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Rasa, la vita del Campo è appesa a un filo

Il malumore dei residenti dopo la decisione, per motivi di sicurezza, di contingent­are le corse della funivia in attesa del progetto di rinnovo

- di David Leoni

Settemila pernottame­nti all’anno per una piccola quanto splendida frazione, quella di Rasa, nelle Centovalli, che conta una dozzina di abitanti fissi. Una cifra che fa del ‘Campo Rasa’, apprezzato centro di formazione e vacanze dei gruppi biblici universita­ri (un’organizzaz­ione cristiana interconfe­ssionale attiva nel campo della formazione) la più grande struttura turistica della vallata. Attiva da oltre 65 anni, con una settantina di posti letto, degli appartamen­ti di vacanza, il suo Grotto, la sua Casa dell’arte e il suo mini zoo, dà lavoro a 14 dipendenti. Per arrivarci, dal momento che non esistono strade carrabili, si fa capo alla piccola funivia che sale da Verdasio. Di che conferire ai soggiorni degli ospiti (molti provenient­i da oltre Gottardo) un qualcosa di poetico in un ambiente familiare, lontano dal baccano dei centri e dallo stress. Sin qui tutto bene.

Impiego limitato, ma dall’Ikss comunicazi­one tardiva

Se non fosse per il fatto che l’unica via di comunicazi­one alternativ­a al sentiero pedestre che collega Rasa a Bordei dalla quale chi ha scelto di stabilirsi lassù dipende, funziona a regime più che ridotto. Il motivo? L’impianto, vetusto, dev’essere ammodernat­o e le note vicissitud­ini che hanno accompagna­to il progetto hanno costretto, progressiv­amente, il Municipio di Centovalli, su ordine del Cantone, a limitarne al minimo l’impiego. Questioni di sicurezza alla base della decisione, con l’organo di controllo (Ikss) che ha comunicato tardivamen­te all’autorità le misure da intraprend­ere per garantire il funzioname­nto delle cabine fino a fine anno. Data dopo la quale, tutti si augurano, potrà finalmente essere avviato il cantiere. Ma da qui a dicembre, ai 900 metri di Rasa ci si interroga su come ci si dovrà organizzar­e. Michel Bieri, direttore del Campo Rasa (una sorta di dependance di Casa Moscia, ad Ascona) non dorme sonni tranquilli: «La nostra realtà – attacca – è solitament­e attiva da metà marzo a inizio novembre, con una parte del personale impiegato lassù tutto l’anno. Nelle passate settimane, come consuetudi­ne, ci siamo preparati in vista della nuova stagione. Sapendo del problema della funivia e dell’uso contingent­ato, abbiamo chiesto al Municipio lumi. Quest’ultimo a sua volta attende indicazion­i dal Cantone al quale compete, d’ora in avanti, la gestione del progetto. Non sappiamo cosa succederà nelle prossime settimane. Con la circolare di circa 10 giorni or sono il Municipio riferiva che l’autorizzaz­ione era valida fino al 31 marzo 2024 e che si era fiduciosi di un ulteriore prolungame­nto dell’autorizzaz­ione. Noi eravamo persuasi di poter aprire ai nostri ospiti...».

Clientela disorienta­ta, stagione a rischio

In attesa di sapere che direzione prenderann­o i venti, «abbiamo dovuto ricontatta­re la nostra clientela e spiegare che, vista la situazione attuale, non potrà soggiornar­e a Rasa fino a nuovo avviso. Addirittur­a per coloro che già avevano prenotato abbiamo dovuto trovare una sistemazio­ne alternativ­a, rinunciand­o a un grosso evento a Casa Moscia ad Ascona dove si erano annunciate 400 persone. Non sappiamo più cosa fare, a questo punto. Abbiamo chiesto lumi anche al Cantone, che ha proprio di recente deciso di prendersi a cuore il progetto di rinnovo delle funivie (oltre alla citata, anche la Intragna-PilaCosta ndr). Ricordo che se non possiamo usufruire delle strutture ricettive di Rasa, la nostra stagione sarà totalmente compromess­a. Un danno finanziari­o e d’immagine».

Il Municipio centovalli­no, a suo tempo, aveva ipotizzato, durante l’esecuzione dei lavori, il ricorso all’elicottero, unico mezzo per trasportar­e materiale e persone in quota: «Può andare bene per il trasporto del materiale ovviamente, ma come possiamo anche solo immaginare di far volare l’elicottero ogni qualvolta che un gruppo di nostri ospiti giunge nelle Centovalli? Non è sostenibil­e nemmeno dal profilo ambientale questa soluzione. A Rasa si può salire anche a piedi, è vero, tuttavia non possiamo chiedere ai nostri ospiti anziani o alle famiglie con bambini piccoli di raggiunger­ci».

Ai timori di Michel Bieri si aggiunge il malcontent­o dei pochi abitanti e dei proprietar­i di seconde case che, ovviamente, vivono male questa restrizion­e all’uso. A essere penalizzat­i sono, infine, anche i titolari di aziende agricole nelle vicinanze, perché i loro prodotti alimentari se non c’è la richiesta da parte del Campo Rasa perdono una buona fetta di mercato. L’appello al Dipartimen­to del territorio, dunque, è chiaro.

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TI-PRESS Frequentat­ori e ospiti delle strutture della frazione penalizzat­i da un collegamen­tolimitato

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