Dogana... in guardia
Permangono le preoccupazioni per la trasformazione che tocca sicurezza e controlli lungo il fronte sud: ‘Nella gestione dei cambiamenti sono stati commessi degli errori. Abbiamo probabilmente intrapreso un cammino forse troppo velocemente’
Sono ex dirigenti, anche di alto rango, ufficiali, guardie, quanti hanno accolto, condividendola, la riflessione di Fiorenzo Rossinelli su quella che è stata definita una vera e propria rivoluzione ‘mal riuscita’ in seno alla Dogana e alla sicurezza dei confini: «C’è costernazione per cosa è stato fatto, fermo restando che la digitalizzazione è irrinunciabile – ci spiega l’ex comandante –. Invece non trova nessun consenso (o pochi) l’imposizione del profilo unico d’assunzione di Specialista dogana e sicurezza dei confini».
Ed è proprio il nuovo profilo professionale a convogliare i maggiori malumori: «La formazione per i nuovi collaboratori dura 2 anni (18 mesi di formazione di base nei due ambiti, merci e persone, e 6 mesi per specializzarsi in un campo). Non tutti i candidati hanno potuto però scegliere in che ambito specializzarsi, molti hanno quindi abbandonato la formazione e si sono licenziati – sono alcune delle voci che raccogliamo –. Il livello professionale dopo due anni di formazione è peraltro reputato appena sufficiente», tanto che – e sta qui uno dei problemi – «il nuovo profilo non è attrattivo, specialmente oltre Gottardo dove si fatica a reclutare il personale».
Non c’è quindi da stare ‘Allegra’, parafrasando il nome dato alla formazione («trasformazione») di tutto il personale da specialista doganale o guardia di confine in Specialista – come evidenziato in apertura – dogana e sicurezza dei confini: «Si tratta da cinque a sei moduli della durata di una settimana, dove vengono date delle nozioni di base – ci spiega una guardia molto critica –. Al termine della teoria è richiesta l’implementazione nella pratica. Per ragioni di effettivi e priorità, la messa in pratica delle nozioni acquisite con quei moduli risulta però quasi nulla. La conseguenza è che quel poco visto e appreso in aula va completamente perso. In conclusione, con Allegra si è sottratto prezioso personale dal fronte».
Peccato poi, secondo quanti contestano questo nuovo corso, che «la filosofia sia stata imposta. Nessun margine di contestazione o quantomeno di riflessione condivisa. Per il personale in generale, ma soprattutto per i quadri dirigenti, l’obiettivo al momento della concertazione della valutazione personale era quello di essere sempre e comunque a favore della trasformazione, contribuendo attivamente al processo! Si trattava di incoraggiare e sostenere il lavoro congiunto Corpo guardie e Dogana. Stop».
Criticità che non farebbero ben sperare per il futuro: «Nei prossimi anni se si dovesse continuare con la filosofia dell’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini, imposta dal precedente direttore generale, si perderanno quelle competenze specialistiche maturate con i due profili precedenti...».
Fra il personale ancora in servizio c’è scoramento: «Sia ex guardie di confine sia ex specialisti doganali non vedono l’ora di andare in pensione – è un altro dei diversi commenti che raccogliamo –. O si era d’accordo con quanto veniva elaborato o si veniva messi in disparte, nessuna possibilità di replica, dirigenti validi e competenti ‘accantonati’! Perché, mi chiedo, è stata militarizzata de facto la dogana civile? Ora abbiamo per i compiti puramente doganali agenti in uniforme, non armati, che possono diventare, pericolosamente, potenziali bersagli... Era anche per questo motivo che in passato si era rinunciato a mantenere in uniforme quella parte di personale che si occupava delle merci del traffico commerciale».
Due professioni, uno specialista
Il ‘rospo’ che stenta a essere digerito sta dunque, per la maggior parte, nella fusione in una sola medaglia, per utilizzare una metafora, di due distinte facce: «Quello che si sta proponendo ora non è specializzazione, ma la formazione di generalisti che non brilleranno in nessuna delle due specialità e che perderanno ulteriormente competenze! Le stesse critiche sollevate in Svizzera interna non sono mai state ascoltate. Con evidenza, una volta uscite di scena le ex guardie di confine, vi sarà un grave deficit di sicurezza nella fascia di frontiera – è l’allarme di una guardia che non ha mai condiviso il processo “con cognizione di causa” come ci ha espressamente sottolineato –, già ora le conoscenze del territorio e la capacità di controllo sono limitate e sono scemate ulteriormente, senza dimenticare che la popolazione vede sempre meno guardie di confine ai valichi e sul terreno, e non è una buona cosa».
Molti, del settore, del resto, reputano che i valichi importanti che dovrebbero avere un’occupazione garantita, hanno carenze di effettivo e che sempre più sovente rimangono addirittura scoperti.
Un tornare indietro, è il parere che raccogliamo di molti, «da quel 2007 quando il Corpo delle guardie di confine con la riorganizzazione ‘Innova’ fece, diversamente, un importante passo e un salto di qualità verso il futuro, ovvero la definizione di una nuova struttura attraverso la quale si sarebbero meglio sfruttate le sinergie con i partner interni ed esterni. Ci fu un cambio d’uniforme, si passò al colore blu delle forze di sicurezza. In un mondo sempre più globalizzato si volle, infatti, un Corpo più preparato per le sfide date dalle migrazioni, dalla lotta al contrabbando, al traffico di sostanze stupefacenti, ecc.». ‘Innova’ vide la sua progettazione nel 2004 e sulla rivista informativa della dogana svizzera ‘Forum D.’ lo stesso Rossinelli, che diede un contributo importante con i suoi ufficiali prima di passare al beneficio della pensione nel 2008, scrisse: “Da Innova mi aspetto un Corpo inserito nell’architettura di sicurezza della Svizzera quale partner specializzato nelle questioni di frontiera, riconosciuto soprattutto nel suo ruolo di organo competente e affidabile per Cantoni, Uffici federali e autorità estere quindi uno strumento attivo nella cooperazione internazionale. Il Corpo ‘innovato’ deve essere non solo un tassello della sicurezza nazionale ma anche sicuro per il suo personale”.
Oggi, invece, è opinione di quanti abbiamo avvicinato fra il personale che già ora si siano perse molte competenze, anche nella collaborazione interforze: «Il personale della parte sicurezza dei confini vuole una collaborazione da veri specialisti e reputa la trasformazione Allegra non sufficiente!».
Se non un passo indietro, questa volta, quantomeno in molti si auspicano che vi sia «la possibilità di ricucire con il passato e con la storia di un’Amministrazione federale delle dogane e di un Corpo guardie che godevano di una eccellente reputazione, senza trascurare le spartane commemorazioni elvetiche, ad esempio i 130° del Corpo delle guardie di confine!».