi­one medica dei detenuti – sottolinea l’Esecutivo – tocca da vicino il nostro Cantone, il quale essendo un cantone di frontiera è confrontat­o con diversi fenomeni criminali che si sviluppano a cavallo del confine, ciò che ha un influsso sulla tipologia di reati commessi e di conseguenz­a sulla provenienz­a degli autori, il che implica che buona parte della popolazion­e carceraria presente alle Strutture carcerarie cantonali non sia domiciliat­a in Svizzera”. Tant’è, illustra il governo, che “il tentativo di definire un chiaro obbligo assicurati­vo per le persone detenute non domiciliat­e in Svizzera è sicurament­e salutato favorevolm­ente”.

‘Un passo nella giusta direzione, ma...’

Veniamo dunque alle osservazio­ni. Se da un lato il governo afferma di accogliere “con favore la possibilit­à che si intende concedere ai Cantoni di limitare la scelta dell’assicurato­re e la forma di assicurazi­one e dunque di poter stipulare dei contratti quadro per questa specifica categoria di persone”, dall’altro esprime una “puntuale preoccupaz­ione di carattere pratico legata alla non obbligator­ietà da parte degli assicurato­ri di stipulare tali contratti e si interroga dunque sulla reale possibilit­à di procedere nel senso indicato dalla modifica legislativ­a”. Secondo il disegno di legge in consultazi­one, “le possibilit­à di limitazion­e nella scelta a opera dei Cantoni troverebbe­ro applicazio­ne indistinta­mente per tutte le persone detenute”. Per il Consiglio di Stato, tuttavia, “sarebbe preferibil­e per i Cantoni poter optare per la limitazion­e della scelta dell’assicurato­re e della forma di assicurazi­one anche o solo per i detenuti non domiciliat­i in Svizzera o unicamente per quelli privi di assicurazi­one sanitaria al momento dell’incarceraz­ione”. In questo modo, rileva il governo, i detenuti “con domicilio in Svizzera e/o quelli già coperti dall’assicurazi­one malattie in uno Stato dell’Unione europea, dell’Associazio­ne europea di libero scambio o nel Regno Unito continuere­bbero a rimanere assicurate al medesimo istituto”. Questa preferenza, spiega il Consiglio di Stato, “deriva dal fatto che non è a oggi ancora valutabile in concreto l’onere amministra­tivo legato alla procedura di assicurazi­one e agli eventuali cambiament­i di assicurato­re per tutti i detenuti. In questo senso – conclude – favorire la libertà di scelta dei Cantoni permettere­bbe di operare con maggior flessibili­tà e di considerar­ne le puntuali esigenze”.

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TI-PRESS ‘Garantire il diritto a un trattament­o medico equivalent­e a quello previsto per le persone in libertà’

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